Convergenza dell'effetto farfalla: Insania

[Quest autogestita.]

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    La risposta di Ishimaru non aiutò a confortarla; avevano avuto dalla loro un alleato suicida, troppo disposto a sacrificarsi per fare la cosa giusta. Forse neanche se avessero trovato un'altra strada avrebbero davvero potuto salvarlo dal suo eccessivo altruismo, e a Kuroha di quegli enigmatici quanto valorosi compagni restavano solo impressioni fugaci e congetture costruite sul momento. Non avevano avuto alcun momento per approfondire o capire - diavolo, non l'avevano neanche per quel che si trovavano davanti, figurarsi se avessero potuto capirsi fra loro. Restava la sensazione d'impotenza, però, ormai da un pezzo, fra tutti condivisa. Difficilmente qualcuno l'avrebbe tolta di mezzo, ancor più con una recitazione di salmi a cui, anche dopo diverse manciate di secondi, nessun dio sembrava rispondere.
    Avevano rallentato fino a fermarsi per permettere a Markus di concentrare tutte le sue energie nella preghiera, mentre Kuroha e a suo modo anche Ishimaru facevano la guardia al loro compagno di sventure per far sì che nessuna creatura orripilante lo assalisse. Nessuno degli Anomaimp sembrava badar loro, però, tanto che l'Empyros poté bere la pozione affidatale da Markus e gestirne gli effetti collaterali senza che alcun rischio si presentasse. [Pozione di recupero critica: +200 SP] Combattere coni conati le diede qualcos'altro a cui pensare, invece dell'immensa, soverchiante evidenza di sembrare soltanto piccoli sassolini dispersi in qualcosa di molto più grande.
    « Non succede niente... »
    Kuroha non rispose, amareggiata, lo sguardo corrucciato mentre, ripresasi dalla pozione, continuava nella sua futile opera di guardia. Continuò il silenzio per qualche istante, poi schioccò la lingua, delusa, battendo il bastone in terra come a sancire un verdetto.
    « ....Andiamocene, non possiamo- »
    Poi accaddero diverse cose a entrambi i suoi compagni, facendola sentire ancor più sola e spaventata e desiderosa di darsela a gambe verso qualcosa che poteva controllare, fosse stato anche con la forza, per dare il proprio contributo in qualche modo invece di essere costretta a morire con la coda tra le gambe. In lontananza, prima che Markus venisse circonfuso di luce, il titano divino fece qualcosa a Myn, cosa che si ripercosse immediatamente su Ishimaru accanto a loro, manifestandosi negli stessi effetti visivi e sonori distorti che poco prima avevano inghiottito Kelev facendolo scomparire: Kuroha non conosceva Ishimaru, ma non aveva intenzione di perdere un altro compagno, così immediatamente lo afferrò per una spalla. - « Non anche tu adesso. » - Sapeva come un combattente potesse reagire male anche da sano ad avere le braccia bloccate, e quella corruzione poteva farlo agire in modi imprevedibili. Intanto lo aveva sotto controllo. Controllo? Veramente si può dire controllo se lo sta solo tenendo per una spalla? Potrebbe comunque scomparire senza che questo cambi nulla. Che diavolo è il controllo in una situazione come questa? Poteva concentrarsi solo su quel poco che poteva fare, senza ascoltare la marea di pensieri sottostanti. Qualora Ishimaru avesse risposto in qualche modo, Kuroha l'avrebbe lasciato libero, continuando a monitorare che non succedesse nulla di strano.
    Al contempo, anche Markus sembrò sottoposto d'improvviso a una forza cosmica, ma poteva sperare fosse la manifestazione di quanto avevano invocato. Vennero inondati di una luce calda e confortevole, una piccola carezza in un bagno di sangue e terrore... Neanche minimamente sufficiente, e dopo il sollievo Kuroha sentì solo rabbia. Il cronografo di Anarghya, il cronografo, rispose loro la madre attraverso le parole di Markus.
    « E dove cazzo sta? E cosa dovremmo fare...?! » - Ringhiò fra sé, mentre il povero asgardiano iniziava a riprendersi. I guai non finivano lì: l'idolo dopo quel divampare di potere parve scaricarsi e tutte le creature che prima li ignoravano li stavano ora osservando assetate della loro esistenza, con in sottofondo i tonanti passi del titano che si avvicinava speditamente. La corruzione dell'ambiente attorno a loro era più viva che mai, un formicolare sulla pelle che a stare fermi troppo tempo sembrava penetrarvi sotto come un'orda di piccoli insetti divoratori.
    « Dobbiamo andare! »
    « E in fretta. » - Aggiunse Kuroha, mentre si accostava all'asgardiano per sorreggerlo e dargli più spinta durante la corsa. Era abbastanza forte da farlo correre veloce quanto lei fino ad arrivare alla faglia. [Potere Passivo corpo, lvl 2 - Il personaggio potrà sollevare, trasportare e maneggiare pesi fino a 90 kg senza difficoltà per breve tempo (solitamente una manciata di secondi).] - « Che è successo? »
    Ascoltò con attenzione mentre correvano a perdifiato. Kuroha in quel momento era l'unica a non avere avuto conseguenze o effetti gravosi addosso, e sapeva di non dovere utilizzare il mana in alcun modo per non aizzare i mostri su di loro. Alla destra teneva Markus per farlo correre, alla sinistra imbracciava il bastone, pronta a colpire e scacciar via i mostri mentre fuggivano. Mentre correvano chiese a Ishimaru di stare poco dietro di lei e alla sua sinistra per poterle permettere di dargli una difesa nel caso la corruzione lo stesse fiaccando troppo per reagire efficacemente. [2- Attacco fisico Corpo 450/Velocità 600 con Bastone, Azione preparata.]
    La situazione dipinta da Markus era confusa e poco comprensibile, ma dava loro un obbiettivo chiaro.
    « Quindi questo coso che non sappiamo dove sia ha creato la faglia... E il robo che sta combattendo il tipo che ci ha spediti qui... Bene, direi splendido! » - Ringhiò la guerriera, mentre si avvicinavano a gran velocità alla loro via di fuga. - « Ora usciremo sulla piazza tanto. Speriamo che ammazzare quel coso basti, anzi, deve bastare, non abbiamo altre carte. BARTHOLD! » - Gridò per farsi sentire oltre il trambusto: aveva la trasmittente nella mano destra, e già reggeva Markus col braccio, perciò c'era un po' di sferragliare nel mezzo. - « ORA, BARTHOLD! TUTTO QUELLO CHE HAI NELLA FAGLIA! STIAMO ARRIVANDO! »

    kuroha_monogram_divider

    Kuroha Honden / Sininen ♦ Empyros ♦ Berserker ♦ Verde ♦ Conartha

    [ C 450 - M 75 - S 100 - V 600 - D 285 ]
    25/300

    Resoconto; Kuroha beve la pozione di recupero e poi quando sia Markus che Ishimaru si riprendono li aiuta a correre verso la faglia: mentre fuggono colpisce se necessario ogni mostro che si avvicini troppo, dopodiché quando Markus riferisce della visione contatta Barthold dicendogli di far fuoco nella faglia.
    ◄ Azione 1: Beve la Pozione di Recupero Critica (+200 SP).
    ◄ Azione 2: Colpisce o agita il bastone verso Anomaimp che si avvicinino durante la fuga.
    ◄ Azione 3: ///

    ◄ Mappa: ///

    Fisico; Nauseata dalla pozione, incolume
    Psiche; eh
    Soul Points; 400 + 200 = 600 SP
    Conoscenze Teoriche;
    Linguistica lv.1 [Madrelingua Antartide - Velnoor]
    Studioso di Razze lv.1 [Demoni - Mannari - Figli del Mare]
    Viaggiatore lv.1 [Coolkharea]

    Abilità;
    Campo Elettrico [Percezione Fisica Esseri Viventi basata sull'elettricità generata dai loro corpi, scala su Corpo] - Inattiva
    Medium Naturale [Abilità Supporto; percezione e interazione con spiriti e presenze soprannaturali]
    Incrollabile [Resistenza al dolore di entità bassa]

    Tecniche Utilizzate;


    Conoscenze Utilizzate; ///

    Equipaggiamento — 6/8 I + 0.25/2 I [Disposizione];
    Armatura tattica in acciaio (4 I)
    Bastone [Arma in Ferro e Legno, 2 metri] (1 I)
    Coltello [Arma in Ferro, 25 cm] (1 I)
    Guanti [Accessorio] (0 I)
    Borsa [Accessorio] — +2 I
    {Oblio Liquido (0.25 I)}
    Vestiario normale: maglietta aderente nera in cotone a collo alto e mezze maniche, pantaloni di fustagno antracite, anfibi di pelle nera, calzini, canottiera di lana, intimo nero (reggiseno sportivo e mutanda tipo culotte).

    Note;


     
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    MYN

    «Sei saggia, piccola creazione di Entropia. Ma quel che è fatto è fatto: non posso fermare le creature che ho corrotto. Sono un dio ma non impongo freni ai miei figli, tantomeno posso controllare la loro volontà.»
    Myn si era già preparato razionalmente a una risposta simile; sapeva che ogni sua mossa, ogni suo gesto, ogni sua parola era frutto di una disperazione estrema e limitante, e quindi non aveva dato spazio né a speranze, né a emozioni fuorvianti. Era conscio, per quanto gli fosse possibile, delle risultanti delle sue azioni, e quindi con il cuore fermo tra le sue mani accettò quel dato di fatto come tale: un fatto che esulava dalle sue competenze, dalla sua potenza.
    Eppure, nonostante questo, nonostante un fallimento pronosticato che cominciava a prendere il gusto di fiele, avvenne altro.
    Il Dio aveva incominciato ad accumulare dell'energia nel palmo della sua mano, e gli parlò ancora una volta, nonostante in qualche modo avesse percepito delle decisioni e delle intenzioni, forse dall'aura stessa di quella soverchiante divinità. E mentre parlava, il moto della scelta fatta dal Divino cominciava a prendere forma, a muoversi, ad insinuarsi come una trama rossa nelle carni, nel corpo, nello spirito del giovane ragazzo.
    Quei fili così vivi, così vividi e totalmente antagonisti rispetto a quelli neri e spenti che ricoprivano e vincolavano il suo corpo percorsero lentamente l'interezza del suo essere a un livello che superava il mero fisico, avvolgendolo, intrecciandosi a lui, divenendo un tutt'uno, cambiandolo poco per volta.
    Un processo tutt'altro che salubre, tutt'altro che piacevole. I polmoni collassarono, il cuore cedette, il sangue si fermò e tutto in lui sembrava indicare morte, immobilità, e nonostante questo egli sentiva tutto scorrere, muoversi, districarsi e quasi strapparsi da lui con una violenza e una veemenza tale da fargli desiderare di poter urlare, come se nel farlo avesse potuto esorcizzare il suo malessere. Ma non gli era permesso, non gli era concesso, tutto ciò che egli era si mescolava in un fare caotico, entropico, senza senso, della quale l'unica costante era il dolore.
    Ogni fibra della sua entità era contro di lui e si opponeva a lui, come se il suo corpo e il suo spirito diventassero altro da sé, nemici giurati che combattevano una battaglia contro di lui, in una maniera simile a come già successe in passato contro Rehv. Simile, ma sostanzialmente diversa; simile, ma totalmente opposta. In un ciclo che pareva senza fine e senza risoluzione, provò e provò di nuovo quel male, talmente intrinseco che nulla di saputo, conosciuto o millantato poteva aiutare, poteva lenire: non un pensiero, non un ricordo, non un legame gli diedero sollievo e preservazione, nulla del suo mondo a quale aggrapparsi; perso in un vuoto che tanto temeva eppure non conosceva assolutamente, il nulla, lo zero, l'indistinto.
    Poi, l'affievolirsi del tutto, di ogni senso, di ogni cosa. L'assimilazione, la metabolizzazione, la comprensione di quel dolore a un punto tale da riuscire a condividerlo, a farlo proprio, a farlo veicolo della costruzione del suo sé, del suo io, come se tramite quel processo egli stesse strappando la sua esistenza per davvero dal giogo degli Dei, dal giogo di Entropia. Tutto era distante, lontano, essenzialmente nuovo. Tornò a respirare, in una maniera diversa, come se avesse sempre compiuto quella semplice azione in una maniera sbagliata. Era consapevole di ciò che era alle sue spalle, ma ora aveva molto di più, vedeva di più, comprendeva di più.
    «Tu sei affascinante. Mi hai mostrato il tuo punto di vista, fatto capire di star diventando come quei parassiti dei miei fratelli. Tu diventerai uno dei miei figli: porterai in te la stessa stilla di potere che anima le mie creature. Ma non sarai come loro... Tu sarai molto di più, tu sarai uno dei miei prediletti. Mostrami il mondo dall'altra parte attraverso i tuoi occhi, permettimi di imparare... Ed insieme puniremo la dea madre.»
    Le parole del suo nuovo Dio erano dolci, pacanti, e offrivano a lui quel meraviglioso tepore che per un'intera vita poté solo sognare di raggiungere. Ora sapeva, non era lui quello sbagliato.
    Era il mondo ad esserlo.
    Svincolato dai vecchi timori, dalle vecchie paure, notò con la coda dell'occhio i contorni del suo corpo: il suo nuovo corpo, così simile al vecchio, eppure così differente, così lontano, libero da quei fili che lo avevano vincolato.
    Una tenue oscurità cullò il suo nuovo io, il nuovo lui. Con occhi pieni di gratitudine osservò il suo nuovo Signore, e prima di sprofondare nel buio e nel silenzio gli sorrise, rivolgendogli poche semplici parole.
    «Sia fatta la nostra volontà.»


    nKrmbzU



    _____________________________________



    ISHIMARU

    Un'orrenda sensazione pervase lo spirito manifesto di Ishimaru, tanto da farlo tremare violentemente, tanto da fargli sbarrare gli occhi.
    «No... NO!»
    Si girò di scatto, puntando lo sguardo verso il Dio Corrotto e verso Myn, e impotente osservò ansimando. Da quella distanza non era possibile avere una visione chiara e comprensibile, non era possibile scorgere il dettaglio, la minuzia, ma ciò che non poteva essere colto dall'occhio del ragazzo non creava impedimento alla comprensione e alla realizzazione.
    Il Dio aveva fatto la sua scelta, Myn anche, e non c'era possibilità di tornare indietro da quell'evento. Di colpo, come se fossero state pronunciate parole d'addio, Ishimaru sentì un vuoto dentro sé, un colpo al cuore, la mancanza di un legame alla quale ci aveva fatto così tanto l'abitudine da sentirlo naturale, così devastantemente profondo che una volta colta la sua assenza, fu come se una parte fondamentale di sé venne meno.
    Myn era stato preso, e al suo posto c'era altro... non era possibile dire se fosse qualcos'altro o qualcun altro, stava di fatto che a Ishimaru faceva male il petto, oltre ad avere una continua sensazione opprimente di odio e rancore, la traccia di un qualcosa di atavico e antico che non riusciva a comprendere, ma della quale capiva la fonte.
    Sentì la sofferenza, le lacrime agli occhi, l'incapacità di metabolizzare ciò che sentiva per davvero.
    Sentì la follia, la percepì, un tipo di follia differente da quella alla quale l'aveva abituato Myn, un qualcosa di negativo, tremendo, soverchiante, qualcosa che lo fece sentire ancor di più come se fosse in mezzo a una corrente distruttiva, anche se tale corrente non lo stava sfiorando, non lo stava trascinando. Egli non veniva toccato da tutto ciò, ma al suo interno la situazione era differente, al suo interno le grida di dolore le sentiva, urla strazianti e dilanianti che venivano trasmesse nella mente come immagini, pensieri, concetti.
    Ishimaru non fu toccato dal dolore, non ancora, non in quel momento, ma per Rehv la storia era differente, Rehv sembrava come se stesse morendo dentro di lui, come se stesse semplicemente scomparendo. Ridotto a un cumulo di pensieri, a una maceria di primordiale sofferenza, ciò che faceva trasparire l'entità che si faceva chiamare Rehv era che ciò che provava lui era al contempo un riflesso e una conseguenza di quello che stava provando Myn.
    Un battito di meno, il respiro ridotto, la sensazione dell'aria sulla pelle, la sensazione stessa di avere della pelle vera, e poi il freddo, la stanchezza, il peso, la misura, la presenza... muscoli, carne, membra e corpo, occhi e orecchie, naso e bocca, capelli e denti, unghie e peli... tutto iniziò ad avere una forma diversa e propria, una sua dimensione ed un suo spazio, ma lo spazio stesso non era certo di ciò che era o sarebbe dovuto essere, Ishimaru stesso non era in grado di comprendere o razionalizzare. Attorno a lui, il corpo si stava formando e costruendo, riformando e riscoprendo, ma la realtà attorno a lui non era ancora la sua realtà, e fu colto per questo motivo da distorsioni e malformazioni spaziali, sovrapposizioni e sbalzi accompagnati da strani illusioni visive e acustiche simile a quelle che avevano fatto scomparire il precedente amico, solo che a lui non lo stavano facendo scomparire, al contrario. Scosse e vibrazioni in tutto il corpo accompagnarono il processo, e così un qualcosa che lui accostava al dolore, ma non era propriamente dolore, era cambiamento, mutamento, qualcosa di differente, di lontano.
    «... Myn...»
    Rehv si era ammutolito dentro sé, eppure lui c'era ancora, lui almeno non se n'era andato. Ma il resto era confuso, frammentato, esule da qualsivoglia concetto di realtà o normalità. Si piegò su di sé, stringendosi al ventre mentre i tremori continuavano e la sua figura ancora non si focalizzava nello spazio, come se il ritornare qualcosa di più tangibile, qualcosa che non fosse semplicemente spirito ma vera carne fosse troppo per lui, anche solo da comprendere.
    «Non anche tu adesso.»
    Il tocco di Sininen fu quanto più di necessario in quel momento per riprendere un minimo di controllo, seppure apparente.
    «Sto... ci sono... io...»
    Nuove stranezze si formarono attorno a lui, fuori da lui, ed il corpo quasi ammaliato era attratto da tali stranezze al punto da volerle sfiorare, toccare. Quando la mano però si avvicinò, un rantolo nei recessi della sua mente gli disse di non farlo. Era peggio di un sussurro spezzato, ma riconosceva il tono di Rehv in quelle parole, così come comprese che quelle anomalie potessero creare problemi.
    Cercando di raddrizzarsi il più possibile, nel mentre che il suo aspetto si definiva sempre più in una nuova forma, indicò con lo sguardo tutti quei punti strani apparsi attorno al suo corpo.
    «Non tocchiamoli. Potrebbero essere pericolosi...»
    In seguito, Markus ebbe finalmente una risposta dalla Dea, o quantomeno quello sembrava essere successo al paladino, avvolto da uno strano manto di energia e da fasci di luce. Sembrava quasi avesse avuto un'esperienza opposta a quella di Ishimaru, e non seppe dire precisamente se la sensazione di avversione che stava provando in quel momento fosse uno strascico dell'odio atavico trasmessogli dal Dio corrotto o se invece fosse del risentimento personale, l'idea che così come la Dea aveva preso a comunicare con loro, allora avrebbe potuto fare qualcosa di più tangibile, salvando Myn.
    Myn. I suoi pensieri tornarono a lui, all'inevitabile senso di perdita e sconforto dato dall'idea di aver perso per sempre un amico, e si concesse di svuotare la mente solo quando tramite Markus una voce femminile pronunciò una frase sibillina che non aveva senso, alla quale seguì un tremendo urlo di Zeit. La terra tremò, le creature strane smisero di sciamare in maniera caotica e iniziarono a puntare proprio verso loro.
    «Dobbiamo andare!»
    «E in fretta.»
    Ishimaru annuì silenziosamente, nel mentre che vedeva Kuroha caricarsi in spalla Markus e scattare come non ci fosse un domani. Iniziarono la loro corsa disperata verso la faglia, con Sininen che, armata e carica di paladino, chiese allo spadaccino di potersi porre alla sua sinistra per avere copertura e pose delle domande più approfondite su quanto avesse visto e provato l'asgardiano durante l'illuminazione divina.
    «Va bene, copro io questo fianco.» - fu la risposta del ragazzo, che seppure era ancora circondato dalle stranezze allucinogene, tentò di non incrociarle neanche quando sguainò le spade.
    Sentì tutto ciò che il paladino ebbe da dire loro, riguardo la situazione di Adrastea, della piazza, di Nuova Dhestelyon e dell'orrore che stava combattendo contro l'uomo in nero. Cercò di fare tesoro il più possibile di quanto sentito, e pronto a prepararsi alla battaglia provò a sentire come stava Rehv dentro sé, sentendolo labile ma incapace di dargli un supporto in quel momento. Non sentiva dentro sé la traccia del Sangue Nero, non riusciva a richiamarlo, non aveva nient'altro che gli elementi naturali al suo fianco e le sue spade.
    "Come ai vecchi tempi... spero solo di non rimanerci secco stavolta... Non dopo tutto quello che..."
    Non continuò mentalmente quella frase. Non ebbe la forza, non ebbe il coraggio.
    Ma ebbe una stretta al cuore quando al limitare della soglia sentì Sininen dire a Barthold di scaricare tutto quello che avevano.
    La consapevolezza di una necessità, che confermava ancor di più una realtà che non voleva affrontare.
    Myn non li avrebbe seguiti.
    Sarebbe rimasto indietro.
    E avrebbe subito quell'attacco.






    VAlLYBv

      Myn Khaaru - Mezzoumano Figlio dell'Oscurità - Necromante - Nuova Dhestelyon - Azzurra




      Riassunto

      Zeit, ascoltando le parole di Myn, non ha potuto acconsentire alla sua richiesta di fermare l'attacco. Ciononostante, è comunque entrato nelle sue grazie, e pertanto è divenuto uno dei suoi Figli, subendo una corruzione e una mutazione che lo ha cambiato nel profondo in una maniera che neanche lui è in grado ancora di capire. Nondimeno, ora Myn ha finalmente raggiunto una pace mai avuta prima, e pertanto poco prima di svenire, sorride al suo nuovo Dio e lo accoglie con una frase di augurio.

      Nel frattempo Ishimaru e Rehv vivono la separazione traumatica da Myn, il primo in maniera più distaccata, il secondo in maniera più differente. Alla fine del processo, forse a causa di paradossi che coinvolgono la dimensione di Zeit, Ishimaru ottiene di nuovo un corpo tutto suo, seppure al momento ancora Glitchato. Con Rehv distrutto e ammutolito nei recessi della mente e dell'animo del nuovo Ishimaru, il ragazzo porta Sininen all'apprensione, ma dopo averla rassicurata assiste a un secondo evento strano: Markus che viene toccato, o almeno così sembra, da Entropia e la sua energia entropica. Grazie a ciò, ottiene una visione e una frase confusa che Ishimaru accoglie in maniera strana, forse risentito a livello personale da una mancanza di vero intervento della Dea, o forse ancora influenzato in maniera frammentaria dal contatto con Zeit.
      Alla fine della visione, sia Zeit che le sue creature si imbestialiscono, e accelerano la loro marcia, cercando anche di puntare il gruppo, il quale si pone sull'offensiva mentre cerca di fuggire verso la faglia. Qui, al suo limitare, Sininen lancia l'ordine concordato precedentemente con Barthold, e nel sentirlo si stringe emotivamente ancora una volta in un cordoglio personale nei confronti di Myn, oramai perduto.

      Soul point
      Totali: 325
      Usati: //

      Contatore Paradosso


      MYN: •̶̡̮̘̣̬̱̦̼̆͋̍́͘̚◘̷̳̯̻͖̅̏̈́͝ͅ○̴̭̣̰̺̝̰̼̓͆ͅͅ◙̴͈̥̺̯̽̀͂̽̀̓̐̇̚♂̸̧̩̳̖͇͇̰̟̘̈́̏̅͋̊͛̔̀̕♀̵̯̟̉̀̚☼̶̦͍̂̈́↕̶̧̹̼̽͐‼̷̜̟͛̒͊̚̕¶̷̳̲̻̥̠͈͙̐͐̒̐§̶̧͈̱͕̖͈̼̺͛̃̉̏̾̿̏̏̈͑ͅ↨̵̧͚͙̅̿̚͜∟̶̱͋̔̿͒́̅͆̇͘↮̢̻̻̻̞͓̲̽̕ͅ▲̵̲̋͋


      ISHIMARU: 200 su 300


      Parametri
      Crp: 250
      Mnt: 50
      Spr: 400
      Vlc: 175
      Dst: 200

      Tecniche Utilizzate
      ///

      Abilità Usate
      ///

      Usi liberi delle Abilità
      ///


      Conoscenze Teoriche usate
      ///

      Conoscenze Pratiche usate
      ///

      Abilità Vincolate
      • Moira Cloto/Atropo
      • Jivanadana
      • Vinigraha
      Status Fisico
      Myn: Corrotto e Mutato da Zeit

      Ishimaru/Rehv: Illeso

      Danni parametrici: ///

      Status Mentale
      Myn: Corrotto e Mutato da Zeit, ma in pace e tranquillo

      Ishimaru: condizionato nell'aver acquisito nuovamente un vero corpo, triste e addolorato per la perdita di Myn, confuso sul da farsi ma convinto di dover agire e proseguire

      Rehv: distrutto e devastato, ha subito tutto il dolore fisico di Myn e della separazione. Ora è in una sorta di stato comatoso all'interno di Ishimaru


      Danni parametrici: ///

      Note Aggiuntive su Fisico/Mente
      Myn è stato Corrotto e Mutato da Zeit, mentre Ishimaru ha in qualche modo ottenuto un corpo nuovo e materiale. Ora non esiste più il collegamento, né fisico né spirituale, tra Myn, Ishimaru e Rehv, e solo il contatto tra questi ultimi due è stato preservato. Tuttavia, a causa del trauma della Corruzione e della Mutazione, al momento Rehv è in una sorta di stato comatoso all'interno di Ishimaru.

      Abbigliamento
      Maschera Respiratoria totale (abbandonata temporaneamente a terra); sopravveste nera a mantella; fasce bianche attorno all'addome; hakama nero; anfibi in cuoio.

      Equipaggiamento
      [INGOMBRO TOTALE: 7]

      - 1 Falce (ingombro 1)
      - 1 Spada D'arme [Islingr] (ingombro1)
      - 1 Spada Bastarda [Uluthrek] (ingombro 1)
      - Corda del Pentimento (ingombro 0) [oggetto recupero 50 SP; Usata]
      - Maschera Respiratoria (ingombro 0.5)
      - Pozione di Cura Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Alta x 2 (ingombro 0.50)
      - Pozione di Cura Critica (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Basso (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Medio (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Alto (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Critico (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Alta x 2 (ingombro 0.50)
      - Pozione di Recupero Critica (ingombro 0.25)


      Note per il master


     
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    Phaldebar; Debashira; il giorno della Fine.
    Q
    uando le prime piante erano arrivate nel Phaldebar qualcuno le aveva viste come una benedizione. Per sorprendente che fosse, infatti, una simile visione in una terra così arida e priva di vita aveva spinto molti a credere all’impossibile, ossia che una nuova linfa stesse per bagnare le brulle terre inondate di lava, basalto e ossidiana. Erano state condotte lì da un essere d’ignota provenienza, un Araldo del Dio Dimenticato, entità che non figurava in nessun libro passato in mani mortali. La verità, però, era stata ben presto appannaggio di tutti e anche quelli più devoti, più speranzosi nell’idea che quella catastrofe portasse del bene s’erano dovuti rassegnare all’evidenza: quei rovi neri e vetrosi con bocche irte di denti e spine affilate come rasoi non erano venute in pace, non erano venute a colonizzare l’isola più infausta e invivibile del Valhalla, ma a togliere di mezzo coloro che, contro ogni avversità, si erano radicati in quel luogo da generazioni. I perché ed i percome, invero, rifuggivano quasi tutti, alcuni convinti che si trattasse effettivamente della fine del mondo avevano preso a dar via i loro beni e godersi gli ultimi giorni, altri invece si erano armati sino ai denti fortificando case, villaggi e castelli pronti a dar via ogni goccia di sangue pur di difendere casa propria. Ma quegli araldi e la loro progenie avevano ben presto ridotto in cenere ogni cosa che aveva provato a barrar loro il passaggio, soprassedendo come se nulla fosse le migliori difese ed i più ardenti guerrieri del continente. Ogni giorno, mano a mano che la piaga avanzava e sempre più gente finiva per morire atrocemente tra le grinfie di quegli esseri, la paura ed il desiderio di un intervento dall’alto si facevano più impellenti. Per le strade di Debashira passavano cortei di flagellanti che, fustigandosi, invocavano l’intervento del Caotico affinché riportasse tutto a posto o, ancora meglio, perché adempisse alla sua promessa di far ascendere ogni uomo a Dio, rendendolo suo pari e capace di combattere quel male insanabile. Eppure, tra le mura capitoline, c’era una divisione netta tra chi pensava di doversi affidare a Dio e chi, invece, si era oramai messo l’anima in pace comprendendo di dover combattere la sua ultima, grandiosa, battaglia. Tra questi ultimi, per ironico che fosse, c’era anche la Baronessa Schneider e la sua piccola corte allargata, rifuggiti a Debashira per proteggere l’ultimo bastione di Elonia. Molti guardavano a lei come l’unica in grado di invocare l’aiuto del Padre del Caos, come sua figlia e discendente, ma lei aveva stoicamente rifiutato anche solo di provare a fare un simile gesto. No, per Vera la vita non poteva essere un mero ed insignificante genuflettersi al volere del Fato, degli dei o di chiunque altro venisse da fuori. Aveva odiato il Duca Valerian per quanto in basso si era prostrato alla Conferenza di Cristallo, aveva odiato il modo in cui meschini e briganti i traditori si erano presi la vita di Samael Nox, e mai avrebbe concesso al mondo di deridere la sua patria un ultima volta, pregando e spergiurando per la salvezza delle loro vite. E proprio quella sera, nella sua stanza al palazzo reale, oramai sede del Consiglio, aveva deciso ciò che avrebbe dovuto fare: un ultimo assalto, un ultimo attacco all’Araldo per tentare di abbatterlo una volta per tutte. Voleva andarsene come aveva vissuto, a testa alta, ben lontano dalle lagne dei seguaci di Heith, dalle cacofonie dei figli di Entropia e dalla vuotezza morale della squallida e vile Nuova Dhestelyon. Avrebbe apprezzato di gran lunga morire fianco a fianco ai flemiti senza Dio, che almeno avrebbero avuto il cuore di prendere in mano un bastone, un’asse con un chiodo conficcato dentro, e dar battaglia sino all’ultimo respiro. Eppure queste erano solo vuote riflessioni, desideri e considerazioni che non avrebbero portato a nulla. Nessun grande piano, nessuna grande alleanza con le altre eredi. I suoi grandi sogni per riportare un Imperatore ad Elonia erano falliti e scemati, ma non le importava più. Sotto sotto, pur disprezzando ferocemente la codardia di taluni, non faceva altro che pensare a Yennefer, Aajhe ai loro sodali, chiedendosi se fossero ancora vive, se pensassero a lei e a quel giorno a Crystaria.

    Il frusciare delicato e gentile delle coperte la distrasse dal suo pensare errabondo, facendole voltare il capo dalla finestra al talamo. Irem Adim, la sua generalessa, giaceva ancora nuda tra le coltri fissandola con un sorriso amaro. Vera, a modo suo, amava quell’estiva, forse non nel modo in cui altri avrebbero inteso l’amore, romantico e delicato come una rosa, ma senz’altro con un legame che andava oltre la semplice carne, il mero atto. L’aveva amata perché Irem era sempre stata lì per lei, ovunque e comunque, sin dal primo giorno in cui aveva messo piede a Felsig, e poco le era importato che Vera fosse una ragazzina senza un nome, senza una dignità. Si era fidata, si era lasciata comandare e aveva fatto sempre tutto e di più per dimostrarsi degna. E alla fine quel loro legame era sfociato in qualcosa di più, qualcosa che né l’Araldo di un Dio Dimenticato né Fehor, avrebbe mai potuto disciogliere.

    Passando gli occhi sulle forme scultoree di quel corpo muscoloso e segnato da infinite battaglie, la baronessa sorrise. Mai l’aveva vista così bella, la sua Irem. Mai l’aveva sentita così vicina, anche oltre quello sguardo malinconico ed il sorriso affranto. Fare all’amore prima della fine, si erano dette al riparo delle coperte, era il giusto punto fermo alle loro vite, il coronamento di ciò che davvero per loro importava: un legame. Che il mondo le ricordasse come voleva, che la gente le ricordasse come più era gradito, nulla le avrebbe smosse dai loro propositi e a nulla sarebbero valse le suppliche dei codardi.
       «Non riesci a dormire?» le chiese Irem, tirandosi a sedere sul letto.
       «No.» scosse il capo la bionda. «La nostra ultima notte sul Valhalla… mi ha risvegliato molti pensieri.» sorrise appena, mordendosi delicatamente il labbro inferiore.
       «Pensi di chiedere aiuto a tuo padre?» continuò la generalessa.
       «Non credo. Non c’è motivo.» il tono nella sua voce era calmo, rilassato, scevro di quell’ansia e quell’agonia che aveva caratterizzato i giorni precedenti. Era come se stesse vivendo quegli eventi dagli occhi di qualcun altro, distaccata. Aveva già accettato il suo destino molto, molto tempo addietro.
       «Capisco.» sospirò appena l’estiva. «Un'ultima, grande, cavalcata verso la fine ci aspetta tra poche ore. Non hai paura?»
       «Di cosa dovrei avere paura? Di morire? Di essere sconfitta?» scosse il capo. «L’unica cosa che ho nel cuore è il rimpianto di non aver giaciuto con te prima, di non essermi affidata come avrei voluto alle tue braccia.» sorrise ancora, guardandola dritta negli occhi. Irem resse lo sguardo ma ebbe un piccolo sussulto al cuore, come un singhiozzo strozzato che avrebbe voluto dar vita ad una frase mai detta. Non c’era più nulla che dovesse dire, quel che provavano l’una per l’altra l’avevano già dimostrato.
       «Vuoi andare avanti?» le domandò. «Con quell’idea su Valerian ed il Consiglio?»
    Vera si girò alla finestra, guardando il lontananza i bagliori cresimi della colonna nefasta evocata dall’Araldo. Non rispose subito, prendendosi qualche istante per decidere quale fosse la cosa migliore da dire, ma forse per la prima volta in vita sua le parole l’abbandonarono. Non riusciva nemmeno a descrivere quanto le avesse fatto male vedere il “grande” Duca Alexander Valerian, proclamatosi Primo tra i Pari, chiedere e spergiurare l’aiuto di Fehor. Quando si era accorto che la sua potente magia aveva lo stesso effetto di un bicchiere d’acqua sul magma era passato, infatti, dall’essere uno scaltro manipolatore e arrivista ad un lagnoso e timorato di Dio leccapiedi che avrebbe fatto di tutto per salvarsi la vita. Aveva persino confessato al Consiglio, poche ore prima, di essere stato lui ad aver avvelenato Samael Nox contribuendo alla sua dipartita, in un gesto disperato fatto per vedere se il Caotico, irato per il regicidio, avesse accettato le sue scuse sollevando dall’agonia il Phaldebar, ma così non era stato. Con il consiglio diviso tra sostenitori della preghiera e sostenitori della fine gloriosa, tutto si era arenato in un assordante silenzio. Nessuno sapeva cosa fare, cosa dire, nessuno poteva vincere quella battaglia e allo stesso tempo desiderava perderla. Alla fine sarebbe stata lei a mettere le cose in moto, per l’ultima volta, infischiandosene di quello che le era stato detto e di quello che i suoi superiori consideravano giusto.

       «Direi di sì. Mi è rimasto davvero qualcosa per cui non valga la pena di prendere in mano la situazione a questa maniera?» domandò, retorica, l’erede. «Voglio che domani sia un giorno speciale, l’ultimo giorno di un vecchio tramonto, l’ultima alba sotto cui alzare lo sguardo. Se tutto va come deve andare non arriverò a mezzogiorno. E se tutto va bene, all’una saremo assieme dove siamo destinate ad essere, mia Irem. Questo è tutto quel che conta.»
       «Per quello che vale, Vera, è stata la notte più bella della mia vita.» le sussurrò.
       «Non avrei permesso diversamente. Non per te. Non per noi.» le rispose, avvicinandosi al bordo del letto e baciandola sulle labbra. «A breve sorgerà la nostra ultima alba. E’ giunta infine la nostra ora.»

    [ . . . ]


    Quando ancora il sole non era del tutto sorto all’orizzonte, il Consiglio al completo si era riunito nelle segrete stanze del palazzo per ascoltare quanto Vera aveva da dir loro. Non perché la ritenessero di chissà quale importanza, né perché ritenessero la sua opinione particolarmente interessante, quanto più perché oramai era rimasta la loro unica ancora di salvezza grazie al legame col Caotico. Una sorta di contentino datole unicamente con lo scopo di chiederle, a gran voce, d’intercedere con suo padre per la salvezza di Elonia. Alcuni, come Thomas e Belmondo, avevano intenzioni più che pure nel richiedere quell’intervento divino, altri invece erano solo speranzosi di salvare la pelle e continuare a spadroneggiare impunemente su Debashira e sul Phaldebar tutto. Quando fece il suo ingresso nella sala, scortata da due Bauern, rimasero tutti in religioso silenzio attendendo che fosse lei a parlare per prima. Quello non era un silenzio dovuto al rispetto né all’educazione, quanto alla necessità di sapere il motivo di una simile convocazione, inattesa e a tratti inopportuna, visto il pandemonio che si stava riversando in città. L’erede attese qualche istante prima di spiccicar parola, ma quando lo fece fu sbrigativa e tagliente, come se quella mascherata iniziasse a pesarle più del dovuto.

       «Ho preparato i miei ultimi soldati.» disse. «Marcerò contro l’Araldo e proverò a fermarlo con ogni mezzo necessario, chi di voi si vuole unire è benvenuto. Gli altri possono anche nascondere la testa sotto la sabbia, per quanto mi riguarda.» un intervento sprezzante, carico di quell’acredine malcelata che da sempre la bionda aveva nutrito per la pantomima che si era autoproclamata “Consiglio Nobiliare”. Nessuno le rispose, nessuno fece un singolo fiato, finché Alexander Valerian, irritato da quelle parole così ingiurianti, si levò dal suo scranno battendo il pugno mancino sulla tavolata a cui sedevano tutti i suoi colleghi. Alcuni di loro sussultarono e tutti gli sguardi, nessuno escluso, si voltarono all’unisono al suo indirizzo. Aveva il fuoco nello sguardo, una rabbia che mai prima di allora gli avevano visto in viso, la paura della morte e la sua impotenza davanti alla fine dei tempi lo avevano distrutto rendendolo solo un guscio vuoto, un potente stregone privato dell’onnipotenza della sua magia.
       «Sei venuta qui a insultarci, quindi?» esordì, quasi abbaiandole contro.
       «Dovresti chiedere al Padre Caotico d’intervenire, come abbiamo fatto tutti noi, non lanciare i nostri soldati, e le nostre vite, in un attacco futile e disperato.» un mormorio sottile si levò dal Consiglio, meditabondo e dubbioso.
       «Non solo ad insultarvi, ma a farvi un’offerta che siete liberi di non accettare. Non posso certo obbligare i primi tra noi a scendere in campo, né garantirvi che la vittoria sarà nostra. Vi sto solo permettendo di morire in piedi, anziché rannicchiate come sgualtrine sotto ai vostri scranni, implorando per una salvezza che non vi è dovuta.» colpiva con le parole nemmeno fosse un maglio, incurante delle conseguenze. Quello era il suo ultimo giorno sul Valhalla, non avrebbe avuto remore né timori di dire e fare quello che pensava, a dispetto d’ogni cosa.

       «Morirai!» esclamò il Duca Valerian. «Morirai e non servirà ad un cazzo. Edith potrà essere stata una bastarda che aveva ripudiato il Padre, ma almeno si era resa conto del suo valore. Tu non riesci nemmeno a capire di star buttando via un’occasione unica. Se proprio vuoi morire potrei accontentarti subito!» si portò la mano al fianco e sguainò la spada, iniziando a incanalare la propria magia per colpire Vera. Eppure, proprio quando tutto il suo potere si sarebbe dovuto manifestare, non avvenne nulla. Uno sbuffo grigio gli si levò dalle mani, una miserabile scintilla che nulla aveva a che spartire con le fiamme che avrebbe voluto riversarle addosso. Sgranò gli occhi e si guardò le mani come se non le avesse mai viste prima di allora, poi tornò sulla bionda che, scuotendo il capo, aveva portato la mano sulla pistola estraendola dalla fondina.
       «Ti avrei ammazzato comunque, ma questa scenetta patetica mi riempie il cuore d’orgoglio. Un vigliacco che muore come un cane ha un che di poetico, non trovate?» l’erede si rivolse, retorica, al Consiglio che in un freddo silenzio assisteva alla scena.
       «Se ti chiedi cosa sia successo, miserabile cialtrone, sei più sciocco di quanto pensassi. Credevi sul serio che il veleno che hai offerto a Nox restasse un triste capitoletto del passato? Oh, mio caro, per te non ci sarà un domani, e sono felice di poterti mandare dritto tra le braccia di Spirae con la consapevolezza di aver tolto l’ultimo traditore da Elonia.»
    Valerian fece per scattare, muovendosi in avanti con la spada, pronto a dar il tutto per tutto pur di averla vinta, ma la sagoma nera e fulminea di Baukauv fu più rapida di lui. L’ataxia gli serrò le fauci attorno al braccio armato e con uno strattone lo scaraventò al suolo, spezzandogli l’arto. Il Duca urlò, cercando di rimettersi in piedi in fretta, aggrappandosi alla tavolata per non perdere l’equilibrio.
       «Aiutatemi, bastardi! Fermatela! Eravate tutti d’accordo!» ringhiò, per poi girarsi a guardare la bionda. «Uccidermi non cambierà null-» un colpo di pistola lo silenziò. Dritto sui denti, abbastanza forte da fracassargli gli incisivi facendoli schizzare ovunque, fino a conficcarsi nella spiana dorsale. Cadde al suolo, sanguinando come un maiale sgozzato e agonizzando alla ricerca d’aria mentre il sangue gli inondava la gola. Nessuno ebbe a dire nulla, nessuno ebbe ad alzare un dito in soccorso del Primo tra i Pari.
       «Ucciderti non cambierà nulla, è vero, ma rimedierà ad un torto che nessuno si era ancora preso la briga di sistemare. Questa tuttavia non è giustizia, Valerian, ma solo vendetta. Questo paese è stato grande sotto gli Imperatori, e se mio padre vuole tornerà grande quando una persona degna siederà di nuovo sul suo trono.» disse pacatamente, mettendo via l’arma. «Il mio tempo sta per scadere, miei Signori, e posso solo pregare che quando io non ci sarò più farete la scelta giusta.» guardò il Duca dall’alto, sovrastandolo mentre spasmo dopo spasmo si spegneva come un nessuno qualsiasi, abbandonato sui pavimenti di marmo pregiato di quello che un tempo era stato il “suo” regno.
       «Se qualcuno vuole unirsi a me questo è il momento.» concluse, girando i tacchi e prendendo la via dell’uscio assieme a Baukauv e ai due soldati di scorta. «Potrebbe non esserci un domani per morire come guerrieri degni di questo nome.»

    E mentre lei usciva per l’ultima volta dal Palazzo, Alexander moriva per colpa dello stesso veleno con cui aveva privato dei poteri il fu Samael Nox. Aveva un che di poetico quella morte, davvero, perché alla fine del salmo, a dispetto di tutto, al Duca era stato negato il privilegio di morire come un sovrano, di essere incoronato, di comandare. A onor del vero a quel cane era stato persino negato di morire come un uomo, finendo i suoi istanti a boccheggiare come un pesce spiaggiato, contorcendosi in una pozza del suo sangue. Per qualcuno, probabilmente, la decisione di Vera avrebbe potuto suonare come un gesto disgraziato, un omicidio senza movente, ma per lei non solo aveva senso, ma riportava le cose alla maniera in cui avrebbero sempre dovuto essere. I traditori erano morti, le lunghe mani che si erano accanite sulla sua bella fazione ora giacevano tutte morte, molte delle quali per sua stessa mano, e qualsiasi cosa potessero pensare i posteri delle sue gesta non le importava. Lei, per quell’ultimo giorno di vita, era solo Vera Schneider, figlia di Fehor e Prima Paladina di Elonia. Solo la morte l’avrebbe potuta giudicare.

    [ . . . ]


    Fuori da Debashira, a un paio d’ore a cavallo dal limitare della città, le ultime difese di Elonia cedevano rapidamente il passo all’Araldo e alle sue piante. In groppa a Baukauv Vera osservava, con una sorprendente calma nel cuore, l’esercito marciare compattamente contro il nemico, senza paura e senza remora. Di quelli che l’avevano infine seguita, infatti, nessuno si era dimostrato spaventato o atterrito, confidando esattamente come in lei nell’importanza di una morte gloriosa. E per quanto fosse strano, persino amorale, in quell’armata raccogliticcia ma determinata figuravano donne, anziani, persino ragazzini appena capaci di tenere in mano un brocco di legno. Nessun di loro voleva finire i propri giorni abbarbicato ad una vita che era destinata a spegnersi, nessuno voleva passare le ultime ore della propria esistenza a frignare disperato. Fehor, ne erano tutti convinti, li avrebbe protetti e presi con sé nell’istante stesso della loro morte. E se anche non fosse stato così sarebbero comunque entrati nella leggenda, tramandati nelle storie della miriade di codardi che invece avevano scelto di restare a casa, di infrangere la solidità della loro fede per abbarbicarsi alla vergogna della codardia. E proprio mentre ascendeva al campo, in una delle dorsali che portavano all’oceano, vide in lontananza l’Araldo, protetto dietro alla schiere delle sue mostruosità. Irem, che cavalcava con lei, estrasse la spada.
       «Che sia l’ultima carica, allora! E che sia memorabile!» gridò l’estiva.
    Baukavu si drizzò sulle zampe posteriori abbandonandosi ad una risata fragorosa. «L’ultima carica, eh? Così sia, quindi. Per quello che vale è stato un tempo piacevole quello passato con voi.»
    Vera fece fluttuare Kladenets dinnanzi a sé. «Lo stesso vale per me, Custode. Avrei voluto conoscerti meglio, ma spero che nel posto dove andremo tu abbia ancora voglia di tenermi compagnia coi tuoi piagnistei.» sorrise.
    L’ataxia, rise ancora, poi si lanciò a capofitto verso il basso, giù dal colle, fiondandosi come un folle contro quella nuvola di rovi mortali che andavano intensificandosi metro dopo metro. E più s’avvicinavano all’Araldo più era difficile incedere, schivando zanne e denti, artigli e spine, che graffiavano e mordevano, strappavano e laceravano, riducendo il trio ad una corsa disperata verso il proprio destino. Eppure nessuno dei tre pareva urlare, né soffrire il dolo di quelle ferite. Addirittura Vera e Irem sorridevano in faccia a quella che era la loro sciagurata fine, dacché non avrebbero potuto chieder altro che un ultimo scontro per guadagnarsi un posto nella leggenda. Le grida dei soldati, in lontananza, si facevano fievoli e sbiadite, sovrastate dalla cacofonia dei mostri generati dal Dio Dimenticato; soli, come un faro nell’oscurità, avanzarono fin dove possibile e alla fine, colpito da un grosso ramo, Baukauv cadde al suolo sbalzando le due guerriere a qualche metro di distanza, intrappolate sotto una gigantesca cupola di rovi. Non erano riuscite nemmeno lontanamente ad arrivare all’Araldo, ma non importava. Si guardarono un’ultima volta senza nient’altro da dirsi e poi, spalla a spalla, combatterono con tutto quanto era rimasto loro in corpo per adempiere alla promessa che si erano fatte. E dopo qualche minuto d’intenso lottare, tutto si fermò. I corpi di Vera Schneider e Irem Adim giacevano fianco a fianco, addossate alla carcassa di Baukauv, entrambe stringendo ancora le spade in pugno mentre lentamente venivano distrutte dalle piante carnivore. Ma quella non era una fine indegna, per lei, dopotutto il suo involucro mortale fatto di carne e sangue non aveva alcun valore, non più. Ovunque fossero Vera e Irem non sentivano più il peso della responsabilità né l’onere del fallimento. E forse persino Baukauv era con loro, che suppur avesse sempre disprezzato l’essere stato messo al servizio di una mortale alla fine, nell’ora più buia, si era rivelato un servitore fedele.

    Ciò che ne sarebbe stato di Elonia, nel bene o nel male, non la riguardava più. Lasciava ad Aajhe, Yennefer, a Thomas e a chiunque altro si fosse fatto avanti, se mai quell’apocalisse fosse stata sventata, il compito di ricostruire il mondo. Lei, lo sapeva, sarebbe stata ricordata per sempre.

    Questo succede nel Phaldebar ad opera dell'enigmatico Dio Dimenticato. I suoi araldi impervarsano e tutte le speranze sembrano convergere nelle vostre mani...
     
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    Convergenza dell'effetto farfalla: Insania
    «L'era dell'oblio - Post XI»




    Continente sconosciuto, Luogo sconosciuto. Piazza Centrale di Adrastea? Tempo ed epoca sconosciute.

    Correte a più non posso, inseguiti da un grande gruppo di Anomaimp animati da una follia ed una fame fuori dal comune. Loro sono ovunque, per le strade, sui tetti, sui muri... E sono lì per voi. Cercate di farvi forza, sapete benissimo che fermarvi oramai equivale a morire. Arrivati proprio davanti la faglia dimensionale dopo pochi minuti di inseguimento, vedrete dall'altra parte della faglia l'uomo in nero combattere contro un umanoide completamente oscurato. Non notate particolari dettagli sul volto o corpo dell'umanoide. nessun segno distintivo o una qualsiasi cosa che possa farlo sembrare una delle razze del Vahalla. Come L'anomalevia che avete incontrato, quell'essere è completamente privo di caratteristiche. Ma sforzandovi, potreste notare al centro del petto dell'umanoide un'oggetto diviso a metà brillare debolmente, circondato da una strana luce rossastra.

    Ma ad un certo punto, dai cieli noterete la formazione di navi volanti di Nuova Dhestelyon avvicinarsi sempre di più alla vostra posizione, facendosi strada a colpi d'artiglieria attraverso lo stormo di abomini volanti che infesta i cieli di Adrastea. Arrivati sufficientemente vicine. le navi aprono tutte insieme il fuoco verso di voi scaricando tutta la loro artiglieria pesante. Noterete missili, tantissimi missili attraversare la faglia e colpire il dio dimenticato che fino a poco prima vi stava seguendo, arrestando il suo passo. Enormi boati ed esplosioni di luce provengono dalla direzione del dio, osservate impotenti come tutta quella potenza di fuoco non scalfisce minimamente la divinità. Non è il risultato sperato, ma almeno avete per il momento arrestato il suo passo. In circostanze normali il dio potrebbe continuare a muoversi, non curante dei colpi subiti. Ma questa volta è diverso: questa volta il dio ha dovuto fare da scudo con il suo corpo al suo nuovo figlio, per evitare che questo subisse ingenti danni.

    L'impotenza prende il sopravvento su di voi, ma sapete che non c'è tempo da perdere: per evitare di essere acciuffati dagli anomaimp che con foga vi stanno inseguendo e di subire ingenti danni dalla scarica di fuoco della flotta volante, attraversate tutti insieme e non con poca fatica la faglia dimensionale lasciandovi alle spalle gli anomaimp ed una furiosa divinità...

    Maesphit, Adrastea. Piazza centrale di Adrastea. Mattina, 22 maggio 847

    Arrivati tutti e quattro nella piazza, stanchi a causa del vostro inseguimento, potete notare l'uomo in nero ancora intento a combattere contro lo strano umanoide. L'uomo in nero schiva agilmente i colpi di magia oscura dell'umanoide, assicurandosi contrattaccare lanciando delle spine d'ossa cremisi direttamente dal braccio destro che non sembrano sortire alcun effetto. Mentre osservate la scena cercando di riprendere fiato, l'energia entropica all'interno del corpo di Markus reagisce, sgorgando ininterrottamente e formando una barriera nella faglia con lo scopo di bloccare il passaggio a qualunque essere dietro di voi.
    Tutto questo distrae l'uomo in nero dal combattimento, che assistendo alla scena come attirato da quell'intervento divino, viene afferrato alla gamba da un tentacolo d'oscurità del suo nemico, sollevato e subito dopo sbattuto ripetutamente e violentemente sul terreno per essere infine lanciato privo di sensi poco distante.
    Sentite dietro di voi il suono degli anomaimp che si scontrano violentemente con la barriera, i loro artigli che la graffiano e vedete come da dietro quel sottile velo che vi separa loro vi osservano ferali e con l'irrefrenabile voglia di cibarsi del vostro mana e delle vostre carni.
    L'umanoide giunge incuriosito davanti a voi, con il cronografo diviso che risplende di una luce cremisi all'interno del suo petto. La creatura sembra avere questa volta fattezze molto più chiare e vagamente femminili. Vi fissa silenziosamente e senza fare alcuna mossa, forse calmata dal rilascio di energia entropica da parte di Markus. Potete sentire una certa tensione nell'aria, la pressione creata da quell'essere così sovrannaturale sta cominciando gradualmente ad intensificarsi.
    A̸̧͘h̸̬̃f̷̤̽'̷̫̐ ̸̤̌y̷̭̎ḿ̸̳ġ̵̯'̸̦́ ̵̺̾ȁ̷͈ḩ̷́?̵̰͊
    La creatura vi parla con un linguaggio sconosciuto ed incomprensibile. Poco dopo aver provato a comunicare, lei comincia a glitchare e a contorcersi come presa da violenti attacchi epilettici, per poi ritornare alla normalità dopo pochi secondi come se non fosse successo nulla.
    D̸̤̃o̴̠̾v̴͇̎e̵̱̎ ̷͊ͅs̶̝̈́o̴̰̕ň̵̟ò̶͔?̸͖́ ̷̡̈S̴̗̉i̷͚͒ė̸͚t̸͖̓ë̵̪́ ̵̛͓q̸̢̓ư̴͜i̸͇͑ ̶̙̏p̵̮͝ĕ̸̺r̵̹̚ ̵̧̃ȉ̵̜m̷͇̊p̵̙̑r̸͒͜i̸͂ͅg̵̜͝i̵̡̒o̶̜͂n̶̻̈a̴̜̾ŕ̷̲m̵̼͑ḯ̴̹?̸̞̒
    Vi domanda confusa, riuscendo a farsi capire meglio questa volta. La vicinanza con una fonte di energia entropica pare averla leggermente stabilizzata, ma è ancora lontana dall'essere completamente "sana".


    Ṋ̵̨̻̄͋̂͆̍͗̂͜͝O̶͙͇̳͓̘͑͗̌̈́̐͘Ņ̷̺̣̫̯̾͐͐ ̵̡̫̰̼͂̃̌͊̽̈́̌P̴͈̫͒̾E̶͍̐̈́̈́̏̈̑̌͘R̸̢̛͍͕̥͇͗͑̔͌́̓͆̍͜M̴̧̳̭̜̦̳͎͙̉̓̓̑͜͝ͅĒ̸͎̟̭̰͔̱͚̔̀̽̄T̷̡̢̘͕͍̞̺̟̜̈́̍͒͌͒ͅT̴̨̩̮̬̃̋͊͂̿E̶̻̼͎̓ͅR̶̡͇͕͎̟͖̠̺̐̀̈͘ͅÒ̶̞̣̼̯̲̪͎̬̜͐͛͝ ̸͈͇͙̯̬̊̈́Â̶̧ ̴̲̫̻̫̮̪̖̪͗͒̉̈́̀͛Ň̵͓̤̱͎̳͎̗E̵̬̖̥̐͂S̶̳̼͎̤̘͍̩̞͐̽͗͛͝S̸̛̖̩̹͇̓͆͋̐͜Ṷ̷̢̬̮̤̺̎͐̔̑̉N̵̦̗̮͓̗̦̘͆̒̀͒́̽̿̽̎͘O̷͕̰̺͉͎̓̊͆́̆͋̀͐̋ ̸̡̖͙͔̞̬̦͕̺͑̓̔͋͋͜D̶̤̥͂Î̸̯͐̈͛͒̈̑͊͊ ̶̡̲̻̦̪̄͆͗̊Ì̵͇͖̞̤̠͋͐̈͆̆M̸̢͙̮̯͖̖̥̜̒̉͊̀̄̈́̂̑̾̅P̴̫̯͓̩͐͛̔͌̋͗̏͗̄͘͜Ṟ̵̡̤̤͙̠̻̒͑I̶̯̰͉͎̜̻̟̻̥̐̓G̶̨̢̞͇̯̳̻͝ͅI̸̧͓̻̘̠͓͙̳̿͛͂̈́̏͌̀͗͜͝Ò̵̹͙̬̻͔͛̾̊͛N̴͉͇͓͓̪̰͊̇̉͊͊̽́̾͠A̶̧͚̞͇͖͑̔̓Ŕ̵̖̥̖̓͊̈̊̏̍̌̑M̶̞̞͍̟̻̠̬͍̀̇̃̏̎̆͠İ̷̬͉̪̑̈́ ̴̧̨̥̟͙͇̲̞̽̍̄̂̀͆͂͝D̷̲̐̒̀̕͜Į̴̛͚̳̜̞̳̩̫̋̀̽͛͊͘̕ͅ ̶̙̞̔͂̄̓̓̈́͝ͅN̸̢̫̰͚͕̋̆Ų̸̱̳̃͛̄́͝Ơ̵̡̳̿̆̿͋͋̏͠͠V̴͙̯̟̣͙̠̤̬̼̻̀͐̉͆O̶̭͍̰̣̫̲̳̘͗.

    Vi urla la creatura con tutta la rabbia che ha in corpo, cambiando umore in un battito di ciglia. Non sapete cosa sta succedendo, ma potete ben capire che lei ha qualche evidente problema a gestire le emozioni. Nello stesso momento un vento oscuro si alza intorno a voi, formando una cupola di pura energia oscura che vi ingloba insieme e tutta la piazza, tagliando tutte le vostre vie di fuga. [Azione 1 - Razziale: Reality Marble - Vento Oscuro ∞]



    In un attimo e come per magia, vi trovate tutti trasportati in un luogo diverso: il terreno muta assumendo l'aspetto di una piattaforma 25x25 e con una pavimentazione a scacchiera semi trasparente. Vi ritrovate in un mondo sconosciuto, circondati da nubi oscure con all'orizzonte un minaccioso sole cremisi mentre sotto di voi potete notare -specificamente da attraverso il pavimento- un enorme e sconfinato oceano nero. Non avete però il tempo di godervi pienamente lo spettacolo: la vostra avversaria si trova a 5 metri da voi -ed un metro fuori la piattaforma- unita dalla vita in giù alla testa di un kraken gigante di mana oscuro, mentre ai vostri lati appaiono da attraverso la piattaforma due grandi tentacoli oscuri lunghi 5 metri. In questo fugace momento di calma prima della tempesta, noterete tutte le vostre armi venire circondate da energia entropica ed emettere un leggero bagliore bianco. La vostra avversaria, come a reagire all'energia, si agita nuovamente urlando dalla rabbia e canalizzando enormi quantitativi di mana. [Azione 2: Reality marble - Sfera oscura. 100 SP, 500 destrezza.] In breve tempo, dopo aver udito delle vibrazioni, fa la sua apparizione direttamente dai cieli una grande sfera di mana oscuro dalla circonferenza di 5 metri diretta verso la vostra posizione.


    {Angolo del Master}
    Siamo arrivati al climax.
    Note importanti: se proverete a saltare fuori dalla piattaforma, il vento oscuro vi respingerà subito dentro.
    I tentacoli possono essere attaccati e spariranno brevemente dopo aver subito un entità di danni pari al medio.
    Finché il boss rimarrà fuori dalla pedana, subirà danni dimezzati da attacchi dalla distanza.
    Ogni masteriale, dal prossimo masteriale, il boss emetterà una scarica di energia che caricherà il vostro contatore paradosso di 50 punti, stessa sorte toccherà se verrete colpiti con successo dai suoi attacchi. (la scarica non è conteggiata come azione del boss.)
    Le armi incantate dall'energia entropica vi permettono di danneggiare il boss come fosse un qualunque altro nemico, finché le terrete in mano qualunque danno apportato da qualunque fonte proveniente da voi danneggerà il boss. (quindi anche con attacchi a distanza ed oggetti.) se verrete disarmati, il boss sarà immune a qualunque vostro danno finché non riprenderete le vostre armi.
    Inoltre, finché avrete le armi incantate in mano, otterrete questo buff:

    CITAZIONE
    Araldo di Entropia
    La creatura è incantata dall'energia dell'infinito. Finché è in questo stato può danneggiare esseri altrimenti invulnerabili ad attacchi portati dai mortali e sarà immune a qualsiasi aura o malia psionica passiva ostile.
    Il potenziamento sparisce se la creatura perde la presa sull'arma incantata.
    [Potenziamento di trama. Valido solo se in possesso delle armi incantate.]

    MAPPA

    Mappa:

    Punto Verde: Kuroha
    Punto Nero: Ishimaru
    Punto Bianco: Markus
    Punto grigio con interno rosso: Boss
    Punti grigi: Tentacoli oscuri
    Area rossa semi trasparente: Area degli attacchi del boss.

    Info sull'idolo:

    Idolo entropico prosciugato
    Piccolo idolo di 12 cm che raffigura entropia. Pareva disporre di un potere misterioso, ma ora è completamente inutile.
    [Artefatto - Durezza pari a quella del titanio.]

    Proroghe Usate: //


    Info sui nemici:
    jpg
    Nome: Pensieri Ossessivi Di Anarghya
    Energia: Blu
    Parametri:
    Corpo: ??? || Spirito: 650 || Mente: ??? || Velocità: ??? || Destrezza: 550

    Soul Points: 850/1000

    Danni subiti: Nessuno

    Razza: Sconosciuta. (Remnant..?)

    Conoscenze utilizzate: //

    Equipaggiamento: //

    Abilità:
    Reality Marble (Vento Oscuro)
    Il Frammento oscuro; la fonte di energia di qualunque Remnant, anche più importante del loro cuore e scrigno della loro essenza, di tutti i ricordi negativi, di tutti i sentimenti oscuri che li compongono e unica chiave per l'Oblio in cui solamente loro possono rientrare. Tale Frammento vive solo se il Remnant vive e ciò lo porta a fare di tutto per aiutare il suo alleato, soprattutto in battaglia. Una delle applicazioni più potenti del Frammento di un Remnant è definita Reality Marble, un'abilità che consente al Remnant di proiettare un suo mondo interiore nel mondo esterno usando come matrice di potere il proprio Frammento e quindi l'Oblio stesso. Lo specifico Reality Marble di un Remnant viene definito Vento Oscuro in quanto il nuovo campo di battaglia si materializzerà a seguito di una forte folata di energia oscura che lo investirà completamente (in base al metraggio consentito dall'energia). Tale mondo non sarà assolutamente un'illusione e non potrà in alcun modo essere debellato.
    [Razziale #1.]

    Dominio del Reality Marble
    Per ogni Energia del Remnant, saranno concessi due slot tecnica extra (non conteggiate nel limite di tecniche che è possibile possedere), utilizzabili solo ed esclusivamente all'interno del dungeon. Esse potranno essere Offensive, Difensive, di Supporto. Esse dovranno essere strettamente correlate al RM, ovvero non potranno essere utilizzate dall'utente per il suo personaggio ma solo per la modifica dell'ambiente (creazione di spuntoni di roccia, proiettili di lava, folate di vento ecc). Non sarà possibile generare vegetazione in un ambiente lavico: occorre comunque rispettare le caratteristiche del dungeon. Le tecniche avranno un costo fisso da 25 a 100 SP, in base alla scelta dell'utente, e saranno strettamente correlate alle soglie parametriche del personaggio. Sono vietate tecniche autoconclusive.
    [Razziale #2 Abilità matrice per la creazione di tecniche collegate al reality marble.]

    Disperazione dal cronografo
    Il cronografo di Anarghya, che per motivi ignoti sta funzionando come frammento per questo remnant, emette una malia che induce qualsiasi essere nelle vicinanze ad essere assalito da sentimenti di tristezza, disperazione e rabbia.
    [Razziale #3 Malia Remnant.]

    ???
    La creatura è immune a qualsiasi azione ostile da parte di creature mortali o non divine. Potrà essere danneggiata solo da determinati tipi di armi e magie oppure se dentro l'area d'azione di una o più aure divine degli eredi. (in questo caso, sarà danneggiabile come una normale creatura.)
    [Razziale #4 Immunità ad azioni ostili da parte di creature mortali.]



    Tecniche:

    Reality Marble - Sfera Oscura
    I pensieri ossessivi di Anarghya canalizzeranno il loro mana per evocare dal cielo una sfera di mana oscuro dalla circonferenza pari a 5 metri che si scaglierà in un qualsiasi punto entro 7 metri da lei danneggiando qualsiasi nemico nel punto d'impatto. All'apparizione della meteora, sarà possibile udire turbolenze e/o vibrazioni in tutto il campo di battaglia.
    [Offensiva ad area, 100 Sp. Spirito e destrezza, Dominio del reality marble.]

     
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    Scarpe, armatura, battere di armi sulle corazze, grugniti, soffi, graffiare acuto di artigli sul terreno gelato, il tremore di tutto mentre un dio li inseguiva, il respiro che bruciava sempre più doloroso nella gola. Ancora un metro, ancora un altro metro, quanto ancora ci voleva? Kuroha aveva smesso di pensare, presa solo dall'impulso supremo di averla vinta, dovercela fare. La mano ancorata alla corazza dell'asgardiano, il braccio che lo sospingeva fermo come una tenaglia, un'ancora a cui appigliarsi per restare calmi. La luce avanti dalla faglia si dipana, poi si oscura di tante piccole ombre, uno stormo di cavallette smisurate, no anzi di aeronavi, e pian piano dall'altra parte arriva il tamburo battente dei colpi d'artiglieria sempre più forte, intenso. Eccola, la cavalleria, eccolo l'aiuto promesso, di uomini a uomini uniti contro l'ennesima bestia che gli voleva fare la pelle e rubar loro l'alba. Saltarono fuori come da un dirupo mentre dietro di loro esplodeva e ruggiva l'inferno, bloccando il dio dalla sua avanzata per proteggere il suo nuovo prediletto: il sacrificio di Myn divenne, d'improvviso, l'unico loro motivo di salvezza. Qualche bomba e colpo di mortaio non può fermare i passi di un dio, ma può far proteggere i più deboli.
    Una volta dall'altro lato, Kuroha crollò a terra. La corsa l'aveva provata profondamente, l'adrenalina continua, aver perso non uno ma due compagni. Kelev, dov'era Kelev? Mentre ancora ingollava aria a forza e sentiva quasi il sangue nell'esofago da quanto bruciava il respiro i suoi occhi saettavano qua e là cercando un segno dell'estivo, ma nulla. Trovò però appena poco distante da loro l'uomo in nero, colui che li aveva, apparentemente, spediti in quell'inferno di ghiaccio e ombre.
    « T..Tu... Hey.... Dove... Dov'è Kelev... dove...! » - Annaspò, mentre con qualche sforzo si rimetteva in piedi, poi tossendo per la secchezza della gola. Avrebbe voluto fermarsi, ma dovevano ancora sconfiggere il nemico ultimo di quella giostra di sangue e follia, e quando vide le due metà del cronografo nel petto dell'ombra amorfa una scintilla di rabbia si riaccese in lei, facendole riprendere qualche energia.
    Successero poi molte cose di colpo: da Yarrik iniziò a sgorgare una energia che pareva divina, la quale corse a rattoppare dietro un velo impenetrabile la faglia aperta dietro di loro. Gli Anomaimp si accozzavano dietro di essa, calpestandosi e schiacciandosi a vicenda pur di cercare di passare oltre, ma ridotti all'impotenza. Del dio aberrante ancora nessuna traccia, forse rimasto indietro distratto da Myn. Chissà cosa stava facendo, se l'avrebbero rivisto.
    Allo stesso tempo l'essere in nero si distrasse per via dell'energia, e la creatura nata dal cronografo - una cronocreatura? - lo attaccò selvaggiamente mettendolo fuori combattimento in un batter di ciglia. Restavano solo loro, e con Yarrik in quelle condizioni - sembrava tassarlo parecchio fare da tramite del divino in quel modo, e Kuroha iniziava a chiedersi se non fosse uno di quegli Eredi di cui tanto si parlava - Kuroha si piazzò immediatamente davanti all'asgardiano con fare protettivo, bastone in avanti e in guardia pure se ansimava ancora come una vaporiera per la corsa furibonda appena conclusasi.
    « Non fare cazzate. » - Latrò perentoria, la voce secca e arrochita, sentendo le parole incomprensibili della creatura.
    « D̸̤̃o̴̠̾v̴͇̎e̵̱̎ ̷͊ͅs̶̝̈́o̴̰̕ň̵̟ò̶͔?̸͖́ ̷̡̈S̴̗̉i̷͚͒ė̸͚t̸͖̓ë̵̪́ ̵̛͓q̸̢̓ư̴͜i̸͇͑ ̶̙̏p̵̮͝ĕ̸̺r̵̹̚ ̵̧̃ȉ̵̜m̷͇̊p̵̙̑r̸͒͜i̸͂ͅg̵̜͝i̵̡̒o̶̜͂n̶̻̈a̴̜̾ŕ̷̲m̵̼͑ḯ̴̹?̸̞̒ »
    Ci potevano essere molte sfumature, interpretazioni date da una constatazione simile, ma Kuroha non era il tipo che ragionava o interpretava - non a quelle condizioni. Attendeva solo un momento propizio per attaccarla, e se quella distrazione continuava... Ma non ebbe fortuna.

    « Ṋ̵̨̻̄͋̂͆̍͗̂͜͝O̶͙͇̳͓̘͑͗̌̈́̐͘Ņ̷̺̣̫̯̾͐͐ ̵̡̫̰̼͂̃̌͊̽̈́̌P̴͈̫͒̾E̶͍̐̈́̈́̏̈̑̌͘R̸̢̛͍͕̥͇͗͑̔͌́̓͆̍͜M̴̧̳̭̜̦̳͎͙̉̓̓̑͜͝ͅĒ̸͎̟̭̰͔̱͚̔̀̽̄T̷̡̢̘͕͍̞̺̟̜̈́̍͒͌͒ͅT̴̨̩̮̬̃̋͊͂̿E̶̻̼͎̓ͅR̶̡͇͕͎̟͖̠̺̐̀̈͘ͅÒ̶̞̣̼̯̲̪͎̬̜͐͛͝ ̸͈͇͙̯̬̊̈́Â̶̧ ̴̲̫̻̫̮̪̖̪͗͒̉̈́̀͛Ň̵͓̤̱͎̳͎̗E̵̬̖̥̐͂S̶̳̼͎̤̘͍̩̞͐̽͗͛͝S̸̛̖̩̹͇̓͆͋̐͜Ṷ̷̢̬̮̤̺̎͐̔̑̉N̵̦̗̮͓̗̦̘͆̒̀͒́̽̿̽̎͘O̷͕̰̺͉͎̓̊͆́̆͋̀͐̋ ̸̡̖͙͔̞̬̦͕̺͑̓̔͋͋͜D̶̤̥͂Î̸̯͐̈͛͒̈̑͊͊ ̶̡̲̻̦̪̄͆͗̊Ì̵͇͖̞̤̠͋͐̈͆̆M̸̢͙̮̯͖̖̥̜̒̉͊̀̄̈́̂̑̾̅P̴̫̯͓̩͐͛̔͌̋͗̏͗̄͘͜Ṟ̵̡̤̤͙̠̻̒͑I̶̯̰͉͎̜̻̟̻̥̐̓G̶̨̢̞͇̯̳̻͝ͅI̸̧͓̻̘̠͓͙̳̿͛͂̈́̏͌̀͗͜͝Ò̵̹͙̬̻͔͛̾̊͛N̴͉͇͓͓̪̰͊̇̉͊͊̽́̾͠A̶̧͚̞͇͖͑̔̓Ŕ̵̖̥̖̓͊̈̊̏̍̌̑M̶̞̞͍̟̻̠̬͍̀̇̃̏̎̆͠İ̷̬͉̪̑̈́ ̴̧̨̥̟͙͇̲̞̽̍̄̂̀͆͂͝D̷̲̐̒̀̕͜Į̴̛͚̳̜̞̳̩̫̋̀̽͛͊͘̕ͅ ̶̙̞̔͂̄̓̓̈́͝ͅN̸̢̫̰͚͕̋̆Ų̸̱̳̃͛̄́͝Ơ̵̡̳̿̆̿͋͋̏͠͠V̴͙̯̟̣͙̠̤̬̼̻̀͐̉͆O̶̭͍̰̣̫̲̳̘͗. »

    Kuroha si protesse il viso dalla corrente che quel grido riuscì a generare - ma forse c'era di più attorno: un vento nero li circondò e oscurò la vista, prima di farli ritrovare in un'altra assurda, improbabile dimensione.
    « DI NUOVO A FANCULO! » - Ringhiò l'Empyros, girando la testa a destra e a manca. Una piattaforma semitrasparente con uno scenario apocalittico. Data la luce, poteva trattarsi di un altro angolo di quell'assurdo mondo in cui il Dio Aberrante risiedeva. Sarebbe potuto spuntare da un momento all'altro...
    L'essere ora aveva rivelato l'interezza della sua mostruosità: una sorta di kraken oscuro, completo di tentacoli ed arti segmentati alla base, appena fuori dell'arena, che fluttuava animato da forze arcane sopra un infinito mare d'inchiostro. Prima ancora che potessero fare qualcosa un altro urlo, l'aria e la piattaforma che tremano, un'ombra che si staglia su tutto il gruppo: un globo di oscurità si stava per abbattere su di loro. L'empyros strinse i denti, d'istinto l'elettricità le attraversò le membra e portò il bastone sopra la testa. - « GIU' TUTTI! » [1- Conduzione, difesa variabile 100 sp, corpo 450/velocità 600.]
    La sfera di buio e tenebre impattò contro di lei, facendola piegare ma non cadere, scontrandosi divorata dai fulmini, i lampi e qualcosa che prima nella furia non aveva notato. La sua arma ora scintillava di un'aura misteriosa, un potere antico e divino che in quzlche modo Kuroha sentiva - no, riconosceva. C'era qualcosa di familiare venuto da un'altra vita distante eoni, che le sussurrava di colpire, di colpire e bruciare il terreno e cristallizzare la sabbia, di colpire finché non avrebbe portato su quell'essere il giudizio che si meritava.
    Rialzò lo sguardo verso la creatura mostruosa, che era diventata solo qualcosa da uccidere. Ogni umanità che i suoi compagni avrebbero potuto trovare in essa era, per lei, completamente sfumata. Chissà cosa avrebbero visto: al posto della ragazza ora fra loro c'era una creatura di sola violenza. [2- Attivazione della modalità Berserk: +100 Vel, completa immunità al dolore e +1 al livello di potere passivo corpo. Furia Battagliera pronta.]
    « SEI TU DIETRO TUTTO QUESTO! » - Gridò l'empyros, rabbiosa. - « SEI TU! LO SAPPIAMO! LO ABBIAMO VISTO! E TORNERAI IMPRIGIONATA, TORNERAI MORTA E SEPOLTA! » - Era fuori di sé, e voleva farla finita contro qualcosa che, finalmente, avrebbe potuto risolvere tutto, e quel qualcosa nella sua arma continuava a sussurrarle che distruggere Anarghya sarebbe stato quel qualcosa, romperla e stracciarla finché neanche della sua anima sarebbe rimasto più nulla. Il suo volto si era trasfigurato in una maschera di furia, maligno a vedersi, col solo intento di distruggere e strappare. Sembrava che la corsa di poco prima non fosse mai esistita, che quella sfera di oscurità fosse stata un nonnulla. Contro quella creatura Kuroha si trasformava nell'anatema della distruzione, nel lampo incarnato.

    « NON MI FOTTE COSA TI HA FATTO DEL MALE. NON MI FOTTE DELLE TUE RAGIONI. SMETTERAI DI MUOVERTI PER SEMPRE. »


    Si lanciò, più svelta di prima, col solo obbiettivo di strappare le membra della creatura e estrarre a mani nude il cronografo da quelle carni oscure, spaccandolo nel palmo. Non sarebbe stato così facile: quando stava per balzare oltre il loro teatro di battaglia, il vento tenebroso si rianimò spingendola indietro, lontana dal bersaglio della sua ira.
    « Codarda. Ti farà solo più male. » - Ringhiò fra i denti Kuroha, che stoicamente restava lì, al bordo, in un testa a testa con quel vento.
    « ISHIMARU! FALLE MALE. » - Gridò per il demoniaco alleato, mentre i fulmini di nuovo le pervasero le braccia, e nella mano destra, libera, si animò una sfera luminosa, con una scia che serpeggiava lungo le braccia e le spalle della giovane: l'Empyros lanciò il globo di energia in avanti, verso la creatura mostruosa, e questa la circondò come una catena, no, una rete, un filo di energia. [3- Carica di Prova, supporto prova di forza 25 sp, spirito 75/destrezza 285.] Afferrò la catena di fulmini e luce con anche l'altra mano che impugnava l'arma.
    « Verrai fatta a pezzi. Soccombi ora o muori urlando. » - Ringhiò ancora, mentre tirava. I suoi occhi rossi non erano mai stati tanto maligni.

    kuroha_monogram_divider

    Kuroha Honden / Sininen ♦ Empyros ♦ Berserker ♦ Verde ♦ Conartha

    [ C 450 - M 75 - S 100 - V 700 - D 285 ]
    25/300

    Resoconto;

    ◄ Azione 1: Conduzione, difesa variabile 100 sp cor/vel (protegge tutti mettendosi più in alto di loro per assorbire il colpo grazie anche alla lunghezza del bastone)
    ◄ Azione 2: Attivazione del Berserk (turno 1/4)
    ◄ Azione di movimento: Kuroha si lancia verso la creatura, ma viene respinta indietro
    ◄ Azione 3: Usa Carica di prova, supporto prova di forza 25 sp spi/des per cercare di far arrivare il mostro da loro.

    ◄ Mappa: ///

    Fisico; incolume
    Psiche; unga bunga
    Soul Points; 600-(100+25) = 475 SP
    Conoscenze Teoriche;
    Linguistica lv.1 [Madrelingua Antartide - Velnoor]
    Studioso di Razze lv.1 [Demoni - Mannari - Figli del Mare]
    Viaggiatore lv.1 [Coolkharea]

    Abilità;
    Campo Elettrico [Percezione Fisica Esseri Viventi basata sull'elettricità generata dai loro corpi, scala su Corpo] - Inattiva
    Medium Naturale [Abilità Supporto; percezione e interazione con spiriti e presenze soprannaturali]
    Incrollabile [Resistenza al dolore di entità bassa]

    Tecniche Utilizzate;
    Conduzione
    ;difensiva materiale
    Nonostante appaia molto semplice, Kuroha ha impiegato tempo per padroneggiare questa tecnica per via della natura inerentemente offensiva del fulmine. Quando sta per essere colpita da qualcosa di fisico, Kuroha avvolge la parte del corpo interessata con abbastanza energia elettrica da consumare tutta l'offensiva in arrivo, annientando a vicenda le due energie. Quando l'offensiva è troppo grande, Kuroha è capace di fare la stessa cosa ricoprendo l'intero corpo.
    { Variabile // Sé, Corpo-Velocità // Matrice Elettrica }

    Carica Di Prova
    ;supporto - prova di forza
    Chiamata anche affettuosamente "Ancora", questa tecnica è utile soprattutto contro avversari che cerchino di tenersi a distanza dalla guerriera Empyros: funziona in due differenti versioni, entrambe ponendo un oggetto come base fissa e l'altro come oggetto mobile. 1 Kuroha genererà nel palmo di una mano una sfera luminosa di elettricità, grande come una palla da bowling, per poi lanciarla in una direzione - la sfera rimarrà legata alla ragazza tramite un filamento di energia, tramite il quale potrà manovrare la sfera. La sfera potrà muoversi liberamente entro un raggio Tecniche ordinario e potrà colpire un singolo bersaglio prima di dissolversi.
    Chi viene colpito, a meno che non si difenda o superi di 25 punti lo Spirito di Kuroha, verrà violentemente attirato verso l'Empyros come se fosse stato agguantato da un gancio, seguendo il più breve percorso disponibile.
    Questa tecnica è utilizzabile anche per recuperare oggetti o persone in pericolo, dato che ci si può lasciar andare alla forza attrattiva senza opporre resistenza.
    2 La seconda variante di Carica di Prova pone soltanto Kuroha come oggetto mobile, insieme a eventuali altri individui, creature o carico che abbia con sé, smuovendoli verso una destinazione agganciata utilizzando Carica di Prova come un rampino.
    { Costo: 25 Sp // Distanza, Spirito-Destrezza // Matrice Elettrica Razziale }

    Conoscenze Utilizzate; ///

    Equipaggiamento — 6/8 I + 0.25/2 I [Disposizione];
    Armatura tattica in acciaio (4 I)
    Bastone [Arma in Ferro e Legno, 2 metri] (1 I)
    Coltello [Arma in Ferro, 25 cm] (1 I)
    Guanti [Accessorio] (0 I)
    Borsa [Accessorio] — +2 I
    {Oblio Liquido (0.25 I)}
    Vestiario normale: maglietta aderente nera in cotone a collo alto e mezze maniche, pantaloni di fustagno antracite, anfibi di pelle nera, calzini, canottiera di lana, intimo nero (reggiseno sportivo e mutanda tipo culotte).

    Note;


     
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    «Parlato Markus»
    "Pensato Markus"
    "Pensato Alice"
    «Parlato Kuroha»
    «Parlato Barthold»
    «Parlato Ishimaru»


    Tempo sconosciuto
    Luogo sconosciuto.



    Il paladino correva al meglio delle sue possibilità, sostenuto dalla ferrea presa dell’estiva. Promise a sé stesso che avrebbe debitamente ringraziato la compagna per quella mano stretta alla sua armatura, l’unico sostegno che al momento gli permetteva di procedere verso l’obbiettivo. Senza di essa avrebbe probabilmente sbandato verso il ciglio della strada, crollando per il dolore e la fatica in attesa dell’inevitabile fine, che sarebbe sopraggiunta di lì a poco sotto forma di un branco di creature corrotte e affamate di energia vitale. Markus sentiva il suo corpo cedere lentamente: la vista si annebbiava, sfocando il grande raggio di luce che segnalava la posizione della faglia. Le mani gli formicolavano a tal punto che dovette sforzarsi per non perdere il proprio armamentario nella commozione. Non c’era un singolo muscolo del suo corpo che non stesse urlando di dolore, sconvolto dall’energia divina, a pari modo rassicurante e tossica per quelle membra mortali.

    "Ancora qualche passo Mark. Ci siamo quasi!" Disse la voce dell’amica, tremolante e debole per il dolore che le loro anime condividevano in quel frangente.

    Markus inciampò, e ancora una volta l’inamovibile sostegno di Sininen corse in suo aiuto, impedendogli di incontrare il suolo.

    «Gra…zie…» Sussurrò lui con un filo di voce, dando un nuovo disperato slancio alla corsa.

    Nel centro del petto, in corrispondenza del suo muscolo cardiaco, una soffusa luce dorata penetrava senza fatica i due leggeri strati di indumenti indossati, indicando la via e spingendolo senza alcuna esitazione verso Adrastea.

    Giunti di fronte alla faglia, le immagini mostrategli dalla Madre ricevettero immediato riscontro, sebbene in cuor suo non vi fosse stato spazio per alcun dubbio riguardo la veridicità della visione, sentì la speranza crescere vigorosamente nel suo animo, rendendogli il dolore più sopportabile e l’animo più leggero.
    Fu solo allora che vide i suoi compagni rivolgere lo sguardo al cielo, dove la flotta di Nuova Dhestelyon e gli orrori volanti del titano stavano combattendo una spietata battaglia senza esclusione di colpi. A differenza di quanto avveniva sul suolo adrasteano, la situazione in aria sembrava volgere a favore dell’aviazione dhestellita, che aveva spezzato le cacofoniche orde di Zeit, raccogliendo tutte le forze disponibili attorno alla faglia per un attacco coordinato sulle indicazioni trasmesse da Sininen.
    Un primo lampo proveniente dal centro di quella formazione di tiro segnò l’inizio dell’inferno. Aeronavi di ogni forma, taglia e provenienza fecero fuoco con ogni armamento disponibile verso il fulcro di quell’insensata invasione. Salve su salve di missili e proiettili di grosso calibro invasero il freddo mondo del titano, come per ricambiare lo sgradito favore ricevuto, riempiendo l’aria di fuoco e polvere.
    Markus fu trascinato da Sininen al di là del passaggio, mentre il rombo delle esplosioni alle loro spalle si faceva più vicino e assordante, coprendo perfino le urla furibonde delle creature all’inseguimento del trio.



    Mattina del 22 Maggio 847
    Piazza Centrale di Adrastea,
    Adrastea, Maesphit.



    Markus si accasciò a fianco della compagna, esausto. Sentiva il petto bruciare come se un incendio stesse divampando nella sua cassa toracica ed il cuore battere ad un ritmo folle. Abbassò lo sguardo verso la fonte del dolore e per poco non rimase accecato dal bagliore divino che si era insediato dentro di lui.
    Incapace di rialzarsi o di parlare, il paladino rivolse uno sguardo disperato ai compagni, distratti da tutto ciò che avveniva intorno a loro. La sfera di luce si ingrandì ulteriormente, emergendo lentamente da quelle membra al limite, come attratta da un centro di gravità anomalo, lo stesso che aveva attirato inesorabilmente il paladino verso la faglia.

    Alice e Markus urlarono all’unisono. Il paladino si sospinse in avanti sulle gambe rimanendo in equilibrio precario sulle ginocchia, mentre il suo intero corpo cercava di spingere il petto quanto più vicino possibile alla faglia.

    Tre raggi di luce esplosero dal petto del paladino, incrociandosi e ruotando ripetutamente mentre lasciavano quel fragile corpo mortale per adempiere al proprio compito, liberandolo dell’energia accumulata fino a quel momento.
    Sul limitare del portale si materializzò una lucente rete dorata, che si sollevò dal terreno, espandendosi fino a coprire l’intero specchio della faglia, creando una barriera tra Adrastea e le orde del titano.
    Le creature corrotte dal titano presero a graffiarla e colpirla in preda ad una furia primordiale, incapaci di scalfire la rete divina con i loro empi attacchi, mentre un numero sempre maggiore di esse si accalcava contro quella barriera insormontabile. In pochi istanti la visuale sulla città deserta al di là della faglia fu completamente oscurata dalla brulicante marea di corpi.
    Markus cercò lentamente di rimettersi in piedi, sopprimendo il proprio istinto di sopravvivenza per voltare le spalle all’orda famelica. Vide l’uomo in nero privo di sensi, sconfitto dall’essere nato dal Cronografo spezzato, che ora osservava il trio con una calma innaturale. Vide inoltre che l’estiva, sicuramente accortasi delle sue condizioni disastrose, si era portata di fronte a lui, mettendosi esattamente tra lui e la creatura umanoide con fare minaccioso.
    Markus si chinò immediatamente per raccogliere il proprio armamento, constatando con sorpresa come l’intenso dolore percepito fino a pochi istanti prima fosse in lenta remissione, scemando verso un livello decisamente più sopportabile.

    «Così va decisamente meglio!» Commentò a bassa voce, spostandosi verso destra per menare un paio di fendenti nell’aria in modo da testare le proprie forze.

    "Spero per noi che sia così, perché non credo finirà bene." Rispose Alice, con tono preoccupato.

    Sininen ringhiò una minaccia alla creatura del cronografo, che rispose con una rabbia ed un furore incontenibili, sollevando un vento oscuro tutt’intorno allo sfortunato trio. Una cupola oscura prese forma sopra quella parte della piazza, allontanando le immagini di tutto ciò che prima sembrava trovarsi a portata di mano e mettendo in chiaro per tutti i presenti che non ci sarebbe stata un’uscita ad attenderli.

    Markus si perse per un istante in quel panorama impossibile: una malinconica stella cremisi provvedeva all’illuminazione del piano traslucido sul quale si trovavano, sospeso sopra un oscuro oceano a perdita d’occhio.
    Poco distante si trovava il loro ennesimo avversario di quel giorno sfortunato: un kraken gigante che, come nel caso della balena volante, terminava in una figura umanoide, unita a livello della vita all’enorme mostro sospeso al di fuori della piattaforma. Due dei grossi tentacoli del kraken attraversarono la piattaforma al suo limitare, sbarrando la strada alla squadra di soccorso.

    Nella penombra di quel mondo improvvisamente si accesero delle nuove e inaspettate fiaccole: le armi di Markus, Ishimaru e Sininen si accesero di luce divina, la stessa che Entropia aveva posto nel cuore del suo fedele seguace per guidarlo fuori dalle grinfie di Zeit e che era stata evocata per precludere ai figli di quest’ultimo l’ingresso nel Valhalla.

    Markus sollevò incredulo quell’ultimo dono della venerata dea. «La mia vita per servirti.» Sussurrò pieno di gratitudine. Osservando la traccia luminosa che l’arma lasciava al suo passaggio.

    Senza preavviso, un primo tremito sbilanciò la posa del paladino. Seguito da tremori via via più intensi, preludio di qualcosa di terribile in arrivo. Markus rivolse lo sguardo alla creatura urlante, cercando di prevedere quale sarebbe stata la mossa del mostro, ma fu l’esperienza e la prontezza di spirito di Kuroha a salvarlo nuovamente.

    «GIÙ TUTTI!» Urlò lei, senza lasciare spazio per replica alcuna.

    Markus rivolse lo sguardo verso l’alto e ciò che vide fu sufficiente a mostrargli la differenza abissale che lo separava dal Kraken del Cronografo: un enorme globo di energia oscura puntava dritto verso di loro, nero come la pece ma vibrante di energia malevola. Sininen reagì istantaneamente al pericolo, lanciandosi sprezzante verso il centro di quel colossale attacco. L’elettricità prese di nuovo a percorrere il suo corpo e la sua arma, accumulandosi fino all’inevitabile impatto contro la sfera di oscurità. Scariche elettriche ed ombre danzarono come in un valzer, mischiandosi ed avvolgendosi l’una appresso all’altra, fino a compensarsi perfettamente ed annullarsi a vicenda, svanendo in una nuvola di fumo scuro.

    «È tutto ok?» Chiese Markus, raggiungendo la compagna per verificare che non fosse rimasta ferita.

    «SEI TU DIETRO TUTTO QUESTO! SEI TU! LO SAPPIAMO! LO ABBIAMO VISTO! E TORNERAI IMPRIGIONATA, TORNERAI MORTA E SEPOLTA!» Urlò Sininen al mostro, con il viso deformato da un ghigno rabbioso.

    Markus fece un passo indietro, visibilmente preoccupato da quel cambiamento così repentino. Notando come la posa, l’atteggiamento e anche qualcosa nell’energia dell’estiva sembrassero appartenere ad un individuo completamente diverso rispetto alla persona benevola e altruista incontrata presso i moli di Adrastea solamente qualche ore prima.
    In un battito di ciglia l’estiva si lanciò all’attacco, puntando dritta verso il kraken, tuttavia quando ebbe raggiunto il limite della piattaforma fu respinta da un vento oscuro che le negò di lanciarsi verso il nemico fluttuante solo qualche metro più in là.
    Il paladino si lanciò alla carica, esponendo la claymore esternamente e con la punta verso il basso, lasciando una scia dorata lungo il proprio passaggio, impaziente di contribuire al combattimento.
    In una manciata di secondi fu addosso al tentacolo che minacciava il fianco destro scoperto di Kuroha.
    Con un unico assalto obliquo, da un punto in basso a destra fino all’estremo opposto, Markus fendette l’aria con la sua spada, tentando di tranciare di netto il minaccioso tentacolo del kraken.
    [Attacco all’arma bianca - Scaling Corpo 350/Velocità 250]


    Nel caso in cui il bersaglio si fosse dimostrato più resistente del previsto avrebbe tentato nuovamente di colpirlo orizzontalmente, usando irrispettosamente la claymore come l’ascia di un taglialegna per tentare una seconda volta di abbattere il tentacolo.
    [Attacco all’arma bianca - Scaling Corpo 350/Velocità 250]


    A prescindere dall’esito delle sue azioni, Markus avrebbe cercato di schermare quanto più possibile Sininen da eventuali attacchi, mettendosi in mezzo tra lei e il tentacolo del kraken.


      [Markus Yarrik ~ Umano ~ Paladino ~ Asgard ~ Bianca]
      Markus Yarrik


      Parametri Principali: [Corpo 350] – [Mente 100] - [Spirito 100] - [Velocità 250] - [Destrezza 100]

      Riassunto delle Azioni: Markus viene “guidato” da Kuroha fuori dalla faglia, dove l’energia divina accumulatasi in lui fino a quel momento prorompe dal suo petto per formare una barriera sul limitare della faglia stessa, impedendo agli anomaimp inseguitori di mettere piede ad Adrastea.
      Ritrovatosi nella dimensione creata dal Kraken del Cronografo, Markus segue Kuroha nell’assalto, cercando di colpire con un primo [Azione 1 – Attacco all’arma bianca] ed un secondo attacco [Azione 2 – Attacco all’arma bianca] della sua claymore. Per concludere, si posiziona tra Kuroha e il Tentacolo alla sua destra per proteggerle il fianco da eventuali contrattacchi.

      Tecniche Utilizzate: n/a
      Conoscenza Utilizzata: n/a
      Status Fisico: Affaticato - Ferita all’avambraccio sinistro, stabile e fasciata con garze sterili [Entità bassa].
      Status Mentale: Infervorato – Nessun danno.

      Contatore paradosso: 0/300
      Soul Points: 300/300
      Ingombro: 4,25

      Abilità di Classe:
      - Il mio scudo per Entropia!
      Grazie ad un incessante allenamento nell'utilizzo degli scudi, Markus è in grado di sfruttare questo strumento normalmente difensivo come un’arma. Predilige grandi scudi a torre che permettono grazie al loro peso sia di resistere ad assalti violenti, sia di essere usati per sfondare la guardia nemica, o ancora come arma da impatto durante uno scontro corpo a corpo.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche tramite Scudi].

      - Benedizione di Entropia
      La profonda fede del paladino gli consente di concentrare tramite le preghiere l’energia di Entropia per curare ferite di differente natura.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche di Cura Fisica].

      - Carica
      Frapponendo il proprio scudo fra sé e gli avversari, il Paladino è in grado di scaraventarli a distanza canalizzando nell'arma il proprio potere divino. Per funzionare, Carica deve essere usata quando i nemici sono a distanza molto ravvicinata rispetto al paladino (1-2 metri). {Prova di forza variabile, scala su Corpo, raggio normale}

      - Surgere
      Una volta per quest/role, quando un paladino si difende con successo tramite una tecnica difensiva, può curarsi gratuitamente di un'entità pari a metà del danno dell'attacco bloccato, per un minimo di cura bassa (Esempio: paro una critica, mi curo gratuitamente da un'entità alta di danno). Questa capacità è applicabile solamente contro i danni materiali.

      - Uno per tutti
      Quando il Paladino usa una tecnica di Cura su sé stesso il costo di quella cura è dimezzato.

      - Primo Soccorso
      Il Paladino può utilizzare tecniche di Cura su sé stesso durante il combattimento.

      - Senso Acuito
      Il sesto senso del guerriero subirà un notevole miglioramento, quasi rasentando quello presente negli animali: sarà quasi impossibile coglierli di sorpresa, soprattutto se di spalle. Restrizioni: Funziona solo con guerrieri di livello pari o inferiore il proprio, se un avversario dovesse essere di un livello superiore a quello del guerriero, questo non riuscirebbe a captare la sua presenza.

      Abilità Personali:
      - La miglior difesa è l’attacco.
      La scelta dell’arma è considerata come un rito di passaggio per tutti i ragazzi che affrontano la preparazione alla carriera militare ben prima della leva obbligatoria. Considerata la scarsa mobilità di uno scudo a torre Markus scelse l’addestramento alla scherma con spade ad una mano e mezza che gli permettevano una maggiore flessibilità nelle diverse situazioni.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite spade ad una mano e mezza].

      - Dono della regina del sangue.
      La madre di Markus, Yuria era destinata ad accogliere il potere di Hak’Yareth, la “Regina del Sangue” venerata dalla setta di cui aveva fatto parte fin da bambina. Molti anni dopo, Markus tentò di rianimare una ragazza inoculata con il sangue di Hak’Yareth da parte del Gran Maestro della setta. L’inaspettata reazione che scaturì da quel tentativo disperato trasformò Markus nell’araldo della Regina del Sangue, sigillando nel suo corpo lo spirito della ragazza e con esso la capacità di manipolare il sangue.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite magia del sangue].

      - Fortezza Vivente.
      Tipo di tecnica: Difensiva.
      Il paladino diventa un tutt'uno con lo scudo aumentando di molto la capacità di resistere ai danni in arrivo ed attutire anche gli urti più violenti. Finché la tecnica è attiva il corpo del paladino è avvolto da un riflesso dorato ed aumenta la propria resistenza.
      Raggio: n/a
      Consumo: Variabile.
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Ariete.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Utilizzando la gamba sinistra come appoggio dell’intero peso del corpo e ruotando di 90° il braccio sinistro è possibile usare uno scudo come strumento offensivo. Il peso dello scudo e la forza del combattente influiscono sul colpo che è pensato per sbilanciare o tramortire i nemici provocando al contempo danni nell'area di impatto.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Preghiera Lenitiva.
      Tipo di tecnica: Cura, Fisica.
      Quella lenitiva è una delle prime preghiere che è stata insegnata a Markus. Di per sé è un’invocazione ad Entropia che può assumere diverse forme ma, se usata per canalizzare la volontà di combattere la sofferenza, può diventare uno strumento efficace per curare ferite fisiche o stabilizzare le condizioni di un ferito. La tecnica viene eseguita imponendo la mano sulla ferita e recitando la preghiera mentre un fascio di luce si sprigiona dal palmo del paladino.
      Raggio: 1 m (Contatto)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Benedizione di Entropia

      - Fendente pesante.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che consiste in un assalto verticale dall'alto verso il basso, di solito puntando a colpire la testa o le spalle dell’avversario. È possibile sfruttare questa tecnica impugnando la spada ad una oppure a due mani, quando la situazione lo permette, per imprimere una forza ancora maggiore al fendente.
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Affondo rapido.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che sfrutta un appoggio sul piede sinistro per eseguire un affondo particolarmente rapido e cogliere di sorpresa l’avversario. Nella maggior parte dei casi l’attacco viene eseguito puntando al torso dell’opponente ed è in grado di perforare alcune armature sfruttando il minimo punto di impatto della lama.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Basso [25 SP]
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Lame di sangue.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Grazie all’aiuto di Alice, lo spirito intrappolato nel suo corpo, Markus è in grado di sfruttare il potere della Regina del Sangue, Hak’Yareth, per cristallizzare la struttura del sangue, creando lame tutto intorno al proprio corpo e provocando ferite da taglio a chiunque si trovi nelle immediate vicinanze. Gli effetti della tecnica aumentano all’aumentare del sangue utilizzabile, anche se questo richiederà maggiori energie.
      Raggio: 1 m (Area)
      Consumo: Variabile
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Dono della regina del sangue

      Equipaggiamento:
      - Claymore (Impugnata nella mano destra)
      - Scudo a Torre (Sostenuto dal braccio sinistro)
      - Coltello Militare Asgardiano (Nel fodero sulla schiena, impugnatura sulla destra)
      - GB01 “Avventuriero” [20/20 Proiettili, 1 Caricatore aggiuntivo] (Nella fondina al fianco destro)
      - Ricetrasmittente Neodhestellyta (Fissata all’imbracatura toracica)
      - Anello di Yuria (Anulare destro)
      - Rosario Nero di Entropia
      - T.D.C. Tessera di Riconoscimento
      - Borsa Nera contenente: 2 pozioni di recupero critiche (Ingombro 0,5), 4 confezioni di garze sterili, 1 pozione di cura bassa (Ingombro 0,25)
      - Sacca da viaggio contenente: sacco a pelo, borraccia da due litri, razioni per 1 giorno (colazione, pranzo e cena), kit igienico (sapone, dentifricio, spazzolino), torcia elettrica (1 batteria di ricambio), micce e acciarini per il fuoco, un cambio di vestiti, mantella impermeabile nera.
      - Idolo Entropico
      - Vera Testa di Anomalevia

      Vestiario:
      - T-shirt grigia con taschino sulla destra.
      - Felpa grigio scuro con cappuccio, cerniera frontale.
      - Pantaloni cargo, neri, in tela antistrappo, con tasche sull’esterno coscia e all’esterno delle ginocchia.
      - Calzettoni neri.
      - Stivali impermeabili neri, in cuoio, suola a carro armato, alti oltre le caviglie, chiusura doppia con cerniera e lacci.
      - Cintura robusta in pelle nera con fodero sul fianco sinistro e fondina sul fianco destro (Claymore e Avventuriero).
      - Imbracatura toracica indossata sopra la felpa alla quale sono fissati lo Scudo a Torre tramite dei tiranti e il fodero del coltello orizzontalmente sulla schiena (Coltello Militare).
      - Fascia con stemma di Entropia orgogliosamente indossata al braccio sinistro

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    ISHIMARU

    Non un lamento usciva dalle labbra di Ishimaru. Con riverenza, iniziò ad accettare la realtà di quanto fosse necessario fare per poter andare avanti e non rendere vano il sacrificio del suo caro amico. Ci sarebbe stato un tempo per rimpiangerlo a dovere, per fornirgli il giusto requiem.
    Azioni che richiedevano la loro sopravvivenza, azioni che richiedevano la sua attenzione più totale. Un tipo di esperienza nata con la più severa delle insegnanti: una morte che aveva già reclamato il suo spirito.
    Il suo passo era stanco e provato giacché il suo fisico era tornato ad essere reale, mortale, ma la sua determinazione non era minore, la sua fermezza era al più accresciuta. Gli occhi guizzavano verso ogni lato, e le lame tese si ergevano pronte a offrire difesa al fianco dei suoi amici, circondati com'erano da quelle orripilanti aberrazioni contro natura. Non avevano il tempo di combattere, solo di fuggire, ma ciò non voleva dire che avrebbero offerto la loro carne gratuitamente, senza offrire reazione, senza opporre resistenza. Eppure, laddove la mente guerriera redigeva scenari di combattimento, il cuore tremava fanciullescamente di fronte a quell'evenienza, intrappolato com'era in pensieri, sentimenti e implicazioni che non potevano essere espressi se non in maniera complessa.
    La loro speranza era quella di non combattere più, di riuscire ad andare avanti, andare oltre. Sopravvivere a qualsiasi costo.
    A ringalluzzire il Rigenerato ci pensò la visione dello squarcio, l'idea che il loro obiettivo era così vicino. A deprimerlo ci pensò invece lo spettacolo offerto dallo scorcio, l'infuriare di una battaglia che non vedeva quartiere o umanità.
    Barattare una situazione disperata per un'altra situazione disperata.
    Il passo vacillò, ma solo per un istante, dopodiché Ishimaru non si concesse altre distrazioni. L'idea era quella di affrontare un problema per volta, e di per certo circondati com'erano da quegli esseri e inseguiti comunque da una Divinità Corrotta, ciò che poteva esserci dall'altro lato non poteva essere davvero così pessimo.
    Non erano concesse altre distrazioni, e per questo il ragazzo si focalizzò sul suo obiettivo. Non erano concesse altre distrazioni, quindi ignorò il supporto delle aeronavi, il lancio dei missili, le esplosioni, i boati, il fumo; nessuna distrazione era concessa, quindi Ishimaru non pensò alla direzione di quei colpi, non pensò al loro effetto; non gli era concesso pensare alle conseguenze, all'utile ottenuto con quell'attacco missilistico; non si concesse nient'altro che lacrime, silenziose e cariche, di commiato. Non era un ragazzo forte, non era come Rehv, e se non avesse fatto così avrebbe ceduto allo sconforto e sarebbe rimasto indietro.
    Sarebbe morto.
    Non che la questione fosse ancora archiviabile.

    Tutti e tre infine passarono lo squarcio, con Sininen che aveva fatto uno sforzo in più per portare con sé Markus.
    Con il prima problema risolto, nonostante una battaglia infuriante attorno a loro, Ishimaru diede le spalle ai propri compagni e alla città di Adrastea, per rivolgere il proprio sguardo e le proprie lame verso i mostri che di sicuro avrebbero seguitato a raggiungerli.
    In guardia, rimase attonito e sbarrò gli occhi per due motivi precisi: l'impressione di vedere in lontananza il Dio Corrotto che dava le spalle allo squarcio, corrucciato e in posa difensiva mentre il polverone delle bombe si dissipava; una strana barriera di luce che aveva totalmente isolato le due dimensioni. Quest'ultima sembrava aver avuto fonte proprio da Markus, che riluceva della stessa luce divina.
    «Sei pieno di sorprese.»
    Fu laconico perché altro non riuscì a esprimere, ancora confuso da quello che doveva provare. Senza considerare che non erano assolutamente fuori pericolo, e anzi si erano ritrovati di fronte a una nuova minaccia che era riuscita a mettere fuori combattimento lo stesso odioso uomo in nero che aveva già causato loro problemi. Se l'entità che avevano di fronte non fosse stata così spaventosamente minacciosa, probabilmente Ishimaru avrebbe provato un minimo di gratitudine per il fatto di aver messo fuori combattimento lo sbruffone. Tuttavia, la creatura era decisamente ostile e poco benevola, e si era già rivolta al gruppo in un linguaggio strano e incomprensibile che Kuroha aveva interpretato a ragion veduta come una minaccia.
    Difatti, di lì a poco la creatura minacciosa emanò dell'oscurità con la quale intrappolò il trio. Un Oscurità che fu tremendamente familiare per il ragazzo.
    A Ishimaru venne la pelle d'oca, e d'istinto alzò la guardia seppur vanamente. Iniziò a iperventilare. Che il debito con Kaesir non fosse stato ancora saldato?
    Un rumore proveniente dall'alto sembrò rispondere alla domanda mai posta dal ragazzo. Una sfera di oscurità immensa, pronta a schiacciare tutti e tre.
    «No... non dopo tutto quello che è successo. Non dopo quello che mi hanno fatto passare. Non dopo che sono riuscito finalmente a tornare. NON ORA CHE HO UN CORPO!»
    In preda alla disperazione, sentì qualcosa dentro sé smuoversi, forse persino qualcuno. Il suo cuore sobbalzò per un attimo, ricordando solo in un secondo momento come non fosse da solo, come non ci fosse stato solo Myn legato a lui. Non era ancora in grado di esprimere parole, a malapena era in grado di trasmettere concetti e immagini. Nonostante questo, Rehv si era fatto capire totalmente, e Ishimaru fece tesoro di quanto comunicato.
    L'aiuto non venne solo dall'interno però. Non erano soli, non erano abbandonati a loro stessi, e Sininen ancora una volta si era rivelata un'alleata preziosa e abile che si era preposta alla difesa della squadra.
    «GIÙ TUTTI!»
    Con un salto li superò in altezza, dopodiché con una scarica elettrica si ricoprì, lei e la sua arma, dell'elemento, dissipando quell'enorme sfera nera.
    Vedere ciò corrispose a un piccolo miracolo per il giovane spadaccino, quanto bastava per restituirgli fiducia e speranza, nonché un'idea che iniziò a radicarsi nel suo animo: non era più in debito né con l'oscurità, né con Kaesir. Anzi, sapeva persino come affrontarla, per anni lo aveva fatto nella Dimensione Oscura.
    Le gambe si flessero, la schiena si inarcò, la spada bastarda tenuta con la sinistra fu posta in avanti e diagonale, in guardia, mentre la spada destra da lato fu posta in punta con il braccio indietreggiato; il respiro fu riportato sotto controllo stringendo i denti, e gli occhi divennero linee sottili. Solo una volta che si pose così in guardia notò che le sue armi avevano iniziato a rilucere di una luce sacra, simile a quella che si era presentata a coprire lo squarcio dimensionale. Un altro piccolo miracolo di Markus.
    "Basta indugiare, basta titubare, e ora che faccia anche io la mia parte."
    «Pfff...»
    Espirò molto lentamente, richiamando le sue energie, la sua connessione con la natura, poi...
    «Mugyu Shunko»
    [Attivazione "Shunko incompleto" - offensiva a mantenimento, danno medio, 50 sp, primo turno]
    Turbini di vento iniziarono a circondare i suoi arti e le sue armi, e la luce divina iniziò a mischiarsi a quei flussi, circondando il suo corpo di una corrente a metà tra il furioso e il divino.
    "Tsk... ancora non riesco a controllarlo come si deve..."
    Questa verità, non rivelata ad alta voce, lo costrinse a tenersi fermo per un po' per stabilizzare il suo potere, e mentre ciò avveniva vide Sininen dapprima divenire furiosa e poi tentare di colpire direttamente la fonte dei loro guai, fallendo solo perché una resistenza di qualche tipo la spinse indietro. C'erano molti dettagli che in primo luogo Ishimaru non aveva notato, un po' per lo stupore e un po' per la paura, uno di questi era che non si trovavano solamente in una dimensione oscura, ma con precisione loro erano posti su una piattaforma, mentre il loro nemico aveva cambiato natura, era posta al di fuori di quella piattaforma e ad assisterla sembravano esserci due escrescenze, una delle quali era stata mirata da Markus stesso.
    "Ora attento al campo di battaglia, basta distrazioni."
    Adesso che si era stabilizzato, aveva di nuovo la possibilità di muoversi, di controllare il suo potere e soprattutto di attaccare. Il tutto mentre Sininen, non demordendo, stava tentando altro per interagire con quell'esecrabile creatura, poco al di fuori dei loro raggi.
    «ISHIMARU! FALLE MALE.»
    Quella richiesta scaricò nuova adrenalina nel corpo del giovane spadaccino, che altro non aspettava se non l'occasione di diventare utile alla battaglia, utile a qualcuno.
    «ARRIVO!»
    Scattò, circondato dal vento, e nel mentre che si mosse, puntò al tentacolo sinistro, avendo valutato il fatto che era ancora troppo lontano per poter agire direttamente sulla creatura e che avrebbe fatto la prima fine della compagna di essere lanciato lontano. Con un incrocio di spada, tentò di raggiungere non solo con l'acciaio, ma anche con i turbini la carne oscura di quell'escrescenza [attacco supportato da "Shunko Incompleto" - aggiunta di un danno medio].
    Questa era la dialettica della spada di Ishimaru. Le prime parole pronunciate dopo tanto tempo di silenzio.





    VAlLYBv

      Myn Khaaru - Mezzoumano Figlio dell'Oscurità - Necromante - Nuova Dhestelyon - Azzurra




      Riassunto

      Ishimaru si trova ad accettare la separazione con Myn, pensando al fatto di doversi salvare per non rendere inutile quel sacrificio. Attraversata la faglia, riscopre quest'ultima coperta da energia divina nel mentre che un'altra battaglia infuria, più precisamente tra un essere oscuro sconosciuto e l'uomo in nero; quest'ultimo ha la peggio, e la creatura misteriosa ingloba il trio in una strana dimensione energetica. Di qui, la creatura cerca di attaccare il gruppo con un globo oscuro, ma Sininen li protegge con una difesa elementale. Dopo ciò, si passa al contrattacco, e mentre Markus attacca il tentacolo destro e Sininen cerca di raggiungere il corpo principale, Ishimaru si occupa del tentacolo sinistro

      Soul point
      Totali: 275
      Usati: 50

      Contatore Paradosso

      ISHIMARU: 200 su 300


      Parametri
      Crp: 250
      Mnt: 50
      Spr: 400
      Vlc: 175
      Dst: 200

      Tecniche Utilizzate
      Shunko incompleto

      Abilità Usate
      ///

      Usi liberi delle Abilità
      ///


      Conoscenze Teoriche usate
      ///

      Conoscenze Pratiche usate
      ///

      Abilità Vincolate
      • Moira Cloto/Atropo
      • Jivanadana
      • Vinigraha
      Status Fisico

      Ishimaru/Rehv: Illeso

      Danni parametrici: ///

      Status Mentale

      Ishimaru: saldo nella convinzione di dover sopravvivere per non rendere vano il sacrificio di Myn; confuso dal dover provare tutto di nuovo come un mortale; spaventato inizialmente dal vedere una Dimensione Oscura, per poi riprendere determinazione anche grazie a Sininen.

      Rehv: Ora è in una sorta di stato comatoso all'interno di Ishimaru, ma riesce a comunicare un minimo con lui tramite sensazioni


      Danni parametrici: ///

      Note Aggiuntive su Fisico/Mente


      Abbigliamento
      Maschera Respiratoria totale (abbandonata temporaneamente a terra); sopravveste nera a mantella; fasce bianche attorno all'addome; hakama nero; anfibi in cuoio.

      Equipaggiamento
      [INGOMBRO TOTALE: 7]

      - 1 Falce (ingombro 1)
      - 1 Spada D'arme [Islingr] (ingombro1)
      - 1 Spada Bastarda [Uluthrek] (ingombro 1)
      - Corda del Pentimento (ingombro 0) [oggetto recupero 50 SP; Usata]
      - Maschera Respiratoria (ingombro 0.5)
      - Pozione di Cura Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Alta x 2 (ingombro 0.50)
      - Pozione di Cura Critica (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Basso (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Medio (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Alto (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Critico (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Alta x 2 (ingombro 0.50)
      - Pozione di Recupero Critica (ingombro 0.25)


      Note per il master


     
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    Convergenza dell'effetto farfalla: Insania
    «L'era dell'oblio - Post XII»




    Maesphit, Adrastea. Piazza centrale di Adrastea (Reality marble di Anarghya). Mattina, 22 maggio 847

    Una violenta scarica di energia temporale si genera dal corpo del remnant che vi investe tutti, alterando il vostro corpo e facendolo "glitchare" varie volte senza però ulteriori conseguenze. [Tutti: Contatore paradosso +50] Kuroha si lancia all'attacco, nell'impeto del suo stato berserk, cercando di colpire il remnant con una catena di energia elettrica da lei creata. Il piano tuttavia non procede come da lei previsto e la catena sparisce subito dopo essere stata creata -e prima di raggiungere il remnant- [-Non è possibile usare tecniche ranged in modalità berserk-]. Il nemico non presta molta attenzione all'empyros, cerca invece di concentrarsi su Ishimaru e Markus intenti ad attaccare i due tentacoli laterali. L'offensiva dei due guerrieri va a segno con successo e gli attacchi portati con le loro armi bianche fendono i tentacoli, facendoli sparire. I pensieri ossessivi di Anarghya emettono un urlo selvaggio dopo aver subito quell'attacco e si lanciano subito in un violento assalto verso tutto il gruppo. [Azione 1:Cambio di stance, offensiva ad area. 50 SP. Spirito e Destrezza. Destrezza: 550] La creatura si avvicina violenta alla piattaforma, generando un'onda d'urto ed elevandosi, rivelando il grottesco ed orribile muso del kraken con cui è fusa da sotto la vita. Altri tentacoli compaiono sul campo di battaglia ai vostri lati, tutti pronti a schiacciarvi con dei potenti colpi. [Azione 2: Schiacciata tentacolare, 100 SP. Corpo & Velocità. 350 velocità.] Mentre i pensieri ossessivi cominciano a canalizzare grandi quantitativi di mana in preparazione ad un potente attacco. [Azione 3: Reality marble: Tsunami oscuro. 100 SP. Destrezza: 400] Poco dopo, potete osservare il mare sotto la piattaforma incresparsi e ritirarsi sempre di più, fino a generare un gigante tsunami oscuro da dietro di voi -seguito da un suono simile a quello di un terremoto- pronto a travolgere l'intera piattaforma.

    Nel Frattempo, all'esterno del reality marble...

    "L'aere brucia la pelle, quasi tagliente. Il mondo in fiamme, pare cristallizzarsi, smettere di muoversi nel singolo istante in cui la freccia punta, e scocca. Un rantolo, passo avanti, senza mai sosta, mentre attorno altri mille e mille dei difensori della Dea si contorcono e dibattono per averla vinta. Decine di loro cadranno per una Madre che non li ama, come fin dall'inizio è stato, dalla nascita della Triade su questo mondo condannato. Eppure, per cosa combattiamo noi se non che per quella divina forza dell'Infinito?"
    Una figura misteriosa legge ad alta voce i versi di un libro, mentre osserva dal tetto del palazzo in cui si trova il reality marble nel pieno della sua espansione l'intera città nel chaos.
    "Così è scritto, mia cara amica."
    Conclude, chiudendo il libro e voltandosi verso una figura incappucciata alle sue spalle.
    "Il piano procede a gonfie vele, nonostante alcuni imprevisti. L'erede di Fehor è caduto ma dobbiamo fare in modo di alimentare l'animo bellicoso di Zeit per..."
    "Quelle anomalie... A te non preoccupano?"
    La figura incappucciata interrompe l'uomo durante il suo monologo, preoccupata dei recenti avvenimenti.
    "Le anomalie? Oh, intendi per caso quel piccolo gruppo di avventurieri? È abbastanza strano che non siano sotto l'influsso della convergenza, quello devo ammetterlo."
    La figura incappucciata osserva irrequieta il reality marble, in cerca di spiegazioni per quello strano fenomeno. Perché stava succedendo? Che sia opera di entropia stessa per ostacolare il loro piano?
    "Grandi forze si sono messe in moto, posso chiaramente percepirlo. Il nostro piano potrebbe rallentare parecchio a causa di quelle persone."
    L'uomo sbruffa, quasi scocciato dalle preoccupazioni della sua amica.
    "Non preoccuparti, se dovessero risultare parecchio fastidiose penserò io stesso ad ucciderle. Ora abbiamo altri problemi a cui pensare, come ad esempio questo fantomatico "uomo in nero" e quei due... Curiosi uccellini che sono entrati nella faglia a Midgar."
    Un portale si apre alle spalle delle due misteriose figure, verso destinazioni ignote.
    "Per non parlare poi di Accademia. A tempo debito dovremo pensare anche a loro."
    Le due figure avanzano lentamente verso il portale.
    "Così tanto lavoro da fare mia cara, ma vieni."
    L'uomo arrivato davanti al portale fa un teatrale inchino, invitando la sua amica ad entrare per prima.
    "...Abbiamo una dea da sottomettere."


    {Angolo del Master}
    Siamo arrivati al climax.
    Note importanti: se proverete a saltare fuori dalla piattaforma, il vento oscuro vi respingerà subito dentro.
    Anche i tentacoli appena apparsi possono essere attaccati e spariranno brevemente dopo aver subito un entità di danni pari al medio. I tentacoli possono svolgere varie azioni durante un turno, quindi prestate massima attenzione!
    Finché il boss rimarrà fuori dalla pedana, subirà danni dimezzati da attacchi dalla distanza.
    Ogni masteriale il boss emetterà una scarica di energia che caricherà il vostro contatore paradosso di 50 punti, stessa sorte toccherà se verrete colpiti con successo dai suoi attacchi. (la scarica non è conteggiata come azione del boss.)
    Le armi incantate dall'energia entropica vi permettono di danneggiare il boss come fosse un qualunque altro nemico, finché le terrete in mano qualunque danno apportato da qualunque fonte proveniente da voi danneggerà il boss. (quindi anche con attacchi a distanza ed oggetti.) se verrete disarmati, il boss sarà immune a qualunque vostro danno finché non riprenderete le vostre armi.
    Inoltre, finché avrete le armi incantate in mano, otterrete questo buff:

    CITAZIONE
    Araldo di Entropia
    La creatura è incantata dall'energia dell'infinito. Finché è in questo stato può danneggiare esseri altrimenti invulnerabili ad attacchi portati dai mortali e sarà immune a qualsiasi aura o malia psionica passiva ostile.
    Il potenziamento sparisce se la creatura perde la presa sull'arma incantata.
    [Potenziamento di trama. Valido solo se in possesso delle armi incantate.]

    MAPPA

    Mappa:

    Punto Verde: Kuroha
    Punto Nero: Ishimaru
    Punto Bianco: Markus
    Punto grigio con interno rosso: Boss
    Punti grigi: Tentacoli oscuri
    Area rossa: Area degli attacchi del boss.

    Info sull'idolo:

    Idolo entropico prosciugato
    Piccolo idolo di 12 cm che raffigura entropia. Pareva disporre di un potere misterioso, ma ora è completamente inutile.
    [Artefatto - Durezza pari a quella del titanio.]

    Proroghe Usate: //


    Info sui nemici:
    jpg
    Nome: Pensieri Ossessivi Di Anarghya
    Energia: Blu
    Parametri:
    Corpo: 600 || Spirito: 650 || Mente: 30 || Velocità: 350 || Destrezza: 550

    Soul Points: 600/1000

    Danni subiti: Danni alti ai tentacoli / Nessun danno sul corpo principale.

    Razza: Sconosciuta. (Remnant..?)

    Conoscenze utilizzate: //

    Equipaggiamento: //

    Abilità:
    Reality Marble (Vento Oscuro)
    Il Frammento oscuro; la fonte di energia di qualunque Remnant, anche più importante del loro cuore e scrigno della loro essenza, di tutti i ricordi negativi, di tutti i sentimenti oscuri che li compongono e unica chiave per l'Oblio in cui solamente loro possono rientrare. Tale Frammento vive solo se il Remnant vive e ciò lo porta a fare di tutto per aiutare il suo alleato, soprattutto in battaglia. Una delle applicazioni più potenti del Frammento di un Remnant è definita Reality Marble, un'abilità che consente al Remnant di proiettare un suo mondo interiore nel mondo esterno usando come matrice di potere il proprio Frammento e quindi l'Oblio stesso. Lo specifico Reality Marble di un Remnant viene definito Vento Oscuro in quanto il nuovo campo di battaglia si materializzerà a seguito di una forte folata di energia oscura che lo investirà completamente (in base al metraggio consentito dall'energia). Tale mondo non sarà assolutamente un'illusione e non potrà in alcun modo essere debellato.
    [Razziale #1.]

    Dominio del Reality Marble
    Per ogni Energia del Remnant, saranno concessi due slot tecnica extra (non conteggiate nel limite di tecniche che è possibile possedere), utilizzabili solo ed esclusivamente all'interno del dungeon. Esse potranno essere Offensive, Difensive, di Supporto. Esse dovranno essere strettamente correlate al RM, ovvero non potranno essere utilizzate dall'utente per il suo personaggio ma solo per la modifica dell'ambiente (creazione di spuntoni di roccia, proiettili di lava, folate di vento ecc). Non sarà possibile generare vegetazione in un ambiente lavico: occorre comunque rispettare le caratteristiche del dungeon. Le tecniche avranno un costo fisso da 25 a 100 SP, in base alla scelta dell'utente, e saranno strettamente correlate alle soglie parametriche del personaggio. Sono vietate tecniche autoconclusive.
    [Razziale #2 Abilità matrice per la creazione di tecniche collegate al reality marble.]

    Disperazione dal cronografo
    Il cronografo di Anarghya, che per motivi ignoti sta funzionando come frammento per questo remnant, emette una malia che induce qualsiasi essere nelle vicinanze ad essere assalito da sentimenti di tristezza, disperazione e rabbia.
    [Razziale #3 Malia Remnant.]

    ???
    La creatura è immune a qualsiasi azione ostile da parte di creature mortali o non divine. Potrà essere danneggiata solo da determinati tipi di armi e magie oppure se dentro l'area d'azione di una o più aure divine degli eredi. (in questo caso, sarà danneggiabile come una normale creatura.)
    [Razziale #4 Immunità ad azioni ostili da parte di creature mortali.]



    Tecniche:

    Reality Marble - Sfera Oscura
    I pensieri ossessivi di Anarghya canalizzeranno il loro mana per evocare dal cielo una sfera di mana oscuro dalla circonferenza pari a 5 metri che si scaglierà in un qualsiasi punto entro 7 metri da lei danneggiando qualsiasi nemico nel punto d'impatto. All'apparizione della meteora, sarà possibile udire turbolenze e/o vibrazioni in tutto il campo di battaglia.
    [Offensiva ad area, 100 Sp. Spirito e destrezza, Dominio del reality marble.]

     
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    La furia faceva dimenticare molte cose, prima fra tutte la concentrazione necessaria a far fuoriuscire e stabilizzare il mana dal corpo. La rabbia le aveva detto di ghermire, di trovare un modo di farla arrivare tra le sue grinfie, quella mostruosità, ma la rabbia non ricordava quanto fosse fragile quel filamento di fulmini fra le sue dita violente e distruttrici. La corda luminosa brillò, tirò, e poi scomparve in una nuvola di luce crepitante mentre Kuroha incespicava all'indietro in un rantolo rabbioso come una tigre in gabbia. Non poteva fare nulla, nulla, NULLA! Ma durò poco, perché fortunatamente i suoi compagni di squadra, molto più savi di lei in quel momento, si erano dati più intelligentemente all'annientamento dei due minacciosi tentacoli che rischiavano di essere una grave minaccia se non li avessero immediatamente distrutti. Una volta colpiti con forza i due tentacoli scomparvero in ombre glitchanti, e la creatura si infuriò, rilasciando una breve onda di energia mentre si innalzava e finalmente, con somma gioia dell'Empyros, arrivava a portata di tiro. La piccola ondata si infranse contro le scariche che sembravano come far parte della pelle dell'Empyros [1- Conduzione, difesa variabile 50 sp, corpo 450/velocità 700.], e mentre i grandi tentacoli rievocati cadevano simili a grandi torri in crollo su di loro, Kuroha cercò di correre istintivamente verso Ishimaru, che fra loro tre era il più esposto ai pericoli del paradosso - ma i tentacoli la raggiunsero e sfruttarono quel momento in cui aveva la guardia abbassata, colpendola senza pietà e facendola stramazzare al suolo per qualche istante. Nessuna buona azione resta impunita, ho capito... [Danno alto subito, +100 paradosso] Il suo corpo era pieno di quel formicolìo fastidioso che prima grazia le aveva voluto far percepire soltanto alla gamba. Ora era come avere un brulicante formicaio rosicchiarle la schiena e il fianco sinistro, mentre alla vista degli altri, mentre si tirava su, parte del suo corpo sarebbe apparso come se a tratti sfasasse fuori della realtà e si colorasse di luci e tinte impossibili.
    Non era ancora finita. Il rombare sordo di una enorme onda che si formava in lontananza, pronta a travolgerli, la fece di nuovo focalizzare sull'obbiettivo, sul pericolo. Non era necessario fosse lei a muoversi ora, e se gli altri due erano riusciti a difendersi dai tentacoli, forse poteva fare ancora qualcosa per loro.
    « DIETRO DI ME! » - Non era un bastione efficace come lo scudo dell'asgardiano, ma aveva solo la propria rapidità da poter usare contro quell'onda che rapidissima si stava per infrangere su di loro. Doveva cercare di far loro scudo solo usando il suo corpo, perché stavolta il bastone sarebbe servito a poco. Lo piantò a terra e lo inclinò, cercando di creare una zona sicura più grande possibile, mentre l'acqua nera e tossica gli passava addosso e crepitava sulla pelle acida e velenosa, lottando contro l'energia che la ripelleva strenuamente. [2- Conduzione, difesa variabile 100 sp, corpo 450/velocità 700.]
    Anche con tutta la rabbia possibile, in quelle condizioni, Kuroha per qualche istante barcollò. La situazione era davvero dura. Avrebbe tanto voluto avere Kelev al fianco per avere un altro lottatore abbastanza svelto e forte, o anche solo un piccolo aiuto da quell'essere incappucciato che tanto sembrava declamarsi loro benefattore, ma ancora non si vedeva. L'empyros fece un respiro, tremò per un attimo.
    « Forse dopo... mi servirà un'altra di quelle boccette, Yar. » - Deglutì, poi batté il bastone per terra, una, due, tre volte, il metallo che rimbombava sulla piattaforma cristallina e l'incendio della furia che di nuovo divampava. Era lì, vicina, doveva soltanto dilaniarla, e si lanciò all'assalto con un grido mentre il crepitare ormai familiare risuonava un'altra volta e i pugni brillavano di energia.
    Era lì, fu facile: un salto ed ecco che gli occhi del kraken ricevevano una scarica elettrica abbastanza forte da impedir loro di vedere la luce per sempre, se erano veri occhi e non un'altra mostruosità.
    « CADI! CADI! CADI, MALEDETTA BESTIA, E CADI SOLA PERCHE' ALTRIMENTI CADRAI CON ME! »
    Uno, due, tre pugni, rabbiosi, veloci tanto da sfuggire lo sguardo, ogni colpo che nascondeva una piccola scalata nel dolore delle saette: e poi una esplosione di energia fortissima e tonante, ammutolendo ed abbagliando per un istante tutto attorno.
    La luce cessò, e lì, bastone in mano piantato nel cuore della creatura, eccola nel finale del suo crescendo di violenza.
    Forse con in mano un altro fallimento, come l'ultima volta, con la preda rubata da un proiettile traditore.
    Ma quella luce e quel rumore assordante, forse, in cuor suo sperava, che avrebbero dato ai suoi compari il momento propizio per colpire con tutta la forza che avessero.
    [3- Raffica di colpi: Scarica(100 sp, cor/vel), Impulso(50sp, cor/vel), Stroncamento(100 sp, cor/vel); corpo 450/velocità 700.]

    kuroha_monogram_divider

    Kuroha Honden / Sininen ♦ Empyros ♦ Berserker ♦ Verde ♦ Conartha

    [ C 450 - M 75 - S 100 - V 700 - D 285 ]
    175/300

    Resoconto;

    ◄ Azione 1: Conduzione, difesa variabile 50 sp cor/vel contro Cambio di Stance.
    ◄ Kuroha subisce Schiacciata tentacolare, danno alto e +100 paradosso. {mi pare non sia più in vigore la regola delle schivate quindi non parando l'attacco lo subisco per forza. }
    ◄ Azione 2: Conduzione, difesa variabile 100 sp cor/vel (raduna gli altri due per proteggerli dall'ondata mettendosi davanti a loro).
    ◄ Azione di movimento: Kuroha si lancia verso la creatura, ora esposta
    ◄ Azione 3: Utilizza Furia Battagliera, utilizzando in raffica Scarica, Impulso e Stroncamento (250 SP tot).

    ◄ Mappa: ///

    Fisico; danno alto fra schiena e lato sinistro del corpo, contundente.
    Psiche; unga bunga^100
    Soul Points; 475-(50+100+250) = 75 SP
    Conoscenze Teoriche;
    Linguistica lv.1 [Madrelingua Antartide - Velnoor]
    Studioso di Razze lv.1 [Demoni - Mannari - Figli del Mare]
    Viaggiatore lv.1 [Coolkharea]

    Abilità;
    Campo Elettrico [Percezione Fisica Esseri Viventi basata sull'elettricità generata dai loro corpi, scala su Corpo] - Inattiva
    Medium Naturale [Abilità Supporto; percezione e interazione con spiriti e presenze soprannaturali]
    Incrollabile [Resistenza al dolore di entità bassa]

    Tecniche Utilizzate;
    Conduzione
    ;difensiva materiale
    Nonostante appaia molto semplice, Kuroha ha impiegato tempo per padroneggiare questa tecnica per via della natura inerentemente offensiva del fulmine. Quando sta per essere colpita da qualcosa di fisico, Kuroha avvolge la parte del corpo interessata con abbastanza energia elettrica da consumare tutta l'offensiva in arrivo, annientando a vicenda le due energie. Quando l'offensiva è troppo grande, Kuroha è capace di fare la stessa cosa ricoprendo l'intero corpo.
    { Variabile // Sé, Corpo-Velocità // Matrice Elettrica }

    Scarica
    ;offensiva
    Il classico utilizzatore del fulmine scaglia lunghe saette come fossero giavellotti luminosi: Kuroha per arrivare a padroneggiare questo stadio dell'elettricità è passata per due stadi.
    1 Il primo riguarda il proprio corpo, ed è certamente quello in cui la ragazza è più proficiente. L'energia elettrica pervade le sue membra e le avvolge in luminose scariche crepitanti, solitamente accompagnando un pugno o un calcio, per poi scaricarsi direttamente nel corpo avversario come un taser.
    Grazie a queste due tecniche è capace di grande variabilità tattica e di sorprendere i propri avversari, facendo connettere colpi in corpo a corpo anche quando il nemico si è portato appena fuori della sua portata.
    Questa tecnica può essere usata in maniera efficace per distruggere e demolire oggetti di vario tipo, da lucchetti e chiusure (Basse), a porte di legno e rocce franate poco dure (Medie) fino a massicce porte blindate o muri di roccia (Alte).
    { Variabile(100 SP) // Raggio: 1- Contatto, Corpo-Velocità / // Matrice Elettrica Razziale }

    Impulso
    ;offensiva media
    Questa tecnica si è manifestata in modo istintivo le prime volte in cui Kuroha stava per cadere nello stato Berserk; solitamente una risposta a quando è in pericolo subito dopo avere evitato un attacco molto pericoloso, o quando viene presa alla sprovvista, è una improvvisa emissione di energia elettrica tutto attorno a lei, a forma di cupola luminosa (o sfera, nel caso si trovi a mezz'aria). Quando la tecnica si attiva, Kuroha irrigidisce i muscoli, rimanendo ferma qualche istante. I danni dell'Impulso non sono ingenti, tuttavia oggetti colpiti potrebbero venire smossi leggermente.
    Il forte rumore della tecnica, come un rombo di tuono, potrebbe essere utile come diversivo per coprire altre tecniche alleate che siano in arrivo.
    { Costo: 50 sp // Area(1m), Corpo-Velocità // Matrice Elettrica Razziale }

    Stroncamento
    ;offensiva
    Tecnica che sfrutta il bastone, creando delle estensioni eteree dell'arma da entrambi i lati di circa 1,5 metri per estremità; non inficiano sulla maneggevolezza, poiché non influenzano materia inanimata e ambiente, passandoci attraverso. Usata soprattutto in colpi di punta, quando questa tecnica colpisce un essere vivente non palesa ferite, ma danneggia gravemente gli organi interni, rendendo problematici interventi di cura immediata o pronto soccorso.
    { Costo: 100 sp // Contatto, Corpo-Velocità // Matrice Rozza Disciplina }

    Conoscenze Utilizzate; ///

    Equipaggiamento — 6/8 I + 0.25/2 I [Disposizione];
    Armatura tattica in acciaio (4 I)
    Bastone [Arma in Ferro e Legno, 2 metri] (1 I)
    Coltello [Arma in Ferro, 25 cm] (1 I)
    Guanti [Accessorio] (0 I)
    Borsa [Accessorio] — +2 I
    {Oblio Liquido (0.25 I)}
    Vestiario normale: maglietta aderente nera in cotone a collo alto e mezze maniche, pantaloni di fustagno antracite, anfibi di pelle nera, calzini, canottiera di lana, intimo nero (reggiseno sportivo e mutanda tipo culotte).

    Note;


     
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    Legenda:
    «Parlato Markus»
    "Pensato Markus"
    "Pensato Alice"
    «Parlato Ishimaru»
    «Parlato Kuroha»


    Mattina del 22 Maggio 847
    Piazza Centrale di Adrastea,
    Adrastea, Maesphit.



    La lama della claymore di Markus fendette il tentacolo come burro, dilaniandone le carni e separandolo di netto dal corpo della creatura. Non appena l’arto amputato non fu più connesso alla creatura, scomparve senza lasciare traccia alcuna, come non fosse mai stato lì in primo luogo.

    Con un urlo agghiacciante il remnant rilasciò un’esplosione di energia, con il suo corpo come epicentro, l’onda di propagazione attraversò il trio di combattenti, proseguendo la sua corsa fino a perdersi nell’oscurità in lontananza. Markus sentì un formicolio alla sezione inferiore del suo corpo e quando rivolse il suo sguardo verso di esso vide l’immagine distorcersi e vibrare. La sua mente tornò a Kelev e al modo in cui fosse scomparso proprio di fronte ai loro occhi, allontanato da una forza che non erano in grado di comprendere, figurarsi contrastarla. Una sensazione di impotenza prese il sopravvento sulla sua determinazione ed istintivamente cercò con lo sguardo i suoi compagni di viaggio. Vide Ishimaru abbattere l’altro tentacolo con un fulmineo movimento della sua spada, facendo scomparire anche in quel caso l’arto reciso.
    Markus aprì la bocca per congratularsi con lo spadaccino, ma in quel momento il kraken si lanciò contro la piattaforma, abbattendosi contro la difesa elettrica di Kuroha, che assorbì l’urto di quell’assalto rilasciando una scarica di fulmini che avvolse il suo corpo, crepitando furiosa contro quell’aggressione.

    Il volto dell’estiva era adesso segnato da un ghigno sadico, come quello di un predatore che osserva la propria ignara vittima muovere un passo dopo l’altro nella sua direzione.
    Purtroppo però la vittima in questione non era un piccolo erbivoro minacciato da un branco di leoni di montagna, ma un enorme abominio nel proprio ambiente naturale che non avrebbe permesso ad anima viva di minacciare la sua incolumità.

    Senza preavviso altri tre giganteschi tentacoli apparvero tutt’intorno a loro, preparandosi a ridurli in poltiglia con pura forza bruta, alla stregua di un mortaio da speziale.

    Il paladino sollevò istintivamente la propria egida, canalizzandovi il proprio potere e piegando le gambe per prepararsi ad assorbire il devastante urto che lo avrebbe colpito di lì a poco. Dallo spiraglio apertosi nello scudo a torre durante il primo scontro con le creature di Zeit vide le ventose dell’enorme tentacolo avvicinarsi a velocità crescente, mentre il grottesco arto del kraken compiva la sua traiettoria. L’impatto sull’egida del paladino generò un boato assordante, mentre l’aggressore sfruttava tutta la propria forza per rendere quel fragile corpo umano una parte integrante della piattaforma sospesa. Markus crollò in ginocchio, incapace di sostenere la forza devastante del colpo, mentre Alice ruggiva furiosa nella sua mente, temendo per le loro vite. La pressione dell’enorme batticarne non sembrava diminuire in alcun modo, mentre la patina dorata di energia infusa da Markus nell’egida iniziava a scemare, dissipata dall’enorme forza esercitata. All’improvviso, con un rumore simile ad una vetrata frantumata, la protezione dell’abilità marziale del paladino venne meno, lasciando lo scudo inerme contro la schiacciante superiorità offensiva del tentacolo.

    «RRAAAAAAAAAAAAAAAAAAH» Urlò Markus, sentendo le articolazioni della spalla cedere sotto l’eccessiva sollecitazione alla quale erano sottoposte.

    La superficie dello scudo a torre fu attraversata verticalmente da una crepa, segno inequivocabile che anche il suo fedele compagno, che lo aveva protetto in innumerevoli situazioni di pericolo, fosse giunto al limite e stesse per frantumarsi.
    In appena un istante, così come era sopraggiunto, il tentacolo tornò alla propria posizione di partenza, lasciando Markus attonito ad osservare l’oscuro oceano che si estendeva sotto la superficie traslucida della piattaforma, ringraziando Entropia di essere sopravvissuto al brutale assalto.
    [Tecnica Difensiva Fisica Variabile - “Fortezza Vivente” - Costo 50 SP - Scaling Corpo 350/Velocità 250]


    Markus tentò lentamente di rimettersi in piedi, cercando di diagnosticare i danni subiti: lo scudo era piegato verso l’interno, deformato dalla potenza del colpo, il ginocchio destro sanguinava, avendo scaricato a terra l’enorme pressione sopportata, mentre la spalla gli provocava un dolore insopportabile da ogni movimento.

    "Cosa… cosa cazzo ci facciamo qui, Mark." Chiese Alice, con un filo di voce.

    «Il nostro dovere.» Rispose lui ansimando. «Solo il nostro dovere Aly»
    "Abbiamo qualcosa di rotto?" Chiese di nuovo lei, riprendendo lentamente il controllo. Markus sentì la voce dell’amica vibrare per l’insicurezza e la paura.

    «No. Non credo, altrimenti non potrei muovere la spalla.» Disse tentando di far compiere una rotazione al braccio sinistro, digrignando i denti per il dolore. «Però non credo di poterla sforzare ancora molto...»

    Markus rivolse lo sguardo verso il campo di battaglia, notando immediatamente che Sininen si trovava a terra, colpita a sua volta da uno dei tentacoli del mostro.

    "No!" Fu tutto ciò che riuscì a dire Alice, mentre il suo sconforto veniva rimescolato a quello di Markus, gettando il duo nel panico.

    Incurante delle proprie ferite, Markus si lanciò verso la compagna ferita, lasciando cadere rumorosamente la claymore ai suoi piedi e porgendole un braccio perché lei potesse rimettersi in piedi. Non appena Sininen fu di nuovo in posizione eretta, Markus le mise in mano l’ultima pozione che aveva ricevuto da Barthold all’inizio di quella folle giornata, una banale pozione curativa verdastra al sapore di menta, che avrebbe potuto solamente lenire le sofferenze della donna.

    «Non è un granché, ma dovrebbe almeno aiutarti con il dolore.»
    [Oggetto consegnato: Pozione di Cura Bassa]


    Un bagliore negli occhi della ragazza mise nuovamente in allerta il paladino. «DIETRO DI ME!» Urlò l’estiva, conficcando a terra il bastone, mentre la piattaforma iniziava a tremare come durante un terremoto.

    Markus si volse a guardare nella stessa direzione dove erano puntati gli occhi di Kuroha. Fu così che vide il fragoroso e vorticante muro d’acqua in rapido avvicinamento, mentre la superficie dell’oceano al di sotto della piattaforma si era fatta più lontana, per tutta l’acqua che era stata trascinata via dall’onda anomala.

    Il paladino rimise la spada nel fodero, imbracciando lo scudo a torre con entrambe le mani e disponendosi al fianco di Sininen, facendo confluire quanta più energia possibile nella propria egida malridotta.

    «Ti chiedo solo un ultimo sforzo, ti prego.» Sussurrò tra sé e sé, notando la luce dorata illuminare le crepe e lo squarcio di quel bastione da lui erroneamente considerato impenetrabile.
    [Tecnica Difensiva Fisica Variabile - “Fortezza Vivente” - Costo 50 SP - Scaling Corpo 350/Velocità 250]


    Lo tsunami oscuro colpì con tutta la sua forza il trio, tentando di schiacciare chiunque di loro fosse sopravvissuto all’assalto dei tentacoli. Tutto si fece buio, mentre l’acqua di quel mare impossibile tentava di oltrepassare il blocco impostole dalla squadra di soccorso.
    Gocce d’acqua oscura presero a penetrare la difesa del paladino, oltrepassando la sua protezione scintillante e la sua egida malridotta per ferirgli le braccia in corrispondenza di ogni spiraglio nel quale riuscissero ad insinuarsi. Il bruciante dolore quasi gli fece perdere la presa sullo scudo, e lentamente iniziò a sentire la pressione dell’acqua vincere sulle sue forze.

    "Coraggio Mark." Sussurrò una voce nell’oscurità della sua mente. "Ce la puoi fare. Ce la possiamo fare."

    Le iridi del paladino si illuminarono di un rosso brillante, mentre tentava con tutto sé stesso di sostenere il proprio scudo incurvato dalla pressione dell’acqua.

    Un bagliore luminoso apparve al centro dello scudo, assorbendo energia direttamente dall’attacco nemico per curare le ferite del paladino, sanando con suo enorme sollievo il dolore alla spalla.
    [Abilità di Classe - “Surgere”]


    Rinsaldato da quella sensazione di sollievo, Markus trovò la forza di reagire, riportando con non poca fatica il bastione nella posizione iniziale, mentre l’oscurità dall’altro lato iniziava a strappare piccole sezioni del suo scudo, allargando la crepa verticale in ogni direzione secondo un motivo a tela di ragno.

    E finalmente, com’era sopraggiunta, l’onda anomala scomparve.

    Markus si dedicò a valutare i danni: le sue braccia presentavano molteplici segni di ustione, ma per quanto fossero estesi non sembravano aver penetrato i primi strati di pelle. Alcune gocce acide avevano raggiunto anche altre parti del suo corpo, limitandosi però a rovinargli i vestiti e a causargli piccoli segni circolari di bruciatura, principalmente su spalle e torso. Come se tutto ciò non bastasse l’immagine del suo corpo era distorta come mai prima di allora, vibrante e tremolante come una fiammella in una tempesta.
    A pagare il prezzo più alto era stato lo scudo a torre, ormai indistinguibile da un pezzo di lamiera colpito da un bombardamento. Un’intera sezione della piastra bassa giaceva a terra, insieme ad una moltitudine di frammenti e schegge metalliche. La superficie esterna era invece divenuta ruvida per i graffi e le abrasioni, oltre ad essersi incurvata e deformata a causa dei molteplici colpi ricevuti.

    Con un urlo, Sininen si lanciò alla carica, aggredendo il mostro con una tempesta di colpi, in preda ad una rabbia cieca.

    Markus invece comprese che non sarebbe stato di alcun aiuto in quelle condizioni e fece un passo indietro, posizionando la mano destra sul braccio sinistro per recitare una rapida preghiera alla Madre, prima di raddoppiare con il braccio destro.

    Una soffusa luce dorata apparve in corrispondenza del suo cuore, trasmettendosi attraverso le braccia fino alle mani, per irradiare le ferite scavate dall’acido nella sua pelle. Rapidamente le abrasioni e le bruciature scomparvero, risanando completamente i danni subiti da quell’ultimo attacco.
    [Tecnica Curativa Fisica - “Preghiera Lenitiva” - Costo 50 SP - Scaling Corpo 350/Velocità 250]


    "Stiamo arrivando, Sininen. Tieni duro."


      [Markus Yarrik ~ Umano ~ Paladino ~ Asgard ~ Bianca]
      Markus Yarrik


      Parametri Principali: [Corpo 350] – [Mente 100] - [Spirito 100] - [Velocità 250] - [Destrezza 100]

      Riassunto delle Azioni: Dopo aver abbattuto il primo tentacolo del mostro ed aver visto Ishimaru abbattere il secondo, Markus cerca di difendersi dalla Schiacciata Tentacolare del mostro, subendo parzialmente il colpo. [Azione 1 – Tecnica Difensiva “Fortezza Vivente” – Costo 50 SP – Entità Media – Corpo 350/Velocità 250] Vedendo Kuroha a terra, corre ad aiutarla a rimettersi in piedi e le consegna una pozione curativa [Azione 2 – Consegna oggetto “Pozione di cura bassa”]. Al sopraggiungere dello tsunami oscuro Markus solleva nuovamente lo scudo malridotto per difendersi dall’attacco in arrivo, ma nuovamente le sue difese si rivelano insufficienti per difenderlo dall’aggressione e subisce estese bruciature da acido alle braccia [Azione 3 – Tecnica Difensiva “Fortezza Vivente” – Costo 50 SP – Entità Media – Corpo 350/Velocità 250]. Quando Kuroha si lancia all’attacco del mostro, Markus comprende di non poter essere di alcun aiuto in quelle condizioni e rimane indietro, curando le proprie ferite [Azione 4 – Tecnica Curativa “Preghiera Lenitiva” – Costo 50 SP – Entità Media – Corpo 350/Velocità 250].

      Tecniche Utilizzate: Fortezza Vivente, Surgere, Fortezza Vivente, Preghiera Lenitiva.
      Conoscenza Utilizzata: n/a

      Status Fisico: Affaticato - Ferita all’avambraccio sinistro, stabile e fasciata con garze sterili [Entità bassa]; Contusione alla spalla sinistra [Entità bassa]; Ferita superficiale al ginocchio destro, irrisoria perdita di sangue [Entità bassa] Estese bruciature da acido superficiali ad entrambe le braccia [Entità media].
      Status Mentale: Scosso – Nessun danno.

      Contatore paradosso: 150/300
      Soul Points: 150/300
      Ingombro: 4

      Abilità di Classe:
      - Il mio scudo per Entropia!
      Grazie ad un incessante allenamento nell'utilizzo degli scudi, Markus è in grado di sfruttare questo strumento normalmente difensivo come un’arma. Predilige grandi scudi a torre che permettono grazie al loro peso sia di resistere ad assalti violenti, sia di essere usati per sfondare la guardia nemica, o ancora come arma da impatto durante uno scontro corpo a corpo.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche tramite Scudi].

      - Benedizione di Entropia
      La profonda fede del paladino gli consente di concentrare tramite le preghiere l’energia di Entropia per curare ferite di differente natura.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche di Cura Fisica].

      - Carica
      Frapponendo il proprio scudo fra sé e gli avversari, il Paladino è in grado di scaraventarli a distanza canalizzando nell'arma il proprio potere divino. Per funzionare, Carica deve essere usata quando i nemici sono a distanza molto ravvicinata rispetto al paladino (1-2 metri). {Prova di forza variabile, scala su Corpo, raggio normale}

      - Surgere
      Una volta per quest/role, quando un paladino si difende con successo tramite una tecnica difensiva, può curarsi gratuitamente di un'entità pari a metà del danno dell'attacco bloccato, per un minimo di cura bassa (Esempio: paro una critica, mi curo gratuitamente da un'entità alta di danno). Questa capacità è applicabile solamente contro i danni materiali.

      - Uno per tutti
      Quando il Paladino usa una tecnica di Cura su sé stesso il costo di quella cura è dimezzato.

      - Primo Soccorso
      Il Paladino può utilizzare tecniche di Cura su sé stesso durante il combattimento.

      - Senso Acuito
      Il sesto senso del guerriero subirà un notevole miglioramento, quasi rasentando quello presente negli animali: sarà quasi impossibile coglierli di sorpresa, soprattutto se di spalle. Restrizioni: Funziona solo con guerrieri di livello pari o inferiore il proprio, se un avversario dovesse essere di un livello superiore a quello del guerriero, questo non riuscirebbe a captare la sua presenza.

      Abilità Personali:
      - La miglior difesa è l’attacco.
      La scelta dell’arma è considerata come un rito di passaggio per tutti i ragazzi che affrontano la preparazione alla carriera militare ben prima della leva obbligatoria. Considerata la scarsa mobilità di uno scudo a torre Markus scelse l’addestramento alla scherma con spade ad una mano e mezza che gli permettevano una maggiore flessibilità nelle diverse situazioni.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite spade ad una mano e mezza].

      - Dono della regina del sangue.
      La madre di Markus, Yuria era destinata ad accogliere il potere di Hak’Yareth, la “Regina del Sangue” venerata dalla setta di cui aveva fatto parte fin da bambina. Molti anni dopo, Markus tentò di rianimare una ragazza inoculata con il sangue di Hak’Yareth da parte del Gran Maestro della setta. L’inaspettata reazione che scaturì da quel tentativo disperato trasformò Markus nell’araldo della Regina del Sangue, sigillando nel suo corpo lo spirito della ragazza e con esso la capacità di manipolare il sangue.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite magia del sangue].

      - Fortezza Vivente.
      Tipo di tecnica: Difensiva.
      Il paladino diventa un tutt'uno con lo scudo aumentando di molto la capacità di resistere ai danni in arrivo ed attutire anche gli urti più violenti. Finché la tecnica è attiva il corpo del paladino è avvolto da un riflesso dorato ed aumenta la propria resistenza.
      Raggio: n/a
      Consumo: Variabile.
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Ariete.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Utilizzando la gamba sinistra come appoggio dell’intero peso del corpo e ruotando di 90° il braccio sinistro è possibile usare uno scudo come strumento offensivo. Il peso dello scudo e la forza del combattente influiscono sul colpo che è pensato per sbilanciare o tramortire i nemici provocando al contempo danni nell'area di impatto.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Preghiera Lenitiva.
      Tipo di tecnica: Cura, Fisica.
      Quella lenitiva è una delle prime preghiere che è stata insegnata a Markus. Di per sé è un’invocazione ad Entropia che può assumere diverse forme ma, se usata per canalizzare la volontà di combattere la sofferenza, può diventare uno strumento efficace per curare ferite fisiche o stabilizzare le condizioni di un ferito. La tecnica viene eseguita imponendo la mano sulla ferita e recitando la preghiera mentre un fascio di luce si sprigiona dal palmo del paladino.
      Raggio: 1 m (Contatto)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Benedizione di Entropia

      - Fendente pesante.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che consiste in un assalto verticale dall'alto verso il basso, di solito puntando a colpire la testa o le spalle dell’avversario. È possibile sfruttare questa tecnica impugnando la spada ad una oppure a due mani, quando la situazione lo permette, per imprimere una forza ancora maggiore al fendente.
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Affondo rapido.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che sfrutta un appoggio sul piede sinistro per eseguire un affondo particolarmente rapido e cogliere di sorpresa l’avversario. Nella maggior parte dei casi l’attacco viene eseguito puntando al torso dell’opponente ed è in grado di perforare alcune armature sfruttando il minimo punto di impatto della lama.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Basso [25 SP]
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Lame di sangue.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Grazie all’aiuto di Alice, lo spirito intrappolato nel suo corpo, Markus è in grado di sfruttare il potere della Regina del Sangue, Hak’Yareth, per cristallizzare la struttura del sangue, creando lame tutto intorno al proprio corpo e provocando ferite da taglio a chiunque si trovi nelle immediate vicinanze. Gli effetti della tecnica aumentano all’aumentare del sangue utilizzabile, anche se questo richiederà maggiori energie.
      Raggio: 1 m (Area)
      Consumo: Variabile
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Dono della regina del sangue

      Equipaggiamento:
      - Claymore (Nel fodero al fianco sinistro)
      - Scudo a Torre (Sostenuto dal braccio sinistro)
      - Coltello Militare Asgardiano (Nel fodero sulla schiena, impugnatura sulla destra)
      - GB01 “Avventuriero” [20/20 Proiettili, 1 Caricatore aggiuntivo] (Nella fondina al fianco destro)
      - Ricetrasmittente Neodhestellyta (Fissata all’imbracatura toracica)
      - Anello di Yuria (Anulare destro)
      - Rosario Nero di Entropia
      - T.D.C. Tessera di Riconoscimento
      - Borsa Nera contenente: 2 pozioni di recupero critiche (Ingombro 0,5), 4 confezioni di garze sterili, 1 pozione di cura bassa (Ingombro 0,25).
      - Sacca da viaggio contenente: sacco a pelo, borraccia da due litri, razioni per 1 giorno (colazione, pranzo e cena), kit igienico (sapone, dentifricio, spazzolino), torcia elettrica (1 batteria di ricambio), micce e acciarini per il fuoco, un cambio di vestiti, mantella impermeabile nera.
      - Idolo entropico.
      - Vera Testa di Anomalevia

      Vestiario:
      - T-shirt grigia con taschino sulla destra.
      - Felpa grigio scuro con cappuccio, cerniera frontale.
      - Pantaloni cargo, neri, in tela antistrappo, con tasche sull’esterno coscia e all’esterno delle ginocchia.
      - Calzettoni neri.
      - Stivali impermeabili neri, in cuoio, suola a carro armato, alti oltre le caviglie, chiusura doppia con cerniera e lacci.
      - Cintura robusta in pelle nera con fodero sul fianco sinistro e fondina sul fianco destro (Claymore e Avventuriero).
      - Imbracatura toracica indossata sopra la felpa alla quale sono fissati lo Scudo a Torre tramite dei tiranti e il fodero del coltello orizzontalmente sulla schiena (Coltello Militare).
      - Fascia con stemma di Entropia orgogliosamente indossata al braccio sinistro.

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    ISHIMARU

    le spade che tranciano di netto il tentacolo e il ritmico incedere del vento che avvolgeva violentemente il suo corpo risvegliarono in Ishimaru un'euforia guerriera che non sentiva da anni, o da decenni a dare adito alle distorte sensazioni provate a vivere nella Dimensione Oscura. Finalmente si sentiva di nuovo sé stesso, di nuovo completo, di nuovo in grado di affrontare il mondo. Ma quanto minuscola era quella sensazione alla riprova dei fatti lo scoprì solo dopo l'urlo straziante della bestia, per colpa della quale lui stesso iniziò a vibrare violentemente e a scomporsi, come fosse fatto di materiali che non combaciavano e che volevano dividersi da lui [+50 contatore paradosso; 250/300].
    «Ngh...» - mormorò appena, cercando di riavvicinare a sé le braccia che si erano stese e irrigidite a causa di quello strano evento. Sembrava aver ripreso il controllo del suo corpo e si sentiva rassicurato ora che tutto era di nuovo al loro posto; preoccupato, si toccò il petto con il pugno chiuso che impugnava la spada, e non notò nulla di strano nonostante il memento di come fosse morto.
    I suoi occhi però notarono Sininen correre verso di lui e Markus alzare lo scudo, e solo allora comprese come quella piccola ondata non fu che l'inizio delle sue disgrazie. Il suo cervello ci mise poco a collegare il perché di quelle azioni, e con un groppo al cuore si girò alle sue spalle appena in tempo per notare un gigantesco tentacolo pronto a schiacciarlo, un tentacolo simile a quello che stava per investire Sininen, questo poteva notare con la coda dell'occhio. Prima dell'impatto provò stupidamente ad alzare le spade in sua difesa, come se quelle potessero miracolosamente salvarlo dall'imminente colpo.
    Una mossa disperata, che non portò altro che disperazione.
    Sentì in pieno il colpo dell'impatto [Danno alto, Contatore paradosso MAX (300/300)], e fu atterrato da questo senza alcuna possibilità di scampo. Anche se non svenne, il ragazzo non si sentì per nulla fortunato, e oltre a sentire dolore il tutto il corpo, fu persino insicuro per un attimo di avere un corpo: la sua mente non era effettivamente in grado di metabolizzare la visione del suo stesso corpo che scompariva e ricompariva a tratti, parzialmente e totalmente, facendo rumori strani e statici, vicini e lontani, regolati corrispettivamente dal grado di intermittenza del corpo che decideva di assentarsi dalla realtà; quella sensazione però era ben lontana dall'essere sconosciuta, in quanto avrebbe potuto giurare che era proprio grazie a quella sensazione se lui era diventato vivo, non più qualcuno di dipendente da un altro. Provò a rimettersi in piedi, puntellandosi su un ginocchio, ma un enorme boato risuonò nel suo orecchio e in contemporanea il suo ginocchio sparì definitivamente per un secondo, per tornare indietro con un rumore statico altalenante che veniva distorto tanto quanto si distorceva l'immagine stessa della gamba, arrivando a diventare fine per un istante con un suono acutussimo e deformemente larga con un suono greve; quando la gamba tornò in buone condizioni, fu il turno della vista stessa che smise di collaborare, mostrandogli in sequenza tutto in bianco e nero, poi in tonalità assolute di rosso, poi di verdi, poi come se tutto fosse squadrettato e disegnato da un bambino che aveva delle formine e pochi colori a disposizione, e persino il vento che lo circondava aveva un aspetto al contempo irregolare e fin troppo lineare. Con un respiro veloce e affannoso cercò di alzarsi in fretta, ignorando tutte quelle orrende sensazioni che permeavano il suo corpo, o quel che sentiva come tale, e controllando violentemente i tic e gli scatti che gli venivano, rinfoderò alla bene e meglio Islingr, e con la mano finalmente libera andò a prendere una pozione, la stappò con i denti, addentando prima il vetro con dolore, e ne bevve il contenuto, versandosene purtroppo qualche goccia addosso a causa dell'instabilità del quale era succube [consumato Grand'Etere: 50 Sp ripresi]. Solo quando sentì uno strano e misto sapore di fragola e ciliegia comprese di aver confuso il colore dell'intruglio alchemico, e di non aver curato le proprie ferite, ma solo di aver rinfrancato il suo spirito.
    "Perché ti preoccupi di dove colpire se lasci la tua guardia scoperta?"
    Un respiro venne meno, ma non per l'agonia di quanto stava provando. Con Uluthrek ben salda nella mano sinistra, si guardò attorno per vedere se, oltre agli effetti visivi strani, riusciva a trovare la fonte di quella voce.
    "No, non così. Ishimaru devi stare attento."
    Matahachi. Il suo maestro. Il proprietario della spada che ora aveva in mano. Lo sentiva nelle sue orecchie ma non capiva da dove provenisse sul serio. Oltretutto le frasi che dicevano erano fuori contesto, ma allo stesso tempo conosciute.
    "Bravo. Sono fiero di te."
    Un rumore di statico estremamente potente lo stordì alla sua sinistra, tanto da costringerlo ad avvicinare la mano all'orecchio interessato. In quell'istante sentì la sua stessa voce.
    "Il mio nome è Ishimaru Susumu."
    Un altro tremendo rumore di statico, quasi a grattare all'interno del suo cervello, e la vista che si oscurava di un'oscurità che rimembrava fin troppo bene. Un'oscurità non avversa, ma amichevole, un contesto già vissuto, il momento in cui si era legato a Myn Khaaru.
    Il momento in cui era tornato dai vivi.
    "Non sperare di vincere, ottieni la vittoria con la forza."
    Reginald. Come la sua voce, come quella di Matahachi, non erano spiriti o inganni. Erano voci del passato, avvenimenti precisi che lo avevano segnato, che avevano definito il suo essere. Ciò che lo aveva distorto forse stava distorcendo anche la sua memoria, o forse lo stesso passato. No, qualunque tipo di speculazione o pensiero non era quello il momento adatto. Lui era a malapena riuscito a mettersi in piedi, e il loro nemico si stava preparando a un'altra offensiva che Sininen aveva iniziato a presagire.
    «DIETRO DI ME!»
    Questa volta, una voce reale, disperata come poteva esserla la situazione, ma non la voce rotta di una persona sconfitta, rassegnata o abbandonatasi al passato, convinse Ishimaru che non era tempo di fermare a pensare, a riflettere o a perdersi nel passato, e pertanto decise di muoversi. Con uno scatto, Ishimaru la raggiunse, e nel mentre che lo faceva puntò di fronte a lei il suo indice e il suo medio della mano libera, facendola scattare in alto e richiamando a sé l'energia della terra del fu Khaaru per fare innalzare la stessa con la forma di un muro alto due metro e largo uno e mezzo [attivazione tecnica difensiva "Tu non puoi passare!": 50 Sp]. Come elementalista non era il massimo, senza considerare che la sua affinità risiedeva nell'aria, a riprova della tecnica che ancora lo avvolgeva [Mantenimento Shunko Incompleto: 50 sp], ciononostante dopo aver sentito sulla sua pelle l'effetto distruttivo di uno di quei tentacoli, non voleva che nient'altro potesse passare attraverso loro e fargli qualcosa: tuttavia, un po' per la scarsa preparazione, un po' per la scarsezza della difensiva stessa, un po' per il dolore che ancora effettivamente provava per colpa di quei tentacoli, l'ondata oscura ebbe comunque il suo ascendente sul suo corpo, amplificando le ferite già avute e riportando le sue orecchie ad uno stato in cui tutti i rumori erano confusi e soprattutto statici [aggiunto danno Medio]. Senza considerare che per qualche assurdo motivo i suoi occhi avevano iniziato a vedere il mondo come fosse in due dimensioni, dandogli difficoltà nel percepire le profondità, sentiva di essere a un passo dalla morte, e prima che i suoi sensi potessero abbandonarlo del tutto, prese un'altra pozione, la stappò e prima di trangugiarla la odorò. Questa volta l'odore intenso di menta e anice non potevano ingannarlo, quindi prese l'intruglio tutto d'un fiato, ignorando i conati di vomito provocati dal sentire le erbe miste e tritate solleticargli la giugulare e i suoi occhi lacrimanti che vedevano le stesse lacrime come dei piccoli cristalli quadrati. [Extrapozione: Curati i danni fino a Critica]
    Prese qualche respiro veloce, e nel mentre, tra un rumore acuto e l'altro, sentì Sininen lamentarsi di un bisogno di boccette. Andando a ripescare nella sua tasca, fece uscire velocemente quattro boccette e le porse ai due compagni. [Dono di due Megapozioni e di due Megaetere]
    «Quelle verdi sono per le ferite, quelle rosse per lo spirito. Ve lo dico perché i miei occhi non-... mi stanno aiutando molto.»
    Nel mentre che lo disse il suo corpo ebbe un altro moto di sfasamento, segno che ancora non era passata la problematica che l'aveva afflitto. A dirla tutta, sentiva come se quegli sfasamenti si stessero discostando da lui, come quando erano apparsi attorno a lui tutti quei buchi strani.
    In tutto questo, il silenzio di Rehv era quello più preoccupante. Non un fiato, né un lamento, per tutta la battaglia, nonostante la battaglia non stesse volgendo a loro favore e Ishimaru fosse tutt'altro che incolume. Forse il trauma della separazione da Myn fu più pesante per lui che per sé stesso.
    Anche questo però era un pensiero da rimandare a posteriori. Ora ciò che serviva era dare man forte alla ragazza che già era ripartita all'assalto, con la furia di una tempesta in procinto di distruggere tutto. Inspirò a fondo e chiuse gli occhi per un istante, per poi impugnare Uluthrek con entrambe le mani e riaprire gli occhi nel mentre che espirava.
    «Che il vento ululi insieme al tuono.»
    Con uno scatto controllato, anche Ishimaru andò contro la creatura, e controllando di non incrociarsi male con la sua compagna, lasciò che l'arma si irrorasse del vento circolare che avvolgeva il suo corpo e solo allora sferrò un fendente contro l'entità, ignorando il fastidioso grattare ciclico che aveva ricominciato a sentire da quando si era avvicinato alla bestia. [attacco supportato da "Shunko Incompleto" - aggiunta di un danno medio].



    VAlLYBv

      Myn Khaaru - Mezzoumano Figlio dell'Oscurità - Necromante - Nuova Dhestelyon - Azzurra




      Riassunto

      Dopo essere riuscito nell'intento di eliminare il tentacolo, non si accorge della comparsa di un altro tentacolo che lo ferisce brutalmente alle spalle. Tra quella ferita e l'emissione di energia precedente della bestia, Ishimaru è in preda non solo al dolore, ma anche a glitch di ogni sorta, sia corporei, sia visivi, sia uditivi. A causa di questi glitch si confonde e invece di prendere una pozione per la salute, ne prende una per il mana. Dopo aver ascoltato voci del suo passato, si rende conto di un'altra offensiva grazie al grido di Sininen, ed è solo grazie a lei se riesce a mitigare un danno in entrata, provando a porre di fronte al gruppo un muro difensivo. Solo dopo questo, sull'orlo dello svenimento per il dolore e i danni ricevuti, riesce a prendere la pozione giusta e a curare le sue ferite, e rendendosi conto dello stato nella quale sono i loro compagni, fa loro dono di due pozioni a testa di tipologia differente (in tutto due per la salute, due per il mana), ed infine, motivato e ispirato dalla furia di Sininen, decide di seguirla e attaccare la bestia con la spada del suo maestro, supportato dalla sua tecnica di vento Shunko

      Soul point
      Totali: 225
      Usati: 100 (-50 per utilizzo di Grand'Etere)

      Contatore Paradosso

      ISHIMARU: 300 su 300 CONTATORE AL MASSIMO


      Parametri
      Crp: 250
      Mnt: 50
      Spr: 400
      Vlc: 175
      Dst: 200

      Tecniche Utilizzate
      Shunko incompleto
      Non puoi Passare

      Abilità Usate
      ///

      Usi liberi delle Abilità
      ///


      Conoscenze Teoriche usate
      ///

      Conoscenze Pratiche usate
      ///

      Abilità Vincolate
      • Moira Cloto/Atropo
      • Jivanadana
      • Vinigraha
      Status Fisico

      Ishimaru/Rehv: Ferite varie da concussione a causa dei tentacoli e del vento oscuro (Guarite dalla Extrapozione)
      Glitch fisici, glitch visivi, glitch uditivi a causa del contatore paradosso al massimo

      Danni parametrici: ///

      Status Mentale

      Ishimaru: confuso dai glitch di varia natura presenti sul suo corpo e nel suo corpo; determinato grazie a Sininen

      Rehv: Ora è in una sorta di stato comatoso all'interno di Ishimaru, ma riesce a comunicare un minimo con lui tramite sensazioni


      Danni parametrici: ///

      Note Aggiuntive su Fisico/Mente


      Abbigliamento
      Maschera Respiratoria totale (abbandonata temporaneamente a terra); sopravveste nera a mantella; fasce bianche attorno all'addome; hakama nero; anfibi in cuoio.

      Equipaggiamento
      [INGOMBRO TOTALE: 7]

      - 1 Falce (ingombro 1)
      - 1 Spada D'arme [Islingr] (ingombro1)
      - 1 Spada Bastarda [Uluthrek] (ingombro 1)
      - Corda del Pentimento (ingombro 0) [oggetto recupero 50 SP; Usata]
      - Maschera Respiratoria (ingombro 0.5)
      - Pozione di Cura Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Alta x 2 (ingombro 0.50) (DONATE ENTRAMBE)
      - Pozione di Cura Critica (ingombro 0.25) (USATA)
      - Elisir di Cura Basso (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Medio (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Alto (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Critico (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Media (ingombro 0.25) (USATA)
      - Pozione di Recupero Alta x 2 (ingombro 0.50) (DONATE ENTRAMBE)
      - Pozione di Recupero Critica (ingombro 0.25)


      Note per il master



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    Convergenza dell'effetto farfalla: Insania
    «L'era dell'oblio - Post XIII»




    Maesphit, Adrastea. Piazza centrale di Adrastea (Reality marble di Anarghya). Mattina, 22 maggio 847


    Nel Frattempo, all'esterno del reality marble...

    Con determinazione resistete agli attacchi della vostra nemica, uscendone malconci -ma vivi-.
    Dopo quella sequenza di attacchi la creatura vi studia silenziosa e con interesse, pronta a spremere fin all'ultima goccia di mana dai vostri corpi.
    In un attimo, fulminea, Kuroha riparte alla carica della creatura pronta a scaricare una potente combinazione di colpi su di lei.
    I pensieri ossessivi erano selvaggi, ma non stupidi, si aspettavano una simile reazione da uno di voi. La creatura tende una mano verso di voi, pronta ad utilizzare una delle sue magie per difendersi. è in quel momento che la visione di Kuroha risveglia in lei ricordi sopiti che la paralizzano. In quel singolo istante si isola totalmente dal mondo, intravedendo al posto di Kuroha un'altra figura: un fiero guerriero con indosso una nobile armatura scintillante, che si alza in volo verso di lei estraendo una sciabola circondata da energie mistiche.

    "A... Aalok?"

    Riesce a mormorare a malapena quel nome, prima di subire la scarica di colpi da parte di Kuroha. Rumori simili a rombi di tuono si alternano alle immense urla di dolore della creatura risuonano in tutto il reality marble, che va sempre più in pezzi ad ogni colpo. I pensieri ossessivi cedono, il corpo non è più in grado di reggere il peso di quel potere e di quelle ferite.

    "Amore mio..."

    Il colpo finale di Myn fa emettere alla creatura l'ennesimo -ed ultimo urlo di dolore-. Dopo il colpo il suo corpo comincia a cadere a pezzi, non più in grado di reggere all'influenza dell'artefatto che porta dentro di se. Una colonna di pura luce comincia a generarsi dal petto della creatura e dopo che la sua abbagliante luminosità avvolge tutti i presenti, si erge verso il cielo rompendo il reality marble e dividendo le cremisi nuvole che vi hanno accompagnato dall'inizio del vostro viaggio a metà, rivelando il limpido e sereno panorama a cui siete stati sempre abituati ad ammirare.



    La calma torna a regnare intorno a voi mentre la colonna di luce cremisi comincia gradualmente a sparire, portando via con se la faglia dimensionale. Le nuvole cremisi iniziano a sparire ed un bellissimo cielo limpido si manifesta sopra tutti voi, mentre da esso varie luci simili a piccole lucciole cominciano a discendere su tutto il continente. Non sapete spiegarvi il perché di quel fenomeno, ma appena entrate in contatto con esse potete giurare di avvertire un innaturale calma interiore mentre osservate il cronografo di anarghya in pezzi poco lontano da voi ed ormai privo di energie di qualsiasi tipo. Avete a malapena il tempo di godervi la calma che i vostri corpi cominciano a farsi lentamente ed inesorabilmente più pesanti, uno ad uno cadete a terra esausti mentre subite lo stesso fenomeno di sfasamento temporale a cui avete assistito durante tutta la vostra avventura. Lentamente e cominciano dagli arti inferiori i vostri corpi cominciano a dissolversi nel nulla. Il procedimento non vi causa dolore alcuno, ma non promette bene. Avete giusto il tempo di scambiare delle ultime parole tra di voi prima di sparire completamente dall'esistenza, lasciando alle vostre spalle tutti i vostri averi. Uno ad uno sparite nel nulla, ma Kuroha riesce a resistere poco tempo più degli altri. La dissolvenza è quasi completa, ma prima di andarsene completamente un'oscura figura si avvicina all'empyros e lo osserva con un mostruoso ghigno cremisi ed inumano da sotto un mantello: è l'uomo in nero, sembra essersi ripreso ed appare divertito dall'osservare la sorte condivisa da lei ed i suoi compagni.

    "Ci rivedremo presto, mia cara eroina."

    Queste son le ultime parole che Kuroha sente prima di sparire nel nulla...

    ???

    Completa oscurità vi circonda. Non sapete dove vi trovate ne quale destino vi aspetta. Tuttavia potete udire intorno a voi il vociferare di persone familiari.

    Lentamente, aprite gli occhi e...

    Kuroha
    Ti risvegli nel letto dell'infermeria di Adrastea, seduto ad una sedia a pochi metri dal tuo letto si trova Sven Walsh, rincuorato di vederti sveglia dal tuo lungo sonno. Ti senti molto debole e disidratata, a malapena riesci a muoverti ma riesci a rimanere cosciente nonostante tutto.
    "è un miracolo, si è risvegliata! Sia ringraziato Heith!"
    Subito il mercante si alza per chiamare i medici dell'infermeria, che lesti si presentano a te per verificare le tue condizioni.
    "Le condizioni della paziente si sono stabilizzate, ma il mana nel suo corpo è quasi completamente finito."
    Esordisce uno dei medici che aveva iniziato ad analizzarti utilizzando un arte magica taumaturgica.
    "Che sia uno degli effetti collaterali? Almeno abbiamo constatato che questa "malattia" non è naturale e che non si diffonde per via aerea."
    Il secondo medico invece ti aiuta, regolando l'altezza della parte superiore del lettino. Subito dopo avvicina un bicchiere d'acqua fresca alle tue labbra e con altrettanta gentilezza ti aiuta a mandare giù il liquido.
    "Il tuo corpo è stato esposto a grandi stress durante il sonno, provi qualcosa di diverso rispetto a prima?"
    Ti guardi intorno e noti che nella tua stessa stanza si trovano Markus e Kelev. Dei due però solo il paladino asgardiano si è risvegliato dal sonno. Prestando ulteriore attenzione a ciò che ti circonda noti che oltre le divisorie della stanza si trovano molte altre persone in stato comatoso.

    Markus
    Ti risvegli con la voce di Alice rimbombarti nella testa, a quanto pare lei ha ripreso i sensi molto prima di te. Dei medici si stanno occupando di te applicando le stesse procedure applicate al risveglio di Kuroha.
    Era tutto un sogno? Nulla di quello era reale?
    Son quelli i primi pensieri che vengono in mente a te e ad Alice, tuttavia durante il tuo sonno hai stretto molto forte qualcosa nella tua mano destra. Riesci a malapena a muoverti a causa della grande debolezza che provi, per cui abbassi lo sguardo verso la mano e noti con sorpresa l'idolo entropico.
    Mille pensieri frullano nella tua testa, ma vieni riportato alla realtà da uno dei medici che ti sta assistendo quando ti porge un bicchiere d'acqua.
    "Beva dell'acqua, è molto disidratato."
    Mentre il medico ti aiuta a bere -visto che da solo non riesci-, il secondo prende la parola.
    "Il mana nel corpo di questo paziente non è quasi completamente prosciugato. Che agisca diversamente da soggetto a soggetto? Dobbiamo eseguire dei prelievi appena possibile."
    Guardandoti intorno noti Kuroha, anche lei risvegliata dal sonno ed un Kelev ancora in un sonno profondo. Tuttavia non noti Myn da nessuna parte.
    Dov'è finito?

    Ishimaru
    Ti risvegli solo, in un lettino al centro di una sala spoglia. Davanti a te si trovano un grande specchio rettangolare ed una porta blindata. Dal riflesso dello specchio noti che sei ancora in possesso di un corpo materiale tutto tuo, ma sei legato al tuo letto come un salame da varie cinture e non sai cosa sta succedendo. Sei nel pieno delle tue forze, ma le cinture non ti permettono movimento alcuno. Poco dopo il tuo risveglio la porta si apre emettendo un suono pesante e una persona entra, vestita con una pesante tuta di materiale anti virale che ricopre tutto il corpo e con indosso una maschera antivirus militare.
    La persona si avvicina a te, timorosa. Sta cercando di capire se hai intenzioni ostili.
    "R-recluta Strand?"
    Domanda timorosa la figura davanti a te, avvicinandosi lentamente e preparando una magia di analisi taumaturgica.


    {Angolo del Master}
    E siamo arrivati al penultimo masteriale della quest!
    Potete domandare tutto quello che volete ai medici o ad altri npc, tuttavia -ad eccezione di Myn- siete deboli e non riuscirete a muovervi liberamente senza aiuto.
    Per qualsiasi domanda mi trovate nel gruppo telegram!

    Info sull'idolo:

    Idolo entropico prosciugato
    Piccolo idolo di 12 cm che raffigura entropia. Pareva disporre di un potere misterioso, ma ora è completamente inutile.
    [Artefatto - Durezza pari a quella del titanio.]

    Proroghe Usate: //

     
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    Legenda:
    «Parlato Markus»
    "Pensato Markus"
    "Pensato Alice"
    «Parlato Kuroha»
    «Parlato Barthold»
    «Parlato Ishimaru»

    Le immagini scorrevano furiose di fronte a Markus, che non poteva far altro che restare un inerme spettatore di quel caotico spettacolo.
    Le strade di Utopia, la sua città natale, erano invase dalle brulicanti orde di Zeit, intente a dare la caccia come un branco di lupi in un recinto di pecore ad ogni senziente che non fosse riuscito a rifugiarsi dietro i fragili blocchi imposti dalla guardia cittadina.
    I corpi degli sventurati che erano stati raggiunti dallo sciame si trovavano sospesi a mezz’aria, avvolti in bozzoli di filamenti vibranti, drenati da qualsivoglia traccia di mana.

    Una voce in lontananza chiamò il suo nome, ma quando lui si volse verso la fonte fu investito da un’oscurità senza fine. Nel freddo abbraccio del buio, Markus tornò a pensare a quando aveva visto, vergognandosi per aver mancato ai suoi doveri verso le persone che aveva giurato di proteggere.

    Un istante dopo si trovava sospeso nei cieli di Hendel, osservando impotente una formazione di mostruose balene volanti che risalivano a nuoto le rapide di un turbine color rubino sviluppatosi tutt’intorno alla Fortezza. Nonostante la distanza considerevole, il paladino poteva udire le urla degli stoici difensori mischiarsi ai lamenti dei feriti e ai pensieri dei moribondi. Poteva sentire le loro speranze, i loro sogni e le loro ambizioni crollare come un castello di carte in un tornado. E lui con loro.

    Comprese di trovarsi in lacrime, nonostante non una singola goccia avesse solcato le sue guance.

    "Mark?" Chiamò di nuovo una voce familiare, sovrastando il clamore della battaglia e costringendo sia i mostri che i difensori al silenzio. La voce di Alice risuonava come pronunciata da decine, se non da centinaia di fonti perfettamente all’unisono, disposte tutte intorno a lui.

    «Alice!» Urlò lui a pieni polmoni, dimenandosi nell’aria densa come melassa, ma il suono che uscì dalla sua gola fu smorzato come se fosse stato emesso sott’acqua.

    Improvvisamente qualcosa iniziò a trascinarlo a fondo, tirandolo per le gambe. Lui si ribellò, cercando di scalciare e opporre resistenza, ma fu tutto inutile.

    «Perché avete dovuto ribellarvi?» Disse una voce antica come il tempo.

    Fu solo allora che vide una faglia dimensionale simile a quella di Adrastea sovrastare la Fortezza per centinaia e centinaia di metri, facendo da sfondo alla pantagruelica sagoma di Zeit, in piedi sopra le rovine fumanti di quella che poco tempo prima era stata la Fortezza di Asgard.

    «Perché non riuscite a comprendere?»

    "Svegliati Mark!" Urlò Alice, incendiando quella terrificante visione di fronte ai suoi occhi, che iniziò a dissolversi dagli estremi del suo campo visivo.

    «Infine siete tutti nel mio mondo» Affermò Zeit, prima che il sogno svanisse in una nuvola di fumo.


    Mattina del 22 Maggio 847
    Settore ovest di Adrastea, Maesphit.



    Markus aprì gli occhi in quella che doveva essere un’infermeria neodhestellyta. Cercò di parlare, ma le parole uscirono dalla sua gola come un sottile gorgoglio inudibile. Gli tornarono alla mente gli ultimi istanti del combattimento contro la creatura del Cronografo di Anarghya, di come la tempesta di colpi di Kuroha e il fendente finale di Myn avessero infine abbattuto la creatura. L’ultimo ricordo prima di perdere i sensi era la calma innaturale provata alla vista del cielo limpido di Adrastea e della scomparsa graduale della faglia.

    "Abbiamo vinto?" Pensò fra sé e sé.

    "Sapevo che ti saresti ripreso, bastardone." Disse Alice soddisfatta, facendosi strada nella confusione dei suoi pensieri con la delicatezza di un aratro.

    "Quanto ho dormito?" Le chiese lui, incapace di parlare.

    "Non saprei proprio, forse qualche ora…" Rispose lei frettolosamente, poi aggiunse: "Ora fammi un favore e apri la mano destra."

    Markus abbassò lo sguardo verso la mano destra, notando con sorpresa l’idolo entropico che li aveva protetti nel mondo di Zeit ancora serrato nella sua presa.
    Obbedì all’ordine senza fare domande, e l’idolo cadde rumorosamente a terra, attirando l’attenzione di tutta la sala.

    "Bravo soldato."

    Immediatamente il personale medico raggiunse il suo letto, iniziando a verificare con metodica efficienza le sue condizioni fisiche e non.

    «Beva dell’acqua, è molto disidratato.» Disse un medico brizzolato sulla trentina, avvicinandogli alle labbra un bicchier d’acqua.

    Mentre Markus si divideva il bicchier d’acqua equamente con la propria casacca, un secondo medico, dedito all’utilizzo di arti magiche medicali, prese la parola:
    «Il mana nel corpo di questo paziente non è quasi completamente prosciugato. Che agisca diversamente da soggetto a soggetto? Dobbiamo eseguire dei prelievi appena possibile.»

    «N… No.» Rispose lui a fatica, cercando di ruotare la testa per cercare i suoi compagni di disavventura. «Nessun… prelievo.»

    Con sollievo notò Sininen, seduta in uno dei letti pieghevoli a pochi metri dal suo e le lanciò un faticoso cenno col capo. Vide con sorpresa anche Kelev, un paio di letti più in là, ancora immerso in un sonno profondo.

    «Kelev!» Chiamò con non poche difficoltà.
    Non ricevendo risposta si rivolse quindi al secondo medico. «Come sta? Perché non si sveglia?»

    «È stato trasportato qui all’inizio della pandemia, nelle stesse condizioni in cui versavate fino a qualche minuto fa anche tu, l’estiva e pochi altri miracolati. Purtroppo come puoi vedere non si è ancora svegliato.»

    Markus tentò di mettersi seduto, riuscendo nell’impresa solo grazie all’aiuto di un infermiere. Si rese conto appoggiandosi sul braccio sinistro che la ferita che gli era stata inferta da una delle creature di Zeit fosse scomparsa senza lasciare alcuna traccia.

    "Siamo stati curati con la magia?" Chiese alla guardiana che aveva vigilato sul suo sonno.

    "Non credo Mark, cioè… anche se non posso dirlo con certezza, non è cambiato nulla del tuo stato fisico nelle ultime ore. "

    Markus tornò quindi a rivolgersi ai due medici: «C’era un altro ragazzo con noi, un Neodhestellyta molto pallido, ricoperto da vistose cuciture su buona parte del corpo. Si chiama Myn, Myn Khaaru.»

    I due medici si scambiarono un’occhiata, tentennando prima di rispondere.

    "Non mi sembra una domanda difficile." Commentò Alice.

    Finalmente il medico brizzolato prese la parola: «Il signor Khaaru al momento si trova isolato in quarantena.»

    "Cosa???" Esclamò Alice stizzita.

    «Cosa gli è successo? Per quale motivo è in quarantena?»

    «Non c’è bisogno di preoccuparsi, il paziente è stabile. Non è l’unico ad essere stato messo in isolamento, stiamo facendo del nostro meglio per aiutarvi.» Rispose il secondo medico, frettolosamente.

    "Non è quello che ti abbiamo chiesto, stronzo."

    «Grazie per le informazioni, sono sicuro che abbiate moltissimi altri pazienti di cui prendervi cura, quindi cercherò di non rubarvi troppo tempo, potreste concedermi un paio di domande?» Prese fiato prima di continuare: «Cos’è questa “Pandemia” di cui parlate? Com’è la situazione ad Adrastea? L’Apice è in salvo? E infine, sapreste per caso dirmi se un soldato di nome Barthold è passato dall’infermeria e nel caso se sta bene?»


      [Markus Yarrik ~ Umano ~ Paladino ~ Asgard ~ Bianca]
      Markus Yarrik


      Parametri Principali: [Corpo 350] – [Mente 100] - [Spirito 100] - [Velocità 250] - [Destrezza 100]

      Riassunto delle Azioni: n/a
      Tecniche Utilizzate: n/a
      Conoscenza Utilizzata: n/a
      Status Fisico: Ok – Nessun danno. Ferita all’avambraccio sinistro, stabile e fasciata con garze sterili [Entità bassa]; Contusione alla spalla sinistra [Entità bassa]; Ferita superficiale al ginocchio destro, irrisoria perdita di sangue [Entità bassa] Estese bruciature da acido superficiali ad entrambe le braccia [Entità media].
      Status Mentale: Ok – Nessun danno.

      Contatore paradosso: 150/300
      Soul Points: 150/300
      Ingombro: 4,25

      Abilità di Classe:
      - Il mio scudo per Entropia!
      Grazie ad un incessante allenamento nell'utilizzo degli scudi, Markus è in grado di sfruttare questo strumento normalmente difensivo come un’arma. Predilige grandi scudi a torre che permettono grazie al loro peso sia di resistere ad assalti violenti, sia di essere usati per sfondare la guardia nemica, o ancora come arma da impatto durante uno scontro corpo a corpo.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche tramite Scudi].

      - Benedizione di Entropia
      La profonda fede del paladino gli consente di concentrare tramite le preghiere l’energia di Entropia per curare ferite di differente natura.
      [Abilità Matrice gratuita per la creazione di tecniche di Cura Fisica].

      - Carica
      Frapponendo il proprio scudo fra sé e gli avversari, il Paladino è in grado di scaraventarli a distanza canalizzando nell'arma il proprio potere divino. Per funzionare, Carica deve essere usata quando i nemici sono a distanza molto ravvicinata rispetto al paladino (1-2 metri). {Prova di forza variabile, scala su Corpo, raggio normale}

      - Surgere
      Una volta per quest/role, quando un paladino si difende con successo tramite una tecnica difensiva, può curarsi gratuitamente di un'entità pari a metà del danno dell'attacco bloccato, per un minimo di cura bassa (Esempio: paro una critica, mi curo gratuitamente da un'entità alta di danno). Questa capacità è applicabile solamente contro i danni materiali.

      - Uno per tutti
      Quando il Paladino usa una tecnica di Cura su sé stesso il costo di quella cura è dimezzato.

      - Primo Soccorso
      Il Paladino può utilizzare tecniche di Cura su sé stesso durante il combattimento.

      - Senso Acuito
      Il sesto senso del guerriero subirà un notevole miglioramento, quasi rasentando quello presente negli animali: sarà quasi impossibile coglierli di sorpresa, soprattutto se di spalle. Restrizioni: Funziona solo con guerrieri di livello pari o inferiore il proprio, se un avversario dovesse essere di un livello superiore a quello del guerriero, questo non riuscirebbe a captare la sua presenza.

      Abilità Personali:
      - La miglior difesa è l’attacco.
      La scelta dell’arma è considerata come un rito di passaggio per tutti i ragazzi che affrontano la preparazione alla carriera militare ben prima della leva obbligatoria. Considerata la scarsa mobilità di uno scudo a torre Markus scelse l’addestramento alla scherma con spade ad una mano e mezza che gli permettevano una maggiore flessibilità nelle diverse situazioni.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite spade ad una mano e mezza].

      - Dono della regina del sangue.
      La madre di Markus, Yuria era destinata ad accogliere il potere di Hak’Yareth, la “Regina del Sangue” venerata dalla setta di cui aveva fatto parte fin da bambina. Molti anni dopo, Markus tentò di rianimare una ragazza inoculata con il sangue di Hak’Yareth da parte del Gran Maestro della setta. L’inaspettata reazione che scaturì da quel tentativo disperato trasformò Markus nell’araldo della Regina del Sangue, sigillando nel suo corpo lo spirito della ragazza e con esso la capacità di manipolare il sangue.
      Tipo Abilità: [Abilità Matrice per la creazione di tecniche tramite magia del sangue].

      - Fortezza Vivente.
      Tipo di tecnica: Difensiva.
      Il paladino diventa un tutt'uno con lo scudo aumentando di molto la capacità di resistere ai danni in arrivo ed attutire anche gli urti più violenti. Finché la tecnica è attiva il corpo del paladino è avvolto da un riflesso dorato ed aumenta la propria resistenza.
      Raggio: n/a
      Consumo: Variabile.
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Ariete.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Utilizzando la gamba sinistra come appoggio dell’intero peso del corpo e ruotando di 90° il braccio sinistro è possibile usare uno scudo come strumento offensivo. Il peso dello scudo e la forza del combattente influiscono sul colpo che è pensato per sbilanciare o tramortire i nemici provocando al contempo danni nell'area di impatto.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Il mio scudo per Entropia!

      - Preghiera Lenitiva.
      Tipo di tecnica: Cura, Fisica.
      Quella lenitiva è una delle prime preghiere che è stata insegnata a Markus. Di per sé è un’invocazione ad Entropia che può assumere diverse forme ma, se usata per canalizzare la volontà di combattere la sofferenza, può diventare uno strumento efficace per curare ferite fisiche o stabilizzare le condizioni di un ferito. La tecnica viene eseguita imponendo la mano sulla ferita e recitando la preghiera mentre un fascio di luce si sprigiona dal palmo del paladino.
      Raggio: 1 m (Contatto)
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Benedizione di Entropia

      - Fendente pesante.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che consiste in un assalto verticale dall'alto verso il basso, di solito puntando a colpire la testa o le spalle dell’avversario. È possibile sfruttare questa tecnica impugnando la spada ad una oppure a due mani, quando la situazione lo permette, per imprimere una forza ancora maggiore al fendente.
      Consumo: Medio [50 SP].
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Affondo rapido.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Tecnica di spada che sfrutta un appoggio sul piede sinistro per eseguire un affondo particolarmente rapido e cogliere di sorpresa l’avversario. Nella maggior parte dei casi l’attacco viene eseguito puntando al torso dell’opponente ed è in grado di perforare alcune armature sfruttando il minimo punto di impatto della lama.
      Raggio: 1-2 m (Corpo a corpo)
      Consumo: Basso [25 SP]
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: La miglior difesa è l’attacco

      - Lame di sangue.
      Tipo di tecnica: Offensiva, Fisica.
      Grazie all’aiuto di Alice, lo spirito intrappolato nel suo corpo, Markus è in grado di sfruttare il potere della Regina del Sangue, Hak’Yareth, per cristallizzare la struttura del sangue, creando lame tutto intorno al proprio corpo e provocando ferite da taglio a chiunque si trovi nelle immediate vicinanze. Gli effetti della tecnica aumentano all’aumentare del sangue utilizzabile, anche se questo richiederà maggiori energie.
      Raggio: 1 m (Area)
      Consumo: Variabile
      Scaling Parametrico: Corpo/Velocità.
      Matrice: Dono della regina del sangue

      Equipaggiamento:
      - Claymore (Impugnata nella mano destra)
      - Scudo a Torre (Sostenuto dal braccio sinistro)
      - Coltello Militare Asgardiano (Nel fodero sulla schiena, impugnatura sulla destra)
      - GB01 “Avventuriero” [20/20 Proiettili, 1 Caricatore aggiuntivo] (Nella fondina al fianco destro)
      - Ricetrasmittente Neodhestellyta (Fissata all’imbracatura toracica)
      - Anello di Yuria (Anulare destro)
      - Rosario Nero di Entropia
      - T.D.C. Tessera di Riconoscimento
      - Borsa Nera contenente: 2 pozioni di recupero critiche (Ingombro 0,5), 4 confezioni di garze sterili, 1 pozione di cura bassa (Ingombro 0,25)
      - Sacca da viaggio contenente: sacco a pelo, borraccia da due litri, razioni per 1 giorno (colazione, pranzo e cena), kit igienico (sapone, dentifricio, spazzolino), torcia elettrica (1 batteria di ricambio), micce e acciarini per il fuoco, un cambio di vestiti, mantella impermeabile nera.
      - Idolo Entropico
      - Vera Testa di Anomalevia

      Vestiario:
      - T-shirt grigia con taschino sulla destra.
      - Felpa grigio scuro con cappuccio, cerniera frontale.
      - Pantaloni cargo, neri, in tela antistrappo, con tasche sull’esterno coscia e all’esterno delle ginocchia.
      - Calzettoni neri.
      - Stivali impermeabili neri, in cuoio, suola a carro armato, alti oltre le caviglie, chiusura doppia con cerniera e lacci.
      - Cintura robusta in pelle nera con fodero sul fianco sinistro e fondina sul fianco destro (Claymore e Avventuriero).
      - Imbracatura toracica indossata sopra la felpa alla quale sono fissati lo Scudo a Torre tramite dei tiranti e il fodero del coltello orizzontalmente sulla schiena (Coltello Militare).
      - Fascia con stemma di Entropia orgogliosamente indossata al braccio sinistro

      Annotazioni: Il sogno di Markus è solo quello: un sogno (almeno credo).
     
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    ISHIMARU

    Il colpo finale era stato inferto, con somma grazia e gioa di tutto ciò che c'era caro al mondo.
    La bestia non meglio identificata urlò, vaneggiando in direzione di Sininen, come se stesse provando a connettersi con lei o a interagirci. La verità però fu che di tale dinamiche Ishimaru si preoccupò poco, concentrato molto di più nella visione del loro nemico che scompariva, e con esso la dimensione oscura nella quale erano stati risucchiati.

    «È finito, è finalmente finito.»

    Fu vago, lo fu persino con sé stesso, aveva oramai paura di chiedere una conferma della realtà ai suoi compagni, i quali di per certo erano più stremati e più sofferenti di lui. Era finita, ma cosa di preciso? La battaglia? La guerra? Quelle strane vicende? Il loro dolore?
    Domande, sempre domande, solo domande, e della metà ne conosceva le risposte, ma non voleva rispondere. Anche perché se fosse stato costretto a rispondere, avrebbe dovuto pensare a Myn. E Myn non stava tornando. Non era tornato. Lui era ancora da solo. Certo, non totalmente, in parte per Rehv ancora dentro lui, in parte per i compagni che aveva al suo fianco, però...
    In ogni caso, tirò un sospiro di sollievo, si concesse un momento di pace e tranquillità, una pausa da tutte quelle avversitò; tentò persino di abbozzare un sorriso e rivolgerlo ai suoi sfortunati alleati, con l'espressione di chi non era vittorioso, ma semplicemente felice di essere sopravvissuto. E in quel paesaggio mistico, misto e acerbo, le sue emozioni si confusero e si mischiarono, osservando quello strano spettacolo di luci che aveva iniziato a diffondersi.
    Quant'era bella la luce per chi come lui aveva vagato per così tanto, per così troppo, nel buio. Quant'era bello sentire la brezza sulla propria pelle, l'aria tra i capelli, il calore, la stanchezza, tutte quel tipo di sensazioni così umane del quale era stato privato. Rise, un singulto di gioia involontario che lo portò a piangere e ad alzare la testa.
    Il mondo, finalmente era tornato nel mondo, aveva avuto la sua seconda possibilità.
    O almeno così credette, per un attimo, un tremendo attimo che precedette una realtà più cruda e matrigna, crudele, prevaricatrice.
    La stanchezza divenne peso, il peso costrizione, i muscoli si ribellarono e Ishimaru prima degli altri si ritrovò prono e chino.
    Vedette dello statico attorno a lui, la pelle diafana era tornata a scomporsi e ricomporsi a ritmi irregolari, e un rumore di statico si fece prepotente prima di mutarsi e lasciarsi dietro un silenzio assordante.

    «No... NO, NON PUOI FARMI QUESTO. NON ORA, NON ADESSO, NON COSÍ...»

    Contro chi inveiva non lo sapeva nemmeno lui. Zeit, la nuova divinità? La realtà? Entropia? L'intero Valhalla? Verso entità ancora sconosciute? La sua era una bestemmia, un'imprecazione verso chiunque stesse cercando di privarlo dell'unico guadagno positivo che aveva avuto in quella storia. Pertanto era infine questo il suo ruolo? Un fantoccio, una guida che doveva lasciare il suo posto ad altri?
    Domande, altre domande, sempre domande, anche adesso che la sua esistenza stava svanendo sotto i suoi stessi occhi, in un modo così brutale che si pensò come unica vittima di quello scherzo, senza notare che anche i suoi compagni stavano subendo lo stesso, triste, destino.

    «NON VOGLIO... Non voglio... Non voglio andare...»

    La spada svanì prima di lui, dopodiché pian piano l'intero suo corpo seguì lo stesso destino. Una lacrima uscì da lui, e tentò di raggiungere il terreno, ma prima che potesse toccarlo, svanì nel nulla. E così Ishimaru Susumu.

    Il buio.

    Il nulla.

    Il Vuoto.



    Un singulto, come un alito di vita rubato a qualcun'altro, attraversò le labbra di un giovane dai capelli argentei, e dopo quello, altri gemiti e spasmi scossero il suo intero corpo inerme, fintanto che i sensi tornarono a funzionare. Infine, il ragazzo fu di nuovo cosciente, e riprese a respirare normalmente, come se si fosse finalmente ricordato come si faceva. Inizialmente non notò nulla, nessun cambiamento, nessuno stato particolare, poi sovvenne alla sua attenzione che il suo corpo era stato ostacolato, da cinghie e cinture, sul lettino sulla quale s'era risvegliato. La prima reazione, logica e valida, fu il panico, per la quale si agitò, si mosse e cercò di liberarsi dimenandosi. Un capogiro lo fermò, lo costrinse a ragionare, a riflettere sulla sua condizione.
    Da intrappolato e spossato, non poteva fare altro che rimanere inerme, pertanto era futile gettarsi in tentativi vuoti e vacui, piuttosto sarebbe stato molto più utile e vantaggioso comprendere il tutto, sia che fosse essa la situazione, sia che fosse esso il luogo. Con sguardo indagatore, girò la testa e cercò di comprendere cosa fosse nello specifico la stanza nella quale era. Rettangolare, spartana, con una porta blindata a fare da guardia e separatore dal mondo esterno.
    Era in custodia? In prigione? Perché?
    E come ci era arrivato lì?
    Era da un'altra parte, ne era certo. E stava...
    Il flusso dei pensieri si interruppe quando i suoi occhi incrociarono sé stessi nel riflesso incerto di uno specchio scarno e di scarsa qualità; non c'era però materiale o difetto che giustificasse in maniera razionale una distorsione tale da mistificare totalmente l'aspetto. Non poteva avere dubbi.
    Quella che vedeva di fronte a lui... l'aspetto che si figurava di fronte non era quello di Myn Khaaru.
    Era quello di Ishimaru Susumu. Un ragazzo, nulla più, che aveva abbandonato il mondo molto tempo prima, e insieme a quello il suo aspetto originario. Eppure, nonostante i capelli non fossero azzurrini, o indaco, nonostante l'aspetto avesse subito l'incedere del tempo, non c'era alcun dubbio. Quello che vedeva di fronte era lui, Ishimaru Susumu.
    Lui era Ishimaru Susumu.

    «Non può... essere...»

    Un enorme mal di testa lo costrinse a chiudere gli occhi e a reclinare la stessa, in mancanza del sostegno che poteva dargli una mano. La realtà era quella. Lo era, no? Allora perché l'ultimo ricordo che aveva era quello di essere scomparso dalla realtà?
    Perché tutto ciò che aveva visto e vissuto gli raccontavano una storia assurda e particolare?
    Perché sentiva in qualche modo che tutto ciò che fu fosse come un sogno, e allo stesso poteva avere prove fisiche e tangibili che non lo fosse?
    Lui era Ishimaru Susumu. Le sensazioni che aveva, i ricordi, i pensieri, persino il suo stesso fisico gli raccontavano quella storia. Una storia assurda e paradossale, che non sarebbe mai dovuta esistere.
    Ma lui non era Myn Khaaru. Non importava quante ombre dentro sé provassero a convincerlo, non importava quanti frammenti dell'amico che per loro si era sacrificato rimanevano dentro sé come schegge impazzite a ferirlo. Lui non era Myn Khaaru, lui era, in quel momento, Ishimaru Susumu.

    «Non so come possa essere possibile. Ma lo è. E posso confermartelo.»

    Una voce differente emerse dalle sue labbra, la voce di qualcuno che aveva imparato a conoscere tanto tempo fa. Rehv. Rehv sapeva molto più di lui, anche quando non voleva trapelarlo, anche quando rimaneva muto. Il fatto che in quel momento avesse deciso di riemergere e di parlargli voleva dire solo quanto fosse grave la situazione e soprattutto quanto ciò che erano dubbi erano ormai diventate certezze.

    «Non c'è più alcuna traccia di lui...»
    «No.»
    «E neanche del Sangue Nero, delle cuciture. Niente di niente. Non sento nulla.»
    «Neanche io. Ma non è un sogno, e soprattutto è successo. O io sarei ancora dormiente, inesistente, e lo stesso...»
    «Lo stesso varrebbe per me.»
    «Già.»
    «Dove siamo?»
    «Non lo so. Onestamente non lo so, e non riesco a capirlo.»
    «E dove sono i ragazzi? Dov'è Markus? Dov'è Kelev? E Sininen?»

    La porta sigillata, che divideva la sua stanza dal resto del mondo, interruppe il suo dialogo con l'altro sé con un rumore assordante e cigolante. Zittendosi, si incuriosì di sapere chi l'aveva aperta, giusto per vedere se i suoi aguzzini si sarebbero palesati o se aveva da aspettarsi altri guai.
    Purtroppo, la figura che entrò era troppo anonima, e troppo coperta, per dargli la possibilità di comprendere fin da subito, e le parole che poco dopo disse in maniera timorosa non lo aiutarono a identificarla.

    «R-recluta Strand?»

    Guardò la persona, con l'espressione di chi era sulla difensiva. Tanto di strano stava accadendo ed era accaduto, e in un contesto simile non se la sentiva di parlare a cuor leggero.

    «Chi lo vuole sapere?»
    «L-la fazione. N-nuova Dhestelyon.»

    Ishimaru abbassò lo sguardo, tentennando e riflettendo sopra. Nel mentre, la figura si avvicinò, controllando quella che aveva tutta l'aria di essere una magia non meglio identificata. Il ragazzo si scosse e si spostò, per quanto poteva all'indietro, e guardò male prima le legature che aveva addosso, poi il personaggio e la sua mano sospetta.

    «Perché sono legato?»
    «B-beh... uff. A-allora...»

    L'altra figura raddrizzò le proprie spalle, e cercò di essere più ferma e sicura, anche nel parlato.

    «Nuova Dhestelyon ha bisogno di capire se lei è diventata o meno un'entità ostile. È caduto in uno strano stato di sonno, insieme ad altre persone, però... a differenza di altre lei ha mutato totalmente il suo aspetto, in un modo che non ha riscontri o precedenti neanche in coloro che possono cambiare forma, o diventare mannari o insomma...»
    «... Capisco. Se è questo il caso...»

    Stavolta fu Ishimaru a rimanere in silenzio e a riflettere. Corpo cambiato, mutato in uno strano modo, dopo aver vissuto quegli eventi...

    «Chiunque siate, vi ricordate del combattimento per salvare Adrastea da quelle aberrazioni? Del nostro tentativo di impedire a una strana divinità di passare oltre la sua dimensione? Dei compagni con il quale ho collaborato? Berthold? Sininen? Kelev? Markus?
    Qual era il suo nome di quella divinità...»

    La persona rimase ferma sul posto, interdetta, come se stesse ascoltando i deliri di un pazzo, deliri al quale non rispose o non diede adito.

    «... è inutile mentirvi comunque. Non saprei neanche da dove iniziare. Io non sono Myn Khaaru. Sono Ishimaru Susumu, un ragazzo riportato in vita da Myn. Siamo... sono... stato separato da lui, e non so precisamente dove si trovi adesso. Ma non sono una minaccia per la fazione, ne voglio esserlo.
    Anzi, è nel mio interesse riportare Myn indietro, a qualsiasi costo.»

    Distolse lo sguardo dal tipo in tuta da laboratorio, e continuò a guardarsi in giro, totalmente stordito e confuso, disorientato da come interpretare quella realtà, se quella poteva essere definita realtà. Dove finiva il sogno e c'era il vero? E dove il vero era solo frutto di una fantasia?
    Egli, con il suo corpo, il suo aspetto e le sue memorie, era il memento vivente di come non fosse tutta solo una fantasia. E nonostante questo, non riusciva a spiegarsi nulla di tutto quello che stava vivendo e provando.



    VAlLYBv

      Myn Khaaru - Mezzoumano Figlio dell'Oscurità - Necromante - Nuova Dhestelyon - Azzurra




      Riassunto

      ///

      Soul point
      Totali: 225
      Usati:

      Contatore Paradosso

      ISHIMARU: 300 su 300 CONTATORE AL MASSIMO


      Parametri
      Crp: 250
      Mnt: 50
      Spr: 400
      Vlc: 175
      Dst: 200

      Tecniche Utilizzate
      ///

      Abilità Usate
      ///

      Usi liberi delle Abilità
      ///


      Conoscenze Teoriche usate
      ///

      Conoscenze Pratiche usate
      ///

      Abilità Vincolate
      • Moira Cloto/Atropo
      • Jivanadana
      • Vinigraha
      Status Fisico

      Ishimaru/Rehv: Ferite varie da concussione a causa dei tentacoli e del vento oscuro (Guarite dalla Extrapozione)
      Glitch fisici, glitch visivi, glitch uditivi a causa del contatore paradosso al massimo

      Danni parametrici: ///

      Status Mentale

      Ishimaru: confuso dai glitch di varia natura presenti sul suo corpo e nel suo corpo; determinato grazie a Sininen

      Rehv: Ora è in una sorta di stato comatoso all'interno di Ishimaru, ma riesce a comunicare un minimo con lui tramite sensazioni


      Danni parametrici: ///

      Note Aggiuntive su Fisico/Mente


      Abbigliamento
      Maschera Respiratoria totale (abbandonata temporaneamente a terra); sopravveste nera a mantella; fasce bianche attorno all'addome; hakama nero; anfibi in cuoio.

      Equipaggiamento
      [INGOMBRO TOTALE: 7]

      - 1 Falce (ingombro 1)
      - 1 Spada D'arme [Islingr] (ingombro1)
      - 1 Spada Bastarda [Uluthrek] (ingombro 1)
      - Corda del Pentimento (ingombro 0) [oggetto recupero 50 SP; Usata]
      - Maschera Respiratoria (ingombro 0.5)
      - Pozione di Cura Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Media (ingombro 0.25)
      - Pozione di Cura Alta x 2 (ingombro 0.50) (DONATE ENTRAMBE)
      - Pozione di Cura Critica (ingombro 0.25) (USATA)
      - Elisir di Cura Basso (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Medio (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Alto (ingombro 0.25)
      - Elisir di Cura Critico (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Bassa (ingombro 0.25)
      - Pozione di Recupero Media (ingombro 0.25) (USATA)
      - Pozione di Recupero Alta x 2 (ingombro 0.50) (DONATE ENTRAMBE)
      - Pozione di Recupero Critica (ingombro 0.25)


      Note per il master



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58 replies since 31/7/2021, 17:32   1489 views
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